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Monte Pellegrino - Wikipedia

Monte Pellegrino

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Monte Pellegrino
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Paese bandiera Italia
Regione Sicilia
Provincia stemma Palermo
Contea {{{contea}}}
Altezza 606 m s.l.m.
Catena Monti di Palermo
Cratere  m
Prima eruzione
Ultima eruzione
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Il Monte Pellegrino è un promontorio in forma di vera e propria montagna calcarea, alta 606 metri s.l.m., che chiude a Nord il Golfo di Palermo e a Sud il Golfo di Mondello.

Indice

[modifica] Aspetti geografici

Per approfondire, vedi la voce Riserva naturale orientata Monte Pellegrino.

Il massiccio montuoso del Monte Pellegrino, che si protende sul mare Tirreno, ha i ripidi fianchi segnati da grotte e fratture millenarie. I viaggiatori del passato, primo fra tutti Goethe, lo definirono “il promontorio più bello del mondo”, anche perché vi riscontrarono quei magici contrasti, maestosità e dolcezza, che erano tanto amati nel Settecento e nell'età del Romanticismo.

Il Monte Pellegrino non è un semplice promontorio come potrebbe pensare chi lo osserva da Palermo, ma un vero e proprio massiccio montuoso, caratterizzato da fianchi ripidi ricchi di grotte, e da una orografia estremamente movimentata, ricca di pianori praticabili, caratterizzati da fenomeni di Carsismo per cui le acque non scorrono in superficie ma filtrano in numerosissimi anfratti per poi riapparire come sorgenti.

Veduta panoramica del Monte Pellegrino
Veduta panoramica del Monte Pellegrino

Il massiccio montuoso visto dall'alto presenta forma allungata, i due lati maggiori guardano l'uno il mare, l'altro la piana verso l'interno. Il lato corto che guarda ad est è quello, celeberrimo, verso Palermo.

Il Foro Italico e il monte Pellegrino nel 1870.
Il Foro Italico e il monte Pellegrino nel 1870.

Nel corso del Settecento le pendici del Monte erano diventate ad occidente confine di ville suburbane e tenute di caccia, ad oriente erano state colonizzate da borgate, tonnare e ville. La parte superiore del monte appariva più brulla in contrasto con la passeggiata elegante del lungomare. Alla fine dell'Ottocento la nuova classe dominante, la borghesia urbana, sedotta dall'esempio delle grandi città del continente cerca di adeguare l'immagine del promontorio all'immagine che ha di sé avviando campagne di rimboschimento che però cercavano di ricreare un ambiente totalmente diverso da quello più consono della macchia mediterranea. Si comincia a cercare di sfruttare il monte a fini utili, nei progetti dell'architetto comunale Damiani Almeyda e quelli privati si propone la creazione di una stazione climatica d'élite per villeggianti stabili e ospiti stranieri alla ricerca della vicinanza del mare, del clima collinare, del belvedere e la vicinanza della città. Durante il mese di giugno del 2007 il monte ha subito un vasto incendio che ha incenerito decine di alberi.

Sulla parte sommitale della montagna sorgono numerosi ripetitori televisivi e radar militari

[modifica] Le grotte dell'Addaura

Per approfondire, vedi la voce Grotte dell'Addaura.

Sul fianco nord-orientale del Monte Pellegrino si aprono alcune cavità, abitate nel Paleolitico e nel Mesolitico, la cui importanza è dovuta, al di là dei ritrovamenti d’ossa e strumenti utilizzati per la caccia, alla presenza di uno straordinario complesso di incisioni rupestri che ornano le pareti e che costituiscono un caso unico nel panorama dell’arte rupestre preistorica.

In una delle grotte si trova un vasto e ricco complesso d’incisioni, databili fra l'Epigravettiano finale e il Mesolitico, raffiguranti uomini ed animali. In mezzo ad una moltitudine di bovidi, cavalli selvatici e cervi, viene rappresentata una scena dominata dalla presenza di figure umane: un gruppo di personaggi, disposti in circolo, circonda due figure centrali con il capo coperto ed il corpo fortemente inarcato all’indietro. È proprio sull’identità di questi due personaggi e sul significato della loro posizione all’interno del gruppo che sono state avanzate le ipotesi più contrastanti. Secondo alcuni studiosi si potrebbe trattare di acrobati colti nell’atto d’effettuare giochi che richiedono una particolare abilità. Secondo altri è stata descritta la scena di un rito, che prevedeva il sacrificio di due persone guidato da uno “sciamano”. Per suffragare quest’interpretazione è stata messa in evidenza la presenza, intorno al collo e ai fianchi dei personaggi, di corde che costringono il corpo ad un innaturale e doloroso inarcamento. Si tratta forse di un rito che prevede l’autostrangolamento, cosa che peraltro è attestata in altre culture. Se si volesse seguire questa spiegazione, si dovranno leggere le due figure mascherate, che circondano i due personaggi sacrificati, come sciamani che assistono ad una cerimonia d’iniziazione.

Le incisioni dell’Addaura rappresentano un ciclo figurativo del massimo interesse per l'inconsueta attenzione dedicata alla rappresentazione scenografica dell'ambiente, un caso limite in tutta l’arte paleolitica. Il trattamento della figura umana, pur nell'ambito di una corrente stilistica presente nel bacino del mediterraneo (in particolare a Levanzo) e nella provincia franco Cantabrica e pur impiegando le stesse tecniche, è nella grotta dell'Addaura qualcosa di assolutamente nuovo per moduli stilistici e per spirito rispetto agli altri ritrovamenti.

[modifica] Il Santuario di Santa Rosalia

Facciata del Santuario
Facciata del Santuario

A 429 metri d'altitudine del Monte Pellegrino, immerso in una natura selvaggia e rigogliosa, si erge il Santuario di Santa Rosalia (la patrona di Palermo), fondato nel 1625. Giuseppe Pitrè, preziosa fonte per usanze e leggende siciliane, narra che nel 1624, mentre la città era flagellata dalla peste nera, un cacciatore ritrovò casualmente le sue ossa nella grotta del Monte Pellegrino dove la Santa era spirata. L'Arcivescovo di Palermo, il cardinale Doria insieme col Senato e coi notabili della città, salito al monte raccolse le sante reliquie che furono portate in processione la prima volta il 5 giugno 1625.

Al passaggio della santa l'epidemia s'attenuò e i palermitani elessero a Santuzza come compatrona della città.

Interno del Santuario
Interno del Santuario

La facciata seicentesca del santuario è addossata alla roccia e, in un'edicola, è sistemata una statua marmorea della santa. Si entra da un vestibolo a tre arcate poggiate su colonne tortili ove sono due altari di marmo; una delle tanti lapidi ricorda la visita fatta al santuario da Goethe nel 1787. Scrive a riguardo lo scrittore tedesco: “Giunti alla vetta del monte, dove questo forma come una nicchia nella roccia, ci troviamo di fronte ad una parete a picco alla quale la chiesa ed il convento sembrano appesi. L'esterno della chiesa non ha nulla di attraente; si apre la porta con indifferenza, ma già all'entrata si rimane colpiti dalla più grande meraviglia. Ci troviamo in un atrio, che continua per tutta la lunghezza della chiesa, e s'apre in direzione della navata. Vediamo le solite pile con l'acqua benedetta e qua e là dei confessionali. La navata è un cortile aperto, racchiuso a destra da rocce nude, a sinistra da una continuazione dell'atrio. È lastricata di pietra e un po' inclinata per agevolare lo scolo dell'acqua piovana; una fontanina scorre pressappoco nel centro”.

Le pareti della grotta (profonda 25 metri) dove la santa pregava, trasudano acqua ritenuta miracolosa che viene raccolta da doccioni; scrive ancora Goethe: “La grotta per sé è rimasta intatta; ma poiché la grotta gocciola continuamente, occorreva mantenere il luogo asciutto. E ciò si è ottenuto mediante canali di piombo infissi alle pareti della roccia e variamente comunicanti tra loro. […] L'acqua viene condotta in parte dai lati, in parte dal fondo della grotta in un limpido serbatoio al quale i devoti attingono per guarire da tutti i mali”. L'illustre viaggiatore si sofferma anche sulla statua della santa realizzata nel Seicento dallo scultore fiorentino Gregorio Tedesco: “Una bella giovinetta mi apparve allora, al chiarore di alcune lampade tranquille. Sembrava come rapita in estasi, con gli occhi a metà velati, il capo mollemente abbandonato sulla mano destra, carica di anelli. Non potevo saziarmi di contemplarla, come se avesse avuto un fascino del tutto singolare. La veste di stagnola dorata imitava alla perfezione una stoffa intessuta d'oro. La testa e le mani di marmo bianco, erano, non dirò molto elegantemente stilizzate, ma tutta via così naturali, così seducenti, da far credere che ella respirasse e si movesse”.

Veduta panoramica della zona Nord di Palermo dal Monte Pellegrino
Veduta panoramica della zona Nord di Palermo dal Monte Pellegrino

[modifica] Collegamenti esterni

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