Geminazione consonantica
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Una consonante geminata (o, meno tecnicamente, doppia), dal punto di vista fonetico e indipendentemente dall'ortografia, è un suono consonantico la cui durata sia apprezzabilmente più lunga di quella delle consonanti ordinarie, dette brevi o scempie.
La geminazione delle consonanti fricative, approssimanti, nasali, laterali e vibranti consiste in un semplice prolungamento temporale (nel caso delle vibranti, aumenterà conseguentemente il numero dei battiti o vibrazioni che costituiscono l'articolazione). Per le occlusive e le affricate, la geminazione implica invece un allungamento della sola fase di tenuta.
Alcuni linguisti (fra cui Canepari) propongono una distinzione più o meno netta fra lunghezza consonantica e geminazione consonantica: quest'ultima etichetta è allora riservata ai casi in cui la consonante in questione è ripartita fra due sillabe (in senso fonetico e/o fonologico, indipendentemente dalle convenzioni grafiche), chiudendo una sillaba e aprendo la successiva.
Nei sistemi linguistici in cui è data la possibilità che due parole, fonologicamente identiche per il resto, siano differenziate dalla geminazione d'una consonante, la geminazione stessa è detta fonologica o (fonologicamente) distintiva.
Nella maggior parte delle lingue del mondo, fra cui anche l'inglese, il francese e il tedesco, la geminazione consonantica non è fonologicamente distintiva o non esiste affatto. In italiano invece, come in ungherese, in finlandese, in arabo, in giapponese e in numerose altre lingue, la geminazione consonantica è distintiva: per esempio, cane /ˈkane/ [ˈkaːne] è in opposizione fonologica con canne /ˈkanne/ [ˈkanne]. Lo stesso latino, che sta all'origine dell'italiano e delle altre lingue romanze, aveva la geminazione consonantica distintiva.
Anche fra le lingue regionali o dialetti d'Italia sono largamente presenti idiomi in cui la geminazione consonantica non esiste o non è distintiva: è il caso (con eccezioni rare e marginali) di tutti i dialetti italiani settentrionali, cioè di quelli situati a nord della cosiddetta linea La Spezia–Rimini o Massa-Senigallia, mentre la geminazione consonantica distintiva è mantenuta dai dialetti italiani centro-meridionali, dai dialetti còrsi e dai dialetti sardi.
In conseguenza di questa realtà dialettale, anche le varietà d'italiano parlate nell'Italia settentrionale, soprattutto negli strati socio-culturalmente bassi e nelle aree in cui i dialetti sono ancora vitali, tendono a non avere le geminazioni consonantiche della lingua standard o a rispettarle e riprodurle in modo meno stabile. In particolare, i fenomeni di geminazione al confine di parola (raddoppiamento fonosintattico e fenomeni correlati) sono quasi sconosciuti nel Nord, a causa della mancanza d'una loro rappresentazione nell'ortografia.
[modifica] La trascrizione delle geminate in IPA
Nelle trascrizioni fonetiche e fonologiche in Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA), le geminate si possono indicare o col raddoppiamento del simbolo della consonante, o con la posposizione del simbolo di lunghezza, ː (spesso alterato nel più usuale segno dei due punti, :, per ragioni tipografiche o per trascuratezza). Alcuni autori ritengono preferibile riservare il raddoppiamento del simbolo consonantico alle trascrizioni fonologiche, soprattutto se la consonante lunga è effettivamente ripartita fra due sillabe nella fonologia della lingua e non è considerata un'entità fonologica autonoma, e lasciare l'uso del simbolo ː alle sole trascrizioni fonetiche, dal momento che esse rappresentano l'espressione fonica concreta e che in quest'ultima le due parti della consonante lunga non sono solitamente distinguibili.
Possiamo dunque avere, per l'esempio canne, le seguenti trascrizioni, a seconda delle convenzioni adottate:
Quando è adottata la convenzione della ripetizione del simbolo, in trascrizione fonetica è corretto e possibile, benché decisamente inusuale, specificare che il primo dei due elementi della geminata non ha rilascio udibile, ricorrendo all'apposito diacritico IPA:
[ˈkan̚ne], [ˈpiʦ̚ʦa] o [ˈpit̚ʦa]
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