Giacomo Strizzi
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Giacomo Strizzi (Alberona, 24 luglio 1888 – Torino, 3 luglio 1961) è stato un poeta italiano, e il più significativo poeta dialettale alberonese.
« Giacomo Strizzi era un innammmorato della propria terra ,del proprio paese,della propria gente,dei costumi ,delle tradizioni,di tutto quanto,insomma, ancora oggi è in certo senso bello e sano nei più riposti angoli del nostro Subappennino (G.De Matteis) » |
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[modifica] Cenni biografici
Giacomo Strizzi fu avviato agli studi da un predicatore di passaggio da Alberona, ma non essendo portato per la vita religiosa, terminò i suoi studi nella scuola pubblica a Foggia. Successivamente si arruolò nella guardia di finanza come volontario e lavorando maturò anche poeticamente.
La sua fama di poeta in vernacolo alberonese è stata legata alle seguenti sillogi: Cusarèdde pajesane (Lucera, Scepi, 1933), Scerpetèddhe (Cianciafruscole), Foggia, Leone, 1953; Vecchi e nuove scerpetèddhe, idem, 1957; fronne e frussce, idem, 1958; l'Arche-verje (L'arcobaleno), 1958; Fattareddhe e quattrètte, 1959 e 'U pagghiarèddhe, 1960.
La produzione letteraria di Giacomo Strizzi si svolse dal 1945 al 1960; tuttavia esprese il meglio della sua creatività soprattutto durante la sua permanenza a Foggia, dove tra il 1949-59 frequentò un gruppo di amici artisti, intellettuali ed uomini di cultura che si riunivano presso il caffè «La gloria» per ridere e scherzare. Fu proprio dalla partecipazione a questi incontri, a volte silenziosi e attenti verso la discussione, che trassero ispirazione molte delle sue poesie di maggior valore lirico.
Giacomo Strizzi per l'asprezza del dialetto alberonese da lui usato per esprimere i suoi sentimenti poetici e soprattutto il forte legame con la sua terra natia è stato giudicato da Alessandro Parronchi la «vera perla » della poesia dialettale della Daunia [1]Tale giudizio è stato confermato da numerosi altri critici della nostra storia letteraria del '900, basti ricordare Guido Della Valle,Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini.
Giacomo Strizzi è stato un poeta triste e malinconico che ha attinto la sua poesia «alle sorgenti più vive della sua terra e del suo dialetto» (G.De Matteis). Egli riuscì come nessun altro poeta dialettale della sua terra a decrivere la povertà e la sofferenza della sua gente e ad esprimerne intensamente il dolore.
[modifica] Giudizi critici
- «...il suo è un temperamento lirico di alto valore: la sua produzione e forbitissima ed è piena di genialità ed inventiva» (Pier Paolo Pasolini).
- «Pur senza aver fatto il tentativo di una poesia engagé (...),Giacomo Strizzi,resta ugualmente un poeta di grande sensibilità e di alto valore artistico : è giunta l'ora ,(...) ...che lo si collochi al posto che merita nella poesia dialettale del nostro Novecento...»
(G. De Matteis).
[modifica] Bibliografia ragionata
- G.De Matteis,Aria ed arie di Alberona,Studio Editoriale Dauno,Napoli -Foggia,1963
- G.De Matteis,Profilo critico del poeta Giacomo Strizzi,in Premio Nazionale di Poesia "Giacomo Strizzi".Tipografia Catapano,Lucera,1987.
In questo saggio l'autore, docente universitario di Letteratura italiana,rivalutando la poesia dialettale strizziana,riferisce che ad essa si sono interessati per inserirla nell'antologia della poesia dialettale del '900 lo scrittore Pier Paolo Pasolini, il critico Mario Dell'Arco e successivamente altri studiosi come Alessandro Parronchi e Biagia Marniti,che l'hanno giudicata favorevolmente. Perciò conclude Strizzi merita di essere collocato nel panorama della nostra poesia dialettale del '900 insieme a nomi illustri come quelli di Giacomo Noventa,Tonino Guerra, Virgilio Giotti,Biagio Marin,Albino Pierro ,ecc.
[modifica] Note
- ^ (cfr. G. De Matteis, Profilo critico del poeta Giacomo Strizzi, p. 15).