Giacomo Agostini
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Giacomo Agostini | |
Italia | |
Carriera nel Motomondiale | |
(Aggiornamento definitivo) | |
Esordio | 1964 in Classe 250 |
Mondiali vinti | 15 |
GP disputati | 186 |
GP vinti | 122 |
Podi | 159 |
Giri veloci | 73 |
8 titoli in Classe 500 e 7 in Classe 350 | |
Albo d'oro | Gran Premi | Circuiti | Piloti |
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Giacomo Agostini (Brescia, 16 giugno 1942) è un motociclista italiano.
Nella storia del Campionato Mondiale di Velocità, è il pilota che ha conquistato il maggior numero di titoli iridati (15) e vinto il maggior numero di Gran Premi (122), riuscendo a guadagnare il podio in 159 delle 186 gare, valide per il titolo mondiale, alle quali ha partecipato.
Il suo palmarés si fregia anche di 18 titoli nazionali ed è, tra i grandi campioni nella storia del motociclismo, l'unico ad aver conseguito un numero di titoli iridati (15) superiore al numero delle stagioni disputate (14).
Per questi risultati viene considerato il più grande campione del motociclismo sportivo di tutti i tempi.
Indice |
[modifica] Biografia
[modifica] Il contesto familiare
Primogento di tre fratelli, Giacomo Agostini nacque in un ospedale di Brescia dove la madre Maria Vittoria era stata prudenzialmente ricoverata in previsione di un parto difficoltoso. Il padre Aurelio svolgeva le funzioni di messo del Comune di Lovere, ove la famiglia risiedeva, contemporaneamente gestendo una torbiera di proprietà. In quegli anni, nascere in ospedale era un evento eccezionale e Giacomo si è sempre ritenuto ed è sempre stato considerato da tutti, compresa la stampa, come nativo di Lovere, tanto che il dato viene spesso riportato erroneamente anche da alcune biografie.
Sin da bambino venne fortemente attratto dal mondo dei motori, ma fu costretto a limitare i suoi primi impegni agonistici nell'ambito di gare clandestinamente organizzate da ragazzini, in sella all'"Aquilotto" di famiglia, sulle strade sterrate e tortuose che costeggiavano il Lago d'Iseo, a causa della ferma contrarietà del padre verso l'insicura, in tutti i sensi, carriera di pilota.
Compiuti i 18 anni l'insistenza di Giacomo cominciò a farsi pressante ed il padre, forse temendo d'essere troppo severo, si consultò con l'anziano notaio di famiglia, per avere il suo parere circa la possibilità che la motocicletta fosse troppo pericolosa o potesse distrarre il figlio dallo studio. L'austero notaio che era notoriamente saggio, ma anche discretamente sordo, intese "bicicletta" al posto di "motocicletta", rispondendo al preoccupato Aurelio che "lo sport fa bene ai ragazzi ed anzi li può aiutare nello studio perché, come dicevano i romani, mens sana in corpore sano".
Fu grazie a questo piccola "commedia degli equivoci" che Giacomo Agostini, nel 1961, riuscì ad avere la moto dei suoi sogni, e di buona parte dei suoi coetanei: una Morini 175 Settebello.
Alcuni biografi ipotizzano che se Agostini avesse iniziato prima a gareggiare, per poi debuttare nel Motomondiale a 17 anni, come Angel Nieto, avrebbe potuto raggiungere risultati ancora maggiori. Altri, all'opposto, sostengono che il divieto paterno determinò per il pilota un approccio maturo al mondo delle corse, consentendogli di unire il grande talento di guida ad una razionale concretezza tattica, che costituirono il necessario presupposto per gli strabilianti risultati ottenuti.
[modifica] Gli esordi
La prima gara ufficiale a cui partecipò con la fiammante "Settebello", 19 luglio 1961, fu la gara in salita "Trento-Bondone", nella quale si classificò secondo. Nella stagione 1962, dopo aver fatto preparare il motore della "Settebello" montando la nuova testa "Aste Corte", oltre a competizioni sui tracciati di montagna, si iscrisse anche al "Campionato Italiano di Velocità Cadetti". Pur partecipando con la stessa moto a bordo della quale raggiungeva il circuito e faceva ritorno a casa, l'allora sconosciuto "Ago" si aggiudicò il titolo. L'impresa e, soprattutto, la scarsità di mezzi con cui l'aveva realizzata non sfuggirono agli occhi esperti e pragmatici di Alfonso Morini, da quale partì un'immediata proposta.
Superato il problema di far firmare il contratto d'ingaggio al sempre più preoccupato genitore, la carriera sportiva di Giacomo Agostini iniziò ad assumere caratteristiche professionali. Ora disponeva di una "Settebello" ufficiale preparata per lui dal reparto corse Moto Morini e di un meccanico per l'assistenza in pista. L'unico dubbio che gli restava era il tipo di specialità a cui iscriversi. Nelle corse sui tracciati montani, dove conta molto più l'abilità del pilota che la potenza del motore, aveva sempre ottenuto ottimi risultati, ma ora poteva ben figurare anche nelle gare in circuito. Non sapendosi risolvere, decise di partecipare sia al Campionato Italiano della Montagna che al Campionato Italiano di Velocità Juniores, conquistandoli entrambi ed aggiudicandosi tutte le gare della stagione 1963.
Un tale sfoggio di talento e agonismo, congiuntamente al burrascoso abbandono di Tarquinio Provini per passare alla Benelli, convinse la Morini a promuovere "Ago" come prima guida del reparto corse, schierandolo nel campionato seniores e nelle "partecipazioni dimostrative" al Motomondiale, in sella alla 250 Bialbero. Anche il campionato italiano 250 si aggiunse al suo palmarés ed inoltre svolse egregiamente le sue prime esperienze nel campionato mondiale, debuttando sul circuito di Solitude (Francoforte), il 19 luglio 1964, nel GP di Germania Ovest e, successivamente, partecipando al GP delle Nazioni sul circuito di Monza, conquistando il 4° posto in entrambe le gare.
[modifica] La MV Agusta
Già un anno dopo, nel 1964, poté competere nell'intero campionato. Passò in un secondo momento alle categorie 350 cc e 500 cc con la scuderia italiana MV Agusta.
Per la stessa bandiera gareggiava Mike Hailwood del quale, più tardi, sarebbe divenuto il maggior rivale. Giacomo Agostini vinse il suo primo titolo mondiale nel 1966 e, tra il 1968 e 1972, si impose nelle due categorie di gara.
Molti dei suoi successi avvennero in sella ad una delle più famose motociclette da competizione realizzate dalla Mv, la MV Agusta 350\500 tre cilindri.
Dopo molti anni di gare a bordo delle motociclette della casa di Cascina Costa, Agostini terminò la sua carriera in sella ad una Yamaha, conquistando i suoi ultimi titoli mondiali.
Oltre al mondiale di velocità, Giacomo Agostini partecipò ad altre competizioni. Tra le principali vittorie ricordiamo i 18 titoli italiani conquistati.
Dopo il ritiro come pilota, avvenuto nel 1977, continuò a seguire da vicino il motociclismo con la sua scuderia e come direttore delle scuderie Yamaha e Cagiva (1992).
[modifica] La Yamaha
[modifica] Record
- Nel 1967 Giacomo Agostini e Mike Hailwood ottennero entrambi 46 punti nella classe 500, frutto sia per "Ago" che per "Mike the Bike" di cinque vittorie e di un secondo posto. Venne dichiarato campione l'italiano in quanto concorrente più giovane d'età.
- Nel 1968, nel 1969 e nel 1970 vinse tutte le gare delle classi 500 e 350 nel motomondiale;
- È, insieme a Hailwood, il pilota che ha vinto più gare in uno stesso anno (1970): 19, sebbene in categorie diverse;
- È titolare del record di 22 podi consecutivi, superato solo da Valentino Rossi.
[modifica] Film
Ha partecipato ad alcuni film: si ricordano, tra gli altri, Formula 1 - Nell'inferno del Gran Prix (1970) di James Reed (pseudonimo di Guido Malatesta) e Amore Formula 2 di Mario Amendola (1971).
[modifica] Fede
Particolarmente devoto al culto mariano, faceva inserire all'interno del proprio casco una medaglietta della Madonna di Lourdes.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
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