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Joe Petrosino - Wikipedia

Joe Petrosino

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Giuseppe "Joe" Petrosino fu una delle vittime della Mano Nera

Giuseppe Petrosino, detto Joe (Padula30 agosto 1860 – Palermo12 marzo 1909), è stato un poliziotto italiano naturalizzato statunitense. A differenza di quanto molti credono, è stato un personaggio realmente esistito.

Indice

[modifica] Cenni Biografici

Nato a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta, non povera: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi; emigrò con la famiglia a New York 1873 e crebbe nell'ambiente di Little Italy.
Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe (come ormai si chiamava) prese la cittadinanza americana, facendosi assumere l'anno dopo come spazzino dall'amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l'altra, erano incominciate ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani. Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell'ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro, questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminose che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy. Ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata ( e che s'è portata appresso la propria sfiducia nell'autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita, Little Italy era il terreno ideale per la pianta crimine. Con gli emigranti ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.

[modifica] Arruolamento in polizia

Dipendente, come spazzino, dal Dipartimento di polizia, Petrosino era stato poi impiegato come informatore; nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell'uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi: in compenso, Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più conta grinta ed intelligenza: quanto, cioè, gli aveva permesso di superare la crisi derivante dal fatto di essere l'unico sbirro italiano, e perciò dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi. Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio, Petrosino era stato promosso detective, liberato dal servizio d'ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d'indagini. I crminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorte di cupo, rovente rancore verso quei deliquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito. Ciò non significasse che egli non comprendesse le cause di quella situazione; gli era ben chiaro che oltre alle misure di ordine pubblico, occorreva agire sulle cause delle deliquenza: l'ignoranza, e la miseria. Risolti brillantemente numerosi casi, abile nel travestirsi, rapido nell'azione, inflessibile e quasi feroce verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, Joe Petrosino (un po' snob: abito scuro, cappello duro, camicia bianca, scarpe dal tacco alto) era stato via via assegnato ad incarichi di sempre maggiore responsabilità. Nel 1905 gli era stata affidata l'organizzazione d'una squadra di poliziotti italiani, ciò che eveva reso più proficua ed efficace la sua lotta senza quartiere contro la Mano Nera, una tenebrosa organizzazione a carattere mafioso, con ramificazioni in Sicilia, attraverso la quale si esprimeva il racket. E proprio seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla Mano Nera, Petrosino era giunto in Italia. Ma la Mano Nera era stata più svelta di lui a colpire.

[modifica] La morte

Alle 20.45 di venerdì, 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione, e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram a capolinea di piazza Marina a Palermo. C'è un generale fuggi fuggi: solo il giovane marinaio anconetano Alberto Cardella (Regia Nave Calabria) si lancia coraggiosamente verso il giardino Garibaldi, nel centro della piazza, da dove sono giunti gli spari: in tempo per vedere un uomo cadere lentamente a terra, ed altri due fuggire scomparendo nell'ombra. Non c'è soccorso possibile, l'uomo è stato raggiunto da tre pallottole: una al volto, una alle spalle, e una terza mortale alla gola. Poco dopo si scopre che si tratta del detective Giuseppe Petrosino, il nemico irriducibile della malavita italiana trapiantata negli Stati Uniti, celebre in America come in Italia quale protagonista della lotta al racket. Il console americano a Palermo telegrafa al suo governo: Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire.

Il governo mise subito a disposizione la somma di 10.000 lire, per chi avesse fornito elementi utili a scoprire i suoi assassini ma la paura della mafia sarà più forte dell'attrazione esercitata da quella pur elevata offerta di soldi. Le bocche rimaranno chiuse.

Circa 250.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America.

[modifica] Aneddoti

Su Joe Petrosino sono stati scritti diversi libri, anche a fumetti. In particolare si segnala qui una biografia pubblicata negli anni ottanta dal giornalista e scrittore Arrigo Petacco.

Negli anni trenta fu molto in voga una raccolta di figurine che avevano come punto focale le avventure del poliziotto italo-americano.

Petrosino è stato al centro di diversi film e – sulla base appunto del libro di Petacco – anche di uno sceneggiato televisivo in 5 puntate, interpretato dall'attore Adolfo Celi nella parte del popolare investigatore, prodotto dalla RAI nel 1972 e intitolato Joe Petrosino. Sempre la RAI nel 2005 ha prodotto un nuovo sceneggiato pure intitolato Joe Petrosino, questa volta con l'attore Giuseppe Fiorello nei panni del poliziotto italo-americano.

[modifica] Collegamenti esterni

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