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Guerra delle due rose - Wikipedia

Guerra delle due rose

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Questa voce fa parte della serie
Storia dell'Inghilterra

Voci principali
La rosa rossa, simbolo dei Lancaster
La rosa rossa, simbolo dei Lancaster
La rosa bianca, simbolo degli York
La rosa bianca, simbolo degli York

La guerra delle due rose fu una sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 ed il 1485 tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti: i Lancaster e gli York. La guerra fu chiamata così perché gli stemmi dei due casati recavano rispettivamente una rosa rossa ed una bianca.

Indice

[modifica] Le cause

[modifica] Cause dinastiche

Edoardo III d'Inghilterra (1312-1377) ebbe sei figli maschi; quattro di questi (anche a causa della politica matrimoniale del padre che li fece sposare con figlie di ricche famiglie nobili dando così vita a potenti casati in grado di rivendicare la corona) concorsero con la loro discendenza a dare vita al conflitto. Essi furono:

  1. Edoardo di Woodstock, principe del Galles (1330-1376).
    Primogenito di Edoardo III, passò alla storia col soprannome di Principe Nero. Morì un anno prima del padre.
    • Riccardo II d'Inghilterra (1367-1400).
      Secondogenito di Edoardo di Woodstock, divenne erede al trono in seguito alla morte in tenera età del fratello maggiore ed a quella del padre. Successe al nonno nel 1377. Viene considerato l'ultimo re d'Inghilterra dei Plantageneti.
  2. Lionello di Anversa, primo duca di Clarence (1338-1368)
    Secondogenito maschio di Edoardo III.
    • Filippa Plantageneta (1355-1385)
      Figlia di Lionello, sposò Edmondo Mortimer, terzo conte di March e dalla loro discendenza nacque Anna Mortimer.
  3. Giovanni di Gaunt, primo duca di Lancaster (1340-1399)
    Quartogenito maschio di Edoardo III e capostipite del ramo Lancaster
  4. Edmondo di Langley, primo duca di York (1341-1402)
    Quintogenito maschio di Edoardo III e capostipite del ramo York.

Nel 1399, appena ereditato il titolo dal padre Giovanni di Gaunt, il duca di Lancaster rovesciò il cugino Riccardo II (approfittando del governo impopolare e tirannico di quest'ultimo che lo aveva reso inviso alla grande aristocrazia feudale) e salì al trono col nome di Enrico IV. Riccardo II però, in mancanza di eredi propri, aveva nominato erede Roger Mortimer, conte di March, discendente del suo defunto zio Lionello d'Anversa (secondogenito di Edoardo III). Mortimer però si trovò impossibilitato a cogliere l'eredità: Enrico IV infatti si installò sul trono con tale veemenza che opporglisi non avrebbe sortito alcun effetto. Stessa cosa si verificò anche per l'erede Enrico V: la sua popolarità, la sua personalità e le sue capacità di governo erano tali da non consentire ad alcuno di potersi impadronire della corona.

Enrico VI invece nel 1454 iniziò a dare segni di squilibrio. Si rese quindi necessario qualcuno che affiancasse il re (allora privo di figli) ed eventualmente gli succedesse. Riccardo di York, che era discendente di Edoardo III sia per via materna (la madre Anna Mortimer era discendente di Lionello d'Anversa, figlio di Edoardo) che per via paterna (il nonno paterno Edmondo di Langley era anch'egli figlio di quel re), capì l'importanza di tale occasione: un re debole e l'aristocrazia malcontenta rendevano possibile l'accesso al trono. Riccardo si decise così a rivendicare la corona.

I Lancaster, in specie la regina Margherita d'Angiò, si opposero risolutamente adducendo che:

  • il legittimo erede avrebbe potuto essere, al limite, Roger Mortimer, che però era deceduto. I diritti al trono, se trasmissbili per via femminile, sarebbero stati degli eredi della prima figlia di Edoardo III, Isabella (ovvero di sir George Stanley). In caso contrario Riccardo di York non poteva aspirare ad alcuna corona
  • il re Enrico VI e la regina erano ancora giovani ed avrebbero potuto ancora avere figli (cosa che infatti avvenne).

A questo gli York risposero con altrettanta veemenza sostenendo che:

  • George Stanley e la sua discendenza non potevano ambire alla corona, perché Isabella contrasse matrimonio "ineguale" con un membro della piccola nobiltà. Peraltro, lo stesso George Stanley rinunciò a qualunque diritto in merito (diritto che non avrebbe mai potuto far valere). Il primo erede per via femminile era quindi Riccardo di York
  • eventuali figli della coppia regale non avrebbero avuto alcun diritto. Se infatti era illegittimo il trono di Enrico VI, illegittimi sarebbero stati i diritti dei suoi figli.

[modifica] Cause politiche e militari

Per quanto il contrasto dinastico avrebbe anche potuto essere ricomposto, la particolare situazione dell'Inghilterra di quel periodo non si prestava certo alla concordia ed alla pace.

Sotto lo scettro debole di Enrico VI, infatti, la grande nobiltà andava sempre più affermando la propria indipendenza dal potere regio, ed addirittura i grandi feudatari presero a guerreggiare più o meno apertamente tra di loro per il possesso dei feudi, possesso spesso contestato e dubbio dovuto all'usanza di stringere ripetuti legami di sangue tra le grandi famiglie dell'isola.

La Guerra dei cent'anni era giunta alla sua conclusione (seppur non ufficiale) nel 1453, con la perdita di tutti i possessi inglesi in Francia meno Calais. Questo comportò il rientro nell'isola di una moltitudine di soldati, che si offrivano al miglior offerente anche a poco prezzo.

Il potere regale latitava, ed attorno al re si affollavano gli esponenti del ramo Lancaster per strappare benefici al monarca.

Riccardo di York, che si sentiva erede al trono, non poté accettare oltre la dissoluzione del patrimonio regio, che oltretutto andava ad arricchire i suoi rivali. Minacciando la guerra civile, riuscì a farsi nominare "Lord Protettore d'Inghilterra" per controllare da vicino i Lancaster. Pur celando il suo potere sotto una maschera di equanimità, Riccardo provvide a far assegnare cospicui feudi anche ai propri sostenitori.

Fu una vera caccia alle alleanze quella che le due casate intrapresero. Pian piano, le contese tra feudatari divennero militanza per un contendente o per l'altro. La scintilla scoccò nel 1455, quando i Lancaster ed in particolare i duchi di Somerset e Northumberland (approfittando di una temporanea ripresa della salute mentale del re e spalleggiati dall'aggressiva regina Margherita) riuscirono a far decadere dalla carica Riccardo di York con l'accusa di tradimento e malversazione.

Riccardo chiamò a sè gli alleati e, ufficialmente, dichiarò di non voler rovesciare Enrico VI bensì rimuovere dal suo fianco i "cattivi consiglieri".

[modifica] Lo svolgimento della guerra

[modifica] Cronologia

  • Prima fase (1455-1460): l’affermazione degli York
  • Seconda fase (1460-1461): la rivincita dei Lancaster
  • Terza fase (1461-1469): il trionfo degli York
  • Quarta fase (1470-1483): caduta e ritorno degli York
  • Quinta fase (1483-1485): la pace dei Tudor

[modifica] Le forze in campo

Principali esponenti della fazione Lancaster:

Principali esponenti della fazione York:

Discorso a parte merita il conte di Warwick (un Neville lui pure), che cambierà più volte schieramento.

[modifica] Prima fase (1455-1460): l'affermazione degli York

Il 22 maggio 1455 si svolse la prima battaglia a Saint Albans. Vinsero gli Yorkisti comandati dal conte di Warwick e morirono sia Somerset che Northumberland. Riccardo riuscì a catturare Enrico VI, ma non poté che rimetterlo sul trono riservandosi il titolo di Lord Protettore del Regno.

La vexata quaestio della successione però si complicò: nel 1453 era nato l'erede di Enrico VI, Edoardo e durante una visita nelle Midlands, la regina si assicurò l'appoggio del nuovo duca di Somerset e trattenne con sè il consorte, senza più far ritorno a Londra ed anzi togliendo il titolo di Protettore a Riccardo di York, e nominandolo Luogotenente in Irlanda (una sorta di esilio). Riccardo incassò il colpo: aveva infatti lasciato che l'alleanza di nobili che lo sosteneva si allentasse, e quindi adoperò il tempo a disposizione durante il governo in Irlanda per riannodare le fila dei suoi sostenitori, primo tra tutti il potentissimo conte di Warwick Richard Neville Nel 1459 Riccardo di York, senza autorizzazione regia, tornò con un esercito in Inghilterra e, questa volta, dichiarò decaduto Enrico VI dal trono. La parola era nuovamente alle armi. Riccardo si recò in Galles, al castello di Ludlow: di lì cercò di ricongiungersi con l'esercito di Warwick che cercava di raggiungerlo partendo dallo Yorkshire. I Lancaster cercarono di evitare tale ricongiungimento e battere i due eserciti separatamente, ma fallirono nel loro intento con la sconfitta nella battaglia di Blore Heath (23 settembre 1459).

L'esercito yorkista, così riunito, diede quindi battaglia ai lancasteriani a Ludford Bridge (12 ottobre 1459): un luogotenente di Warwick però passo al nemico ed i Lancaster vinsero. Tale vittoria consentì di rimettere Enrico VI sul trono senza oppositori, poiché gli York si dispersero tra l'Irlanda e la Francia. Riorganizzate le truppe all'estero, Warwick guidò il rientro degli yorkisti in Inghilterra e, nella battaglia di Northampton (10 luglio 1460), il conte trionfò sui Lancaster. Enrico VI venne nuovamente imprigionato, ma stavolta nel carcere di massima sicurezza dell'epoca, la torre di Londra.

Riccardo ed i suoi entrarono nella capitale con gli onori riservati ai monarchi, ma quando Riccardo si diresse verso il trono attendendosi le acclamazioni dei suoi, i suoi sostenitori (Warwick compreso) rimasero in un silenzio imbarazzante. Riccardo comprese che era necessario convincere loro ed il Parlamento delle sue legittime pretese al trono: non era ancora il momento di forzare la mano, tanto più che i lancastriani erano stati dispersi ed Enrico VI era sotto sicura custodia. Nell'ottobre 1460 finalmente venne steso un "Atto di accordo" tra Riccardo ed il Parlamento: egli diveniva l'erede di Enrico VI (che rimaneva re), mentre il figlio di costui, Edoardo di Westminster, veniva diseredato.

[modifica] Seconda fase (1460-1461): la rivincita dei Lancaster

Mentre a Londra si consumavano questi intrighi, l'energica regina Margherita mise in luce le proprie doti di infaticabile organizzatrice, riunendo nuovamente i sostenitori della propria causa presso la città di York.

Riccardo di York le andò incontro sicuro della vittoria, e proprio questa sicurezza lo indusse a valutare erroneamente il morale e le forze avversarie. Nella battaglia di Wakefield (30 dicembre 1460) le sue forze vennero distrutte dal nemico: lui stesso e suo figlio Edmondo di Rutland (appena diciassettenne) vennero trucidati. Le loro teste tagliate, portate in giro per la città su delle picche e infine esposte quale monito; su quella di Riccardo venne messa una corona di carta e paglia, quale dileggio per le sue pretese al trono.

Erede dei diritti di Riccardo e capo degli York divenne il suo primogenito, Edoardo di March, che non si perse d'animo e, con l'aiuto dei fratelli Riccardo di Gloucester e Giorgio di Clarence, reclutò un esercito da contrapporre ai Lancaster. Questi ultimi si trovavano in quel mentre in difficoltà: l'esercito da loro approntato era sì poderoso, ma anche estremamente costoso.

In assenza del re ancora prigioniero a Londra, Margherita cercò di racimolare denaro proponendo la vendita della città di Berwick agli Scozzesi, ma la proposta non ebbe altro effetto che alienare ai Lancaster molte simpatie nell'orgogliosa aristocrazia inglese; i soldati, privi della paga, iniziarono a disertare in massa.

[modifica] Terza fase (1461-1469): il trionfo degli York

Edoardo, conoscendo le difficoltà economiche dei rivali, concepì una duplice strategia. Venuto a conoscenza che l'esercito avversario si era momentaneamente diviso, decise di spedire Warwick a Londra per radunare un secondo esercito yorkista e contrapporlo a quello di Margherita, mentre egli avrebbe provveduto a battere quello comandato da due nobili della fazione avversaria: Owen Tudor, un nobile gallese sposato alla madre di Enrico VI (alle sue seconde nozze), e da suo figlio Jasper Tudor, conte di Pembroke e fratellastro del re.

Edoardo riuscì a galvanizzare il suo esercito: nella battaglia di Mortimer's Cross (2 febbraio 1461) annientò l'esercito avversario: lord Owen venne catturato e decapitato, mentre il conte di Pembroke riuscì a fuggire.

Warwick, intanto, trovava non poche difficoltà a radunare il suo esercito. Saputo che Margherita si appressava alla capitale per liberare Enrico VI, decise di ingaggiare battaglia contando sulla sua buona stella: lo scontro avvenne il 17 febbraio dello stesso 1461 a Saint Albans e vide la disfatta di Warwick e dei suoi, nonché la liberazione del re, che Warwick si era portato dietro da Londra e che, nella concitata ritirata dopo la sconfitta, aveva abbandonato a se stesso.

Margherita e il re si diressero a Londra, ma la città - timorosa del saccheggio cui l'affamato esercito lancasteriano avrebbe potuto dar vita - sbarrò le porte in faccia alla coppia reale che, con la propria armata, si diresso verso nord per intercettare Edoardo. Costui invece, raggiunto da Warwick, si diresse immediatamente a Londra dove denunciò Enrico VI di aver violato l'Atto di accordo, lo dichiarò decaduto e si fece incoronare re col nome di Edoardo IV.

Edoardo IV decise di farla finita con Enrico VI: supportato dal titolo regale, radunò un poderoso esercito e si pose al suo comando assieme ai fratelli ed a Warwick. Marciarono verso nord ed intercettarono le forze avversarie a Towton (29 marzo 1461). La battaglia che seguì fu senz'altro la più sanguinosa dell'intero conflitto[1]: circa 80.000 uomini (equamente distribuiti tra le due parti) si batterono disperatamente, e di questi, a sera, 20.000 giacevano cadaveri sul campo di battaglia.

Comunque, la vittoria era di Edoardo IV e degli York. Enrico VI e Margherita cercarono rifugio in Scozia e quindi in Francia, mentre gran parte dei loro sostenitori abbracciarono la causa degli yorkisti.

A Parigi, Margherita cercava il sostegno del cugino Luigi XI, re di Francia, e di altri potentati europei, mentre in Inghilterra il regno di Edoardo IV iniziava sotto non buoni auspici. Egli, oltre ad ottenere le antipatie del ceto medio inasprendo le tasse per far fronte ai debiti contratti durante la guerra, commise l'errore di porre in disparte il conte di Warwick inviandolo in Francia per negoziare il matrimonio con una principessa reale di quel paese. Quando questi tornò per descrivergli le ben avviate trattative, trovò Edoardo già sposato con una nobildonna, Elizabeth Woodwille e prese la cosa come un'offesa personale.

Edoardo, che probabilmente riteneva saldo il suo potere, decise di porre un freno a colui che tanto aveva fatto in suo favore durante la guerra: gli negò premi e titoli, che invece distribuiva a piene mani tra i suoi sostenitori.
In ultimo, ma non meno importante, diede l'assenso al matrimonio tra suo fratello, Giorgio di Clarence, e la figlia maggiore di Warwick, Isabella, mentre negò il suo benestare a quello tra la secondogenita di Warwick, Anna, e suo fratello Riccardo di Gloucester (Anna e Isabella erano le uniche eredi del padre, che non aveva figli maschi).
Per Warwick questo fu un oltraggio: passasse l'affronto del matrimonio, si ignorassero la mancata ricompensa e riconoscenza per il sostegno datogli, ma disprezzare le sue amate figlie, quasi fossero indegne di imparentarsi con la casa reale, per il più grande singore feudale d'Inghilterra dopo il re, era troppo.

[modifica] Quarta fase (1470-1483): caduta e ritorno degli York

Warwick convinse il genero Giorgio che lui, non Edoardo, era degno di portare la corona. Messo assieme un esercito, ad Edgecote Moor (26 luglio 1469) sconfisse le truppe guidate dal re in persona, che venne fatto prigioniero. Warwick lo costrinse a convocare il Parlamento a York, davanti al quale Edoardo IV (senza figli) avrebbe rinunciato alla corona in favore del fratello Giorgio. Edoardo riuscì però ad inviare una richiesta di aiuto al fratello Riccardo che, alleatosi con la nobiltà, riuscì a liberarlo, mentre Warwick e Giorgio fuggivano in Francia.
Qui Luigi XI persuase Warwick ad allearsi con l'antica nemica Margherita, ed accettò di guidare il ricostituito esercito dei Lancaster. Quale pegno dell'alleanza, sua figlia Anna sposò l'erede di Enrico VI, Edoardo di Westminster.

Edoardo IV non era pronto a fronteggiare una simile alleanza e quando capì che era follia anche solo ingaggiare battaglia, fuggì in Borgogna per riordinare le sue forze. Qui trovò il duca Carlo il Temerario che, in eterna guerra con Luigi XI, vedeva di cattivo occhio sul trono di Inghilterra Enrico VI, che tutto avrebbe dovuto al re di Francia e che gli sarebbe stato certamente alleato. Decise quindi di fornire ad Edoardo IV tutto l'aiuto che le sue vaste terre ed i suoi ricchi forzieri potevano.

Egli sbarcò in Inghilterra nel 1471, accompagnato da un temibile esercito: per scompaginare il campo avversario promise pubblicamente di perdonare il fratello qualora lo avesse raggiunto prima della battaglia. Giorgio, che ormai non poteva più sperare nella corona, disertò dal suocero che si apprestava a dar battaglia. I due eserciti si scontrarono a Barnet il 14 aprile 1471: Edoardo vinse e Warwick morì in combattimento. Margherita però non si diede per vinta e, arruolato un esercito raccogliticcio, diede battaglia ad Edoardo nei pressi di Tewkesbury (4 maggio 1471).

La disfatta dei Lancaster fu completa: Enrico VI venne fatto prigioniero e suo figlio Edoardo di Westminster trucidato. Solo Margherita d'Angiò riuscì a sopravvivere, imprigionata sinché la Francia non la fece liberare nel 1475 pagando il riscatto. Morì in Francia, sola e dimenticata, nel 1482.
Peraltro la prigionia di Enrico VI fu davvero breve: 17 giorni dopo (21 maggio 1471), venne trovato morto, pugnalato davanti all'altare della cappella privata all'interno dei suoi appartamenti nella torre di Londra.

Uno degli effetti della battaglia di Tewkesbury fu la fuga in Bretagna del conte di Pembroke, Jasper Tudor, fratellastro di Enrico VI per parte di madre.
Egli fuggì con il nipote Enrico Tudor (1457-1509), conte di Richmond, per proteggerlo da Edoardo IV. Jasper era infatti tutore del ragazzo dopo la morte del padre (che era fratello di Jasper), Edmondo.

Il 14enne Enrico Tudor poteva aspirare al trono per via della madre, Margaret Beaufort: costei discendeva direttamente da Giovanni di Beaufort, figlio di Giovanni di Gaunt, a sua volta terzogenito di Edoardo III. Visto che gli York si erano tanto affannati a far valere il diritto alla corona per via femminile, era evidente che anche Enrico di Richmond ne aveva, ed era quindi un pericolo per la ancor giovane corona di re Edoardo; per evitargli problemi, quindi, Jasper Tudor lo portò al sicuro allevandolo affinché fosse conscio dei suoi diritti al trono di Inghilterra.

[modifica] Quinta fase (1483-1485): la pace dei Tudor

Il regno di Edoardo IV fu un regno apparentemente tranquillo. Non vi furono rivolte o sedizioni, e questo bastò per fargli credere che il suo trono fosse al sicuro. L’unica mossa fu di far imprigionare nel 1478 suo fratello Giorgio di Clarence, che a suo tempo si era rivoltato con Warwick contro di lui. Giorgio venne trovato cadavere qualche giorno dopo nella Torre di Londra (anche se probabilmente non venne annegato in una botte di malvasia, come raccontato da Shakespeare nel suo Riccardo III).
Oltre a questo, Edoardo IV non intraprese altre iniziative per puntellare il suo trono dopo la sua morte, sebbene:

  • i suoi due figli ed eredi, Edoardo e Riccardo, avevano rispettivamente 12 e 10 anni al momento della sua morte. Era evidente che il suo successore Edoardo non fosse ancora in grado di esercitare con fermezza il potere, e questo avrebbe potuto dar luogo a turbolenze;
  • l’odio che la corte nutriva per la regina, Catherine Woodville, e per i suoi parenti, membri della piccola nobiltà. Costoro, dopo l’ascesa al trono di Edoardo, si erano installati a corte ed avevano fatto man bassa di titoli e ricchezze. Questo era malvisto da chi che per nascita, titoli, ma soprattutto meriti di guerra, avrebbe potuto reclamare per sé quei benefici; in particolare Riccardo di Gloucester, ultimo fratello vivente di Edoardo IV, non faceva mistero dei suoi contrasti con la regina e la sua cerchia.

Edoardo IV, nel letto di morte (1483), cercò di sanare i contrasti tra le opposte fazioni nominando un consiglio di Reggenza per il figlio Edoardo, che saliva al trono col nome di Edoardo V. In tale consiglio sedevano sia la regina ed i suoi che il fratello Riccardo, nominato "Lord Protettore d'Inghilterra".

Timoroso che il nuovo re avrebbe dato ascolto alla madre, segnando così la sua rovina, Riccardo di Gloucester decise di agire. Mentre i parenti della regina tornavano a Londra col nuovo re, egli mandò loro incontro un manipolo di soldati che li imprigionò e li condusse nella prigione-castello di Pontefract (più noto come Pomfret). Dopo un immediato processo-farsa, essi vennero tutti decapitati. La regina ed un suo figlio di primo letto riuscirono a salvarsi rifugiandosi nella Abbazia di Westminster che, come tutti i luoghi sacri all’epoca, godeva dell’inviolabilità.

Riccardo non perse tempo: prese sotto la sua tutela i nipoti e li convinse che, per la loro sicurezza, sino all’incoronazione sarebbe stato meglio per loro alloggiare nella Torre di Londra. Privi d’altri consigli, circondati dall’ostilità della nobiltà che in loro vedeva rivivere il sangue degli odiati Woodville, re Edoardo V ed il fratello Riccardo accettarono il consiglio dello zio.

Essi entrarono nella Torre di Londra nell’estate del 1483 e non vennero mai più visti.

Subito dopo Riccardo portò in Parlamento alcuni testimoni che giurarono di aver assistito ad un fidanzamento del re con un’altra donna poco prima di sposare Catherine Woodville: visto che ai tempi il fidanzamento era considerato un piccolo matrimonio, ne conseguiva che il legame tra il re e la Woodville era illegittimo, ed illegittimi i loro figli. Riccardo ne richiese la diseredazione e, con un atto del Parlamento passato alla storia col nome di Titulus Regius, assunse la corona col nome di Riccardo III.

Simili azioni richiamarono l’interesse di quell’Enrico Tudor, conte di Richmond, che – ormai adulto – non aspettava che l’occasione per far valere i suoi titoli a sedere sul trono. Spedì emissari per convincere i nobili della crudeltà del monarca e sobillarli contro di lui; ricordò loro il giuramento fatto alla casa Lancaster, di cui egli era l’ultimo rappresentante; instillò in loro il dubbio che, se avessero dato fastidio a Riccardo, questi non avrebbe esitato di far loro fare la fine dei Woodville.

Enrico sbarcò in Inghilterra con un piccolo esercito nel 1485, e raccolse attorno a sé un buon numero di seguaci, benché ancora insufficienti per contrastare Riccardo III. Questi gli mosse incontro, ed i due avversari si scontrarono a Bosworth (22 agosto 1485). Enrico aveva ben poche speranze, ma due dei maggiori baroni di Inghilterra, Thomas Stanley conte di Derby ed Henry Percy conte di Northumberland, si unirono a lui disertando l’esercito di Riccardo; per costui fu la fine. Il suo esercito fu messo in rotta e lui stesso trovò la morte nella battaglia.

Giunto a Londra, Enrico dichiarò chiuse le ostilità e si fece incoronare col nome di Enrico VII. Lui, erede della casa di Lancaster, per suggellare definitivamente la pace sposò la figlia primogenita di Edoardo IV, Elisabetta di York.

Il loro figlio Enrico era, stavolta senza ombra di dubbio, il legittimo erede al trono inglese per nascita e sangue. Dalla lotta fratricida dei gloriosi Plantageneti nacque la dinastia Tudor che – particolarmente attraverso Elisabetta I - darà pace e prosperità al regno di Inghilterra e porrà le basi per la creazione dell’Impero britannico.

[modifica] Gli effetti

Gli effetti della Guerra delle Due Rose furono molteplici.

  • La guerra, lunga e cruenta, provocò l’estinzione di numerose famiglie dell’antica aristocrazia feudale, ed il tracollo finanziario di altrettante. Queste famiglie, allevate nella concezione feudale dei rapporti nobiltà-monarchia, costituivano un blocco di potere indocile ai voleri del re. Tale concezione, infatti, si fondava su un reciproco patto di assistenza/soccorso, che si considerava sciolto qualora una delle parti ritenesse – a torto o a ragione – che l’altra ne avesse violato lo spirito o la sostanza. Inoltre, tali famiglie discendevano o dall’antica nobiltà sassone, o dai compagni di Guglielmo il Conquistatore. Vedevano quindi nel loro potere un diritto acquistato con la nascita e coi meriti; fu questa la classe che più volte piegò i monarchi inglesi al suo volere e ne limitò i poteri (ottenendo ad esempio la Magna Charta). Questa classe scomparì, e molti feudi tornarono alla Corona inglese che, quindi, aumentò a dismisura la propria ricchezza, il proprio potere e la propria indipendenza dall’aristocrazia.
  • Proprio la disponibilità improvvisa di così tante terre diede modo ai Tudor di creare un esercito efficiente, di rafforzare il prestigio regale e soprattutto di sostituire alla vecchia una nuova nobiltà, nominata tra gli alti funzionari dello Stato e tra la piccola nobiltà di campagna. Questa nuova aristocrazia tutto doveva al re, e tutto avrebbe perso se fosse incorsa nel suo sfavore: non fu più un potere alternativo a quello regio, bensì il suo appoggio. Era l’inizio dello Stato moderno, e della concezione assolutistica della monarchia.
  • La guerra era stata causata principalmente da motivi dinastici, e vi erano intervenuti tutti coloro che possedessero una goccia di sangue reale nelle vene. Dapprima Enrico VII e poi il successore Enrico VIII diedero il via ad un calcolato sterminio di tutti i possibili pretendenti al trono, perlopiù appartenenti ai residui dell’antica nobiltà. Il figlio di Giorgio di Clarence (Edward di Warwick), i De la Pole, i Beaufort, gli Hastings furono solo le principali famiglie distrutte.

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