Jacopo Sannazaro
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Jacopo Sannazaro (Napoli, 1457 – Napoli, 24 aprile 1530) è stato un poeta e umanista italiano.
Jacopo Sannazaro (talvolta trascritto erroneamente Sannazzaro) compose opere in lingua latina e in volgare. È noto soprattutto come autore dell' Arcadia, romanzo pastorale in prosa e versi, da cui successivamente ha preso il nome l'omonima accademia costituitasi a Roma alla fine del Seicento.
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[modifica] Biografia
Nacque a Napoli da una nobile famiglia della Lomellina (i Sannazzaro), che si diceva avesse origini spagnole e che derivasse il suo nome da una villa a San Nazaro, nei pressi di Pavia. Le storie letterarie riferiscono una data di nascita oscillante fra il 1456 e il 1458; l'epigrafe sepolcrale riporta tuttavia la data del 1457[1]. Suo padre morì durante gli anni dell'adolescenza di Jacopo, che fu cresciuto a Napoli e Nocera de' Pagani, luoghi la cui atmosfera avrebbe ispirato, secondo le dichiarazioni del poeta[2], la prima elaborazione dell' Arcadia.
Aderì all' Accademia Pontaniana, raccolta attorno all'umanista Giovanni Pontano, assumendo lo pseudonimo classicizzante di Actius Syncerus. Il suo prematuro ritiro in campagna da Napoli, da taluni considerato come un dato biografico, è invece un evidente tropo. Ottenne rapidamente la fama di poeta e quindi un posto come uomo di corte, ottenendo in dono come residenza di campagna Villa Mergellina, nei pressi di Napoli, da Federico d'Aragona. Quando il suo patrono Federico fu costretto a rifugiarsi in Francia nel 1501 fu accompagnato da Sannazaro, che non ritornò in Italia prima della sua morte del re (1504). Sembra che il poeta abbia trascorso gli anni successivi a Napoli.
Il benedettino dom Bernard de Montfaucon (1655-1741) descrisse la tomba del poeta Sannazaro nella Chiesa degli Olivetani, a Napoli, decorata con le statue di Apollo e Minerva, e con gruppi di satiri. Nel XVIII secolo le autorità ecclesiastiche provarono a dare un aspetto meno profano alla composizione, incidendo il nome di David alla base della statua di Apollo, e di Giuditta sotto la statua di Minerva. [3]
[modifica] Opere
[modifica] Arcadia
L'Arcadia di Sannazaro fu scritta a partire del 1480 e circolò sotto forma di manoscritto prima della sua pubblicazione. Iniziata in gioventù e pubblicata a Napoli nel 1504, l'Arcadia è un romanzo pastorale in cui si narrano le vicende di Sincero, un pastore sotto le cui vesti si nasconde il poeta, che a causa di una delusione amorosa si allontana dalla città (Napoli, in questo caso) per vivere in un'Arcadia idealizzata, tra i pastori-poeti come negli Idilli di Teocrito. Ma un sogno spaventoso lo induce a tornare in città, attraversando grotte e antri giunge alla città natale, Napoli, dove viene a conoscere la morte della amata. Gli eventi sono sottolineati da immagini notevoli disegnate dietro l'influsso dei classici, dalla languida malinconia del poeta e dalle descrizioni elegiache del mondo perduto dell'Arcadia. Questa è stata la prima opera "pastorale" dell'Europa rinascimentale ad aver incontrato il successo internazionale. Ispirato in parte agli autori classici che descrissero il mondo pastorale (Virgilio, Teocrito) e in parte dall'Ameto di Boccaccio, Sannazaro dipinge un narratore innamorato che parla in prima persona ("Sincero") che vaga per la campagna (Arcadia) e ascolta le canzoni amorose o tristi dei pastori che incontra. Oltre all'ambientazione pastorale, caratteristica dell'opera deriva dalla sua struttura che consiste nell'alternanza di prosa e versi (prosimetro), derivata a sua volta da Dante nella Vita Nuova .
L'Arcadia di Sannazaro - insieme alla Diana dello spagnolo Jorge de Montemayor (Los siete libros de la Diana, 1559), opera che deve molto al lavoro di Sannazzaro - ebbe un profondo impatto sulla letteratura di tutta Europa fino alla metà del XVII secolo.
[modifica] Altre composizioni
Il suo lavoro bucolico di ispirazione virgiliana include le cinque Eclogae piscatoriae, ecloghe su argomenti connessi alla Baia di Napoli, e tre libri di elegìe.
Fra le sue opere in Italiano e Napoletano sono la ricomposizione di proverbi napoletani come i Gliommeri, la Farsa, e le Rime (pubblicate come Sonetti et canzoni di M. Jacopo Sannazaro, Napoli e Roma, 1530), in chiaro stile petrarchesco. Scrisse anche epigrammi caustici ed aggressivi.
Il poema in lingua latina di Sannazaro, oggi quasi dimenticato, De partu Virginis, del 1526, gli guadagnò il nome di "Virgilio cristiano". Assieme al coevo Christias di Marco Gerolamo Vida costituì il modello di poema religioso.
[modifica] Fonti
- Questa voce consiste essenzialmente nella traduzione italiana della voce Jacopo Sannazzaro dell'Enciclopedia Britannica, XI edizione, 1911.
- Maria Corti, Sannazaro, Iacobo, in Vittore Branca, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino: UTET, 1973, vol. 3, p. 299-305.
[modifica] Note
- ^ Maria Corti, Sannazaro, Iacobo, in Vittore Branca, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino: UTET, 1973, vol. 3, p. 299-305.
- ^ Elegiae, III, 2.
- ^ Rodolfo Lanciani, Roma pagana e Cristiana 1896, ch. 1
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali di o su Jacopo Sannazaro
[modifica] Collegamenti esterni
- Opere volgari (ediz. 1961), testo integrale dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza
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