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Geronticus eremita - Wikipedia

Geronticus eremita

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Progetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ibis eremita

Geronticus eremita
Stato di conservazione
Critico
Classificazione scientifica
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Ciconiiformes
Famiglia: Threskiornithidae
Genere: Geronticus
Specie: G. eremita
Nomenclatura binomiale
Geronticus eremita
Wagler, 1832
Partecipa al Progetto:Forme di vita

«Messaggeri della primavera» e «trasmigratori delle anime dei defunti» ecco come venivano considerati sulle rive dell'Eufrate degli strani uccelli neri, con testa, becco e zampe rossi, che ogni anno a metà febbraio ritornavano dall'Africa in Asia Minore.

L'arrivo degli uccelli veniva salutato con una grande festa popolare in cui i poveri ricevevano viveri in abbondanza.

Gli strani uccelli, inconfondibili per il caratteristico becco falciforme, erano ibis.

Gli abitanti di Birecik, una cittadina turca sull'Alto Eufrate, coabitano ancora pacificamente con i «kelaynak», nome dato dai turchi agli ibis eremita, Geronticus eremita, ma gli stormi numerosi, messaggeri della buona stagione, sono ormai un ricordo lontano.

L'ibis eremita infatti, come altre specie della famiglia dei Treschiornitidi (di cui fanno parte non solo gli ibis ma anche le spatole), non è più comune come un tempo, minacciato dalle ambizioni dei coltivatori di convertire paludi, campi e prati umidi a scopi economici.

Insieme all'ibis del Giappone, Nipponia nippon, e all'ibis calvo, Geronticus calvus, l'ibis eremita, chiamato anche ibis ciuffetto o ibis dal ciuffo per le lunghe e sottili penne scure che coprono il collo e la nuca, è una specie in grave pericolo di estinzione.

Attualmente ne esistono solo due piccole popolazioni riproduttive tra loro ampiamente separate, una a Birecik in Turchia (già citata) e l'altra in zone montuose del Marocco.

Indice

[modifica] Un areale in continua riduzione

L'ibis eremita è uno dei pochi uccelli estinti in Europa in tempi storici: fino al XVII secolo si riproduceva sul Rodano e sul Danubio, sulle Alpi italiane e sul Giura svizzero.

La sua antica diffusione in Europa fu documentata da un naturalista svizzero, Konrad Gesner, che in un libro sugli animali pubblicato nel 1555 lo descrisse con il nome latino di Corvus sylvaticus e quello comune «waldrapp o klausrabe». Nella prima metà del XVII secolo tuttavia questi uccelli scomparvero dall'Europa a causa della caccia e del saccheggio dei nidi. Col tempo l'esistenza dell'ibis eremita venne dimenticata e la descrizione di Gesner, benché molto particolareggiata, venne considerata puro frutto di fantasia.

Trascorse molto tempo prima che giungessero notizie sulla sua presenza in altre aree.

Una specie di uccelli sconosciuta, denominata ibis dal ciuffo, fu descritta sulle rive del Mar Rosso nel 1832 e più tardi venne segnalata in Nordafrica e successivamente a Birecik. Ma soltanto nel 1897 tre famosi ornitologi riuscirono a dimostrare che l'uccello descritto da Gesner in Svizzera era l'ibis dal ciuffo o ibis eremita, clamorosamente riscoperto quasi tre secoli dopo in Africa.

La sua distribuzione era comunque molto più ampia: si è a conoscenza di alcune colonie sopravvissute in Siria fino al 1930 ed è possibile che si riproducesse anche in Iraq oltre che in aree circostanti il Mar Rosso.

Attualmente l'ibis eremita è legalmente protetto in entrambi i Paesi, Turchia e Marocco, dove ancora vivono i pochi superstiti alla progressiva estinzione, tuttavia l'applicazione delle leggi di fatto incontra grossi ostacoli. In queste regioni è stato possibile effettuare studi sulla sua biologia riproduttiva.

L'ibis eremita nidifica in colonie su pareti rocciose, sia in zone montane, aride e inaccessibili (da cui la scelta del nome) che in zone densamente abitate; costruisce i nidi anche a meno di un metro di distanza fra loro; depone generalmente 2-3 uova che vengono incubate per 27-28 giorni ed i piccoli sono in grado di volare all'età di 46-51 giorni. I giovani hanno il capo quasi interamente coperto da piume bianche e nere e non possiedono le lunghe piume della nuca e del collo che negli adulti contribuiscono a rendere più vistoso l'aspetto da eremita.

Sui dirupi di Birecik un progetto portato avanti dal WWF e dalla direzione dei parchi nazionali della Turchia, ha fornito numerose piattaforme idonee alla nidificazione.

A causa della stretta vicinanza delle abitazioni, sono state erette mura protettive per prevenire l'invasione dei rifiuti domestici sui nidi.

Sempre a Birecik si è tentato di reintrodurre esemplari nati in cattività: l'inserimento dei giovani nella colonia selvatica (costituita oramai solo da 5-6 coppie) è stato tuttavia problematico dal momento che senza i genitori i piccoli non raggiungono l'autonomia necessaria per la ricerca del cibo.

[modifica] Le cause del declino

La principale causa del declino dell'ibis eremita in Turchia è stata l'uso massiccio di pesticidi nei campi coltivati e nelle paludi dove gli uccelli trovano di che alimentarsi: insetti, soprattutto coleotteri e cavallette, aracnidi, miriapodi, molluschi e piccoli vertebrati.

Alla fine degli anni cinquanta dopo una serie di irrorazioni con insetticidi a Birecik morirono circa 700 ibis.

Considerando una scala spaziale e temporale più ampia è comunque possibile ipotizzare che anche cambiamenti climatici e altri fattori naturali possano essere stati responsabili del declino numerico delle popolazioni, soprattutto se si tiene conto che questa specie era una volta abbondante nella Siria settentrionale e che compare anche nei geroglifici egiziani.

L'attività venatoria, il disturbo nei luoghi di nidificazione e l'uso di pesticidi in agricoltura sono stati i principali fattori del declino nel Nordafrica: qui la popolazione del Marocco contava circa 1000 coppie nel 1930 e ancora 500 coppie in un'unica colonia nel 1970, mentre oggi ne sopravvivono al massimo poche decine.

Si è scoperto recentemente che questi ultimi superstiti trascorrono l'inverno nel Sahara spagnolo lungo la fascia costiera in una regione nebbiosa e desertica.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Alri progetti


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