Enrico Guicciardi
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Enrico Guicciardi (18 maggio 1909 – 3 dicembre 1970) è stato un giurista e avvocato italiano, professore universitario di diritto amministrativo.
[modifica] Vita e carriera accademica
Nato a Novara, da una famiglia originaria della Valtellina, crebbe a Venezia, dove si trasferì a seguito del padre, medico.
Laureatosi in giurisprudenza presso l’Università di Padova con una tesi in diritto costituzionale, sotto la guida del prof. Donato Donati, divenne professore di diritto amministrativo nel corso degli anni ’30, sviluppando il pensiero del proprio maestro nel solco della c.d. “scuola positiva” del diritto pubblico.
Negli anni universitari strinse una profonda amicizia con Antonio Amorth, all'epoca suo compagno di corso, ed a sua volta professore ordinario di diritto amministrativo nelle Università di Modena e nell'Università Statale di Milano.
A partire dal 1933 insegnò diritto amministrativo presso l'istituto universitario Ca' Foscari di Venezia, vincendo nel 1935 il concorso a cattedra come professore ordinario presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Cagliari.
Fu immediatamente chiamato a ricoprire la cattedra di diritto amministrativo della Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova, assumendo formalmente l'incarico nel 1936 e mantenendo la titolarità della cattedra fino alla sua scomparsa nel 1970.
Negli anni della seconda guerra mondiale, a seguito dell'allontanamento dalla cattedra di diritto costituzionale del prof. Donati in applicazione delle leggi razziali del 1938, aiutò lo stesso Donati a rifugiarsi in Svizzera con l'ausilio dell'amico e collega Amorth.
Si laurearono sotto la sua guida futuri professori universitari, come Leopoldo Mazzarolli, titolare della cattedra di diritto amministrativo presso la facoltà padovana in seguito alla morte dello stesso Guicciardi, Francesco Gullo e Gherardo Bergonzini (anche loro titolari del diritto amministrativo a Padova), nonché, sebbene non possa definirsi suo allievo in senso stretto, Feliciano Benvenuti, ordinario presso l’Università Cattolica di Milano e l’Università Ca' Foscari di Venezia.
Fu Preside della Facoltà di Giurisprudenza nel 1943 e, successivamente, nel biennio 1945 - 1947.
Fu Direttore dell'Istituto di diritto pubblico dell'Università di Padova, originariamente fondato e diretto dallo stesso Donato Donati, nei periodi ricompresi fra il 1939 - 1947 ed il 1950 - 1967.
A partire dalla fine degli anni '40 esercitò con crescente impegno la professione forense, fu membro del Consiglio Nazionale Forense, di cui assunse la presidenza nel 1969, e fu parte del comitato scientifico e direttivo de La giurisprudenza italiana dal 1946 alla sua scomparsa.
[modifica] Le opere scientifiche
Il principale lascito scientifico di Guicciardi è La giustizia amministrativa, pubblicata originariamente nel 1942, con successive edizioni, l'ultima delle quali del 1954. Concepito a fini didattici, il testo illustra il diritto amministrativo nel prisma della tutela giurisdizionale avverso i pubblici poteri, trattando, pertanto, anche istituti di diritto sostanziale.
E’ in questo testo che viene proposta, in particolare, la nota distinzione fra norme di relazione e norme di azione, come pure la concezione di interesse legittimo quale posizione giuridica strumentale alla tutela di interessi di mero fatto, legittimante la proposizione dei ricorsi avverso le determinazioni illegittime della pubblica amministrazione.
Altri scritti di particolare importanza sono le monografie Il demanio, Le transazioni degli enti pubblici, L’atto politico, la prolusione padovana sui Concetti tradizionali e principi ricostruttivi della giustizia amministrativa.
A partire dal 1946, fu autore di svariate note a sentenza pubblicate ne La giurisprudenza italiana, in cui venivano analizzate, con particolare sintesi ed acume, le pronunce più significative del Consiglio di Stato, anche con riferimento alle loro implicazioni pratiche.
[modifica] Il metodo scientifico
Sotto il profilo metodologico, Guicciardi prediligeva un approccio formale allo studio del diritto, individuando nella norma giuridica posta dal legislatore il principale oggetto dell'analisi giuridica. In tale prospettiva, l'esame delle varie disposizioni di legge e delle loro relazioni reciproche doveva essere condotto sulla base di una pura logica formale, espungendo da esso ogni elemento extragiuridico o metagiuridico, sulla scorta delle teorizzazioni di Hans Kelsen e dello stesso Donato Donati.
In tale prospettiva, il pensiero di Guicciardi appare antitetico al realismo giuridico di autori come Massimo Severo Giannini, ritenendo in sostanza che lo studio del diritto amministrativo non debba e non possa coincidere con il più generale studio della pubblica amministrazione, riservato ai cultori della sociologia del diritto, delle scienze politiche e dell'organizzazione amministrativa.
Esso è parimenti antitetico al pensiero di autori come Feliciano Benvenuti, nella parte in cui ritiene che lo studio delle norme giuridiche non debba e non possa essere confuso con lo studio delle loro implicazioni e dei loro effetti sullo sviluppo della società, sulla libertà dell'individuo e sull'attuazione dei valori contenuti nella Costituzione, posto che tali valutazioni, pur commendevoli, sono riservate ai cultori della scienza politica e della filosofia del diritto.
Alcuni autori imputano a Guicciardi una sorta di indifferenza rispetto ai mutamenti impressi al diritto amministrativo dall'entrata in vigore della Costituzione, ritenendo in sostanza il suo positivismo giuridico impermeabile ai valori dell'ordinamento ed adattabile a qualunque forma di Governo e di Stato: a conferma di ciò, si è osservato come la stessa Giustizia amministrativa, concepita e scritta durante il periodo fascista, venne ripubblicata senza significative variazioni a seguito dell'entrata in vigore della Costituzione, quasi che le norme costituzioali in materia di giustizia amministrativa nulla avessero innovato rispetto al passato.