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Matteo Sclafani - Wikipedia

Matteo Sclafani

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Matteo Sclafani (Chiusa Sclafani1290 – Palermo 1354) è stato un conte italiano. Feudatario e maestro razionale. Fu conte di Adernò nel 1338 e signore di Sclafani e Chiusa, di Centorbi e di Ciminna. Figlio di Francesca e Berardo Actarino, signore di Sclafani e Chiusa e del casale di Recalsisi.

Indice

[modifica] Arma

Stemma degli Sclafani
Stemma degli Sclafani

Partito di nero e d’argento, con due grù che si guardano tra loro, colorate inversamente.


[modifica] Tra i maggiori feudatari della Sicilia

Matteo Sclafani risultava nella Descriptio feudorum sub rege Federico titolare di una delle maggiori rendite feudali dell’isola, superata soltanto da Francesco Ventimiglia  ; a distanza di qualche anno l’Imperatum Adohamentum sub rege Ludovico riporta il conte tra i maggiori contribuenti isolani con 97 onze e 15 tarì per un numero di cavalli armati pari a 32 e mezzo.

Parte del suo patrimonio gli deriva dall' eredità dello zio materno "Matteo da Termini" sposato con Costanza Ebdemonia. Matteo da Termini fù personaggio di rilievo negli anni a cavallo tra XIII e XIV secolo, maestro giustiziere del regno sotto Federico III, aveva accumulato ingenti sostanze oltre che debiti per il «confuso attivismo negli affari»; interessato alle «locazioni e conduzione di imbarcazioni (nel 1287 ne aveva almeno tre)», aveva lasciato, morendo, alla fine del primo decennio del 1300, all’erede Matteo Sclafani accanto ai debiti da sanare, un grande patrimonio.


Il patrimonio immobiliare viene minuziosamente elencato da Matteo Sclafani nei suoi testamenti:

  • Nel testamento del 1333 lo Sclafani, enumera, tra i beni posti citra flumen Salsum, il castello e la terra di Ciminna, il castello e la terra di Sclafani,il casale di Chiusa, il casale di Rachalminusa comprato da Gualtiero Fisaula e un tenimento di terre a Ciminna. Ultra flumen Salsum, la terra e il castello di Adernò che porterà, nel 1338, il titolo di conte allo Sclafani,La baronia di Adernò gli era pervenuta dal matrimonio con la figlia di Luca Pellegrino, e il tenimento di Centorbi;
  • Nel testamento del 1345, a questi beni si aggiungeva il feudo denominato Modulus Campane in territorio di Adernò.
  • Nel testamento del 1348 si aggiunge il feudo Meliinventri, sito nel val di Noto in territorio di Centorbi, venduto il 3 dicembre 1351 a Disiata de Bentisano.

[modifica] Ruolo politico

Divenuto maestro razionale del regno, il miles Matteo Sclafani esercita un ruolo di primo piano nelle complesse vicende del Vespro; lo Sclafani aveva partecipato con la sua comitiva alla difesa di Palermo a fianco di Giovanni Chiaromonte nel 1325, quando, dinanzi al pericolo angioino, la stessa università aveva chiesto al re che «magnificum dominum Matheum de Sclafano militem, una cum socio vestre magne curie magistrum rationalem, honorabilem concivem nostrum, qui nunc in dicta urbe degit, remanere et esse cum sua comitiva nobiscum» per la difesa della città. Nel periodo delle lotte tra la nobiltà latina e catalana egli latino patteggiò per i catalani. A Ciminna, il 26 giugno 1326, una scorreria angioina devastò le campagne e l’abitato, dando alle fiamme il castello di Matteo Sclafani. La presenza dello Sclafani, insieme con quella di molti altri baroni fedeli a Federico, sarà determinate anche durante l’attacco angioino del 1333. Alla morte di Federico III, avvenuta nel 1337 la Sicilia sarebbe dovuta passare alla casa d'Angiò come previsto dalla pace di Caltabellotta. Matteo Sclafani fù uno dei capitani di Pietro II di Sicilia e nel 1338, riceve il titolo di Conte di Adernò . Nel 1339, in seguito all’ultimatum del papa Benedetto XII per la consegna dell’isola a Roberto d'Angiò ed all’ennesimo rifiuto di Pietro, viene comminata la scomunica e la Sicilia è colpita dal terzo interdetto; tra i nobili scomunicati, accanto a Raimondo Peralta, al duca Giovanni, a Matteo e Damiano Palizzi, a Giovanni Chiaromonte e Blasco Alagona, ci sono Matteo Sclafani, Manfredi Chiaromonte e Luigi Incisa. L’avvicinamento dello Sclafani «alla parzialità catalana senza avere una sola goccia di sangue catalano» veniva corroborato dai matrimoni che Matteo contraeva per le figlie con due dei maggiori esponenti di quella parzialità,Guglielmo Peralta e Guglielmo Raimondo Moncada. Palermo passò sottò il controllo della famiglia Chiaromonte che, sfruttando la debolezza del potere regio, vi instaurò una signoria urbana, radicandosi capillarmente nelle istituzioni comunali, controllate attraverso uomini di fiducia.l’insurrezione della città che con il pretesto di una rivolta contro i catalani, opponeva fazione a fazione al grido di Morano li Catalani e Viva Palici et Claramunti , poiché i sostenitori dei Chiaromonte non sfogavano le loro ire soltanto sui Catalani, ma anche sugli stessi siciliani nemici dei Chiaromonte e fautori del ripristino dell’autorità regia, vero bersaglio della sommossa. Matteo, venne espulso dalla Palermo chiaromontana, il suo patrimonio immobiliare confiscato. Nel 1351, a Palermo si ebbe la rivolta antichiaromontana di Lorenzo Murra, al grido Viva lu re et lu populu, Matteo, la cui inimicizia con Manfredi Chiaromonte era nota, non rispondeva all’invito dei rivoltosi di recarsi a Palermo, pur rimanendo a Ciminna, permetteva al Murra, eletto capitano, di insediarsi nel suo palazzo a Palermo. Nel 1352 sfugge ad un agguato mortale, ad opera dei Chiaramonte.

[modifica] Costruzioni

  • Fece edificare a Palermo ,presso la piazza di Ballarò il monastero di S.Chiara dell'ordine Francescano con l'annessa chiesa a stile semigotico.
  • A Sclafani fortificò il preesistente Castello normanno del quale ancor oggi esistono due torri.
  • A Sclafani la costruzione della chiesa madre rispetta la prassi tradizionale per la quale la chiesa, di solito entro la 2° o 3° cinta muraria del borgo, deve essere accessibile a tutti gli abitanti del borgo, quindi in prossimità di una delle porte di ingresso della cinta".
  • A Chiusa continuò la costruzione del Castello intorno al quale cominciarono a sorgere altre case, dando origine al primo nucleo abitato di Chiusa.
  • A Ciminna ricostruì un palazzo-torre e nel 1333, dispose l’edificazione di una nuova chiesa madre in un luogo che egli stesso avrebbe scelto, volendola dedicare a s. Giovanni Battista. Fonti archivistiche ne affermano che la fondazione nel 1350, precisando come avesse l’altare maggiore verso settentrione e fosse dedicata a s. Maria Maddalena.

[modifica] Palazzo Sclafani

  • Nel 1330 Matteo Sclafani, per superare in magnificenza la lussuosa dimora del cognato Manfredi Chiaramonte, scommise con i suoi nipoti che nell'arco di un anno avrebbe edificato una dimora piu' grande della loro.Vinse la scommessa,in meno di un anno, edificò il palazzo Sclafani con giardini cappella e acqua corrente che superava in dimensioni il palazzo Chiaramonte.

[modifica] Matrimoni

Matteo Sclafani aveva sposato,

  • in prime nozze, Bartolomea Incisa, dalla quale aveva avuto una figlia, Margherita che diede in sposa a Guglielmo Raimondo Moncada;
  • in seconde, Agata, figlia di Pietro Luca Pellegrino,
  • in terze, Beatrice Calvellis, da quest’ultimo matrimonio era nata Luisa che diede in sposa a Guglielmo Peralta figlio di Raimondo, cancelliere del regno e gran camerario, ammiraglio del regno, conte di Caltabellotta, Calatubo, Borgetto e Castellammare del Golfo.

[modifica] Successione

La sua morte scatenò una contesa per la successione che fu composta solo dopo 43 anni tra:

  • il nipote Matteo I Moncada Sclafani,figlio di Margherita, che ne assunse il cognome per ragioni di eredità
  • Guglielmo Peralta marito di Luisa Sclafani
  • Matteo Perollo sposo di Francesca figlia naturale di Matteo Sclafani e di Rosa di Patti.

[modifica] Bibliografia

  • M.A. Russo, I testamenti di Matteo Sclafani";
  • Nobiltà di stato: famiglie e identità aristocratiche del tardo Medioevo, E. Igor Mineo

[modifica] Voci correlate

Contea di Sclafani

[modifica] Collegamenti esterni

  • [1] Matteo Sclafani: Paura della morte e desiderio di eternità, M.A.Russo
  • [2]I testamenti di Matteo Sclafani M.A.Russo
  • [3]Sclafani (famiglia) nella wikipedia in inglese


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