La peste
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La peste | |
Titolo originale | La peste |
Autore: | Albert Camus |
Anno (1ª pubblicazione): |
1947 |
Genere: | romanzo |
Sottogenere: | assurdo |
Ambientazione: | Orano (Algeria) |
Anno di ambientazione: | anni '40 |
Protagonista: | Bernard Rieux |
Coprotagonisti: | Jean Tarrou |
Antagonista: | Cottard |
Personaggi secondari: | Castel, Raymond Rambert, Joseph Grand, Padre Paneloux |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 2003 |
Editore: | Bompiani |
Traduzione: | Beniamino Dal Fabbro |
Collana: | tascabili |
Pagine: | 254 |
ISBN | 8845247406 |
Progetto Letteratura |
La peste è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l'opera riscosse un grande successo (oltre 160.000 copie vendute nei primi due anni), ottenendo tra l'altro il Prix de la Critique.
La Peste rientra nella produzione di Camus definita "ciclo dell'assurdo", che include anche un'altra celebre opera dello scrittore francese, Lo Straniero.
Indice |
[modifica] Trama
Il romanzo è ambientato nella città algerina di Orano, in un imprecisato momento degli anni '40, quando il luogo è ancora sotto la dominazione francese.
Protagonista è Bernard Rieux, medico francese residente a Orano, e il romanzo è condotto come cronaca scritta dallo stesso Rieux. La moglie del medico è gravemente malata e deve lasciare la città per sottoporsi ad una cura in una clinica di una città vicina.
Poco dopo la sua partenza scoppia un'improvvisa moria di topi. Le carogne degli animali vengono trovate a migliaia per tutti gli angoli della città, ma nessuno vi presta più un ragionevole stupore. È in realtà la prima avvisaglia del terribile flagello che sta per abbattersi su Orano. Dopo la sospetta morte di Michel, portiere del condominio in cui risiede Rieux, in città si diffondono casi analoghi: i malati presentano febbre alta, noduli e rigonfiamenti agli inguini e alle ascelle, macchie scure sul corpo e muoiono dopo una delirante agonia. Rieux e l'anziano collega Castel riconoscono i sintomi della peste bubbonica. Nessuno inizialmente vuol prendere in considerazione i sospetti dei due medici, neppure le autorità che temono crisi di panico presso la popolazione, ma quando l'epidemia esplode in tutta la sua violenza devastatrice viene ordinato da Parigi di chiudere la città con un cordone sanitario, al fine di limitare il contagio.
Nella città separata dal mondo, dove si muore nell'orrore della peste e dove tutto manca, dal cibo agli affetti, uomini col senso del dovere si impegnano rischiando la propria vita per aiutare i malati. Nelle infermerie improvvisate entro le scuole ormai chiuse prestano per ore e ore al giorno il proprio lavoro Rieux e Castel, aiutati da altri personaggi quali Jean Tarrou, giramondo bloccato ad Orano dal cordone sanitario, che istituisce un corpo di volontari per aiutare malati e medici, o Raymond Rambert, un giovane giornalista francese che cerca a lungo di evadere per ricongiungersi alla donna che ama, ma che, quando gli si presenta l'occasione per fuggire, decide di restare. Sullo sfondo si snodano le storie di altre figure, quali il vecchio impiegato Joseph Grand, alle prese con la stesura di un'opera letteraria, il bizzarro commerciante Cottard, che dopo aver fallito il suicidio si arricchisce lucrando sulla carenza di beni di consumo e il padre gesuita Paneloux, che nelle sue prediche risalta la peste quale flagello mandato da Dio per punire gli uomini delle proprie colpe. Tra chi ostenta ricchezza, tra chi cerca di approfittare del dramma, tra chi si vede strappare un familiare, tra chi spera in una fine dell'epidemia e chi invece pare ormai rassegnato alla tragedia, il flagello della peste pare non finire mai, anzi degenera nella forma polmonare. Fino all'arrivo di un siero.
[modifica] Commento
L'opera è tutta una grandiosa metafora. Ciò che Camus intende descrivere non è tanto la condizione di una città coloniale al propagare di un'epidemia, quanto la reazione umana di fronte ad un male che può cadere da un momento all'altro, sconvolgendo la vita quotidiana. Camus ben conosceva un episodio analogo, quello dell'invasione nazista della sua Francia, calpestata e deturpata dalla follia hitleriana, di fronte alla quale non solo i Francesi, ma l'intera umanità aveva reagito differentemente. Come gli abitanti di Orano nel romanzo, alcuni avevano cercato di fuggire, altri di approfittarsi, altri di aiutare, altri ancora di nascondersi. Salvo poi trovarsi tutti insieme a festeggiare la fine del flagello e il ritorno alla normalità, quella normalità che avrebbe ricondotto ben presto quegli uomini, in cerca di calore e affetto umano durante il dramma, a tuffarsi nella routine ordinaria.
E nella Orano in festa per la fine del morbo e l'apertura del cordone sanitario, Camus cita un Rieux felice ma non troppo, consapevole che bacilli patogeni possono permanere latenti nei tessuti, per poi tornare ad esplodere in tutto il suo orrore quando meno è atteso.
[modifica] Trasposizioni cinematografiche
A La Peste è ispirato l'omonimo film del regista argentino Luis Puenzo (1992).
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