Maria d'Enghien
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Maria d'Enghien (1367 – 9 maggio 1446) è stata una sovrana italiana.
Nipote di Isabella di Brienne, nacque da Giovanni d’Enghien , conte di Lecce e da Sancia (Bianca) Del Balzo dei Duchi d'Andria.
Nel 1384, a soli 17 anni, divenne Contessa di Lecce dopo la morte del fratello e sposò il Principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo. Le proprietà dei due sposi, grazie soprattutto ai territori che la Contessa portò in dote, arrivarono a comprendere le attuali province di Taranto, Brindisi e Lecce. Fu madre adorabile dei figli Maria, Caterina, Giovanni Antonio e Gabriele, e fu molto amata dal marito.
Rimasta vedova per la morte improvvisa di quest’ultimo nel 1406, convolò a seconde nozze con il Re di Napoli Ladislao I d'Angiò il Magnanimo, venuto ad assediare la città per impossessarsene. Il matrimonio tra Ladislao e Maria, fu combinato dalla diplomazia nemica perché la Principessa di Taranto, prendendo il posto del primo marito, guidava la resistenza della città ad oltranza. Le nozze si celebrarono il 23 aprile 1407 nella Cappella di San Leonardo del Castello Aragonese.
Desiderosa di diventare Regina, si ritrovò ben presto spogliata di tutto il potere. Fu bene accolta dal popolo di Napoli, ma i rapporti con il marito non furono sereni, al punto da ritrovarsi costretta a vivere con le di lui amanti.
Morto Ladislao il 6 agosto 1414, il regno passò alla sorella Giovanna II, donna di facili costumi che arrivò crudelmente ad imprigionarla. Liberata successivamente da Giacomo della Marca, nel 1415 tornò in possesso della Contea di Lecce ed ottenne nel 1420 il Principato di Taranto per il figlio Giovanni Antonio.
Tornata nella sua terra natale, a lei si deve il riordino delle attività economiche e amministative della città di Lecce, con l'emanazione il 14 luglio 1445 degli Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi al suo popolo, ad opere d’arte e di fede e morì a Lecce il 9 maggio 1446, dove fu sepolta con grandi onori e fasto nel vecchio monastero di Santa Croce, distrutto nel 1537 da Carlo V per costruire il Castello tutt’ora esistente.