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Cecenia - Wikipedia

Cecenia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Repubblica Cecena
Чеченская республика
Čečenskaja Respublika
Нохчийн Республика
Noxçiyn Respublika
Flag of Chechen Republic Coat of arms of Chechen Republic
Dettagli Dettagli
Stato bandiera Russia
Capitale Groznyj
Area

- totale
- % acque

79a

- 15.500 km²
- trascurabile

Popolazione

- Totale
- Densità

49a

- 1.103.686 (2002)
- 71,2/km²

Status politico Repubblica federata
Distretto federale Distretto Federale Meridionale
Regione economica Nord Caucaso
Numero catastale 20
Lingua ufficiale russo, ceceno
Presidente Alu Alkhanov
Primo Ministro Ramsan Kadyrov
Inno

La Repubblica Cecena (in russo Чеченская Республика, in ceceno Нохчийн Республика/Noxçiyn Respublika), nota anche come Cecenia (in russo Чечня, in ceceno Нохчичьо/Noxçiyçö), è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Confina a nordovest con la regione di Stavropol', ad est e nordest con la repubblica del Daghestan, a sud con la Georgia e ad ovest con le repubbliche dell'Inguscezia e dell'Ossezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucaso settentrionale nel distretto federale meridionale della Federazione Russa.


Indice

[modifica] Storia

Nel 1577 i cosacchi si stabilirono nella regione del Terek, primo segno dell'arrivo dell'Impero Russo nella regione. Parte dell'impero russo dal 1783, sia pure con periodiche ribellioni, Cecenia ed Inguscezia furono inglobate nella Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Ceceno-Inguscia alla nascita dell'Unione Sovietica.
Durante la Seconda guerra mondiale, i ceceni si allearono con gli invasori tedeschi e, una volta che l'Armata Rossa ebbe ricacciato le truppe nemiche, Stalin ordinò una durissima punizione. Il 23 febbraio 1944 in una sola notte un milione di cittadini ceceni vennero deportati dal governo centrale sovietico nella repubblica sovietica del Kazakhstan. Fu loro concesso di ritornare alla loro regione d'origine solo nel 1957.

[modifica] La prima guerra cecena (1991-1996)

Dopo il collasso dell'Unione Sovietica in Cecenia nacque un movimento indipendentista che entrò in conflitto con la Russia, non disposta a riconoscere la secessione della Cecenia. Tra i motivi dell'opposizione russa vi sono anche la produzione petrolifera locale e soprattutto il passaggio sul territorio ceceno di petrodotti e gasdotti.
Džokhar Dudaev, il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l'indipendenza della Ichkeria dalla Russia nel 1991.
Nella sua campagna elettorale presidenziale del 1990 Boris Eltsin aveva promesso di riconoscere le richieste di autonomia amministrativa e fiscale dei governi federati, spesso disegnati su base etnica in epoca sovietica e il 31 marzo 1992 la Duma (presieduta da Ruslan Khasbulatov, un ceceno) approvò una legge in tal senso, in base alla quale Eltsin e Khasbulatov firmarono il Trattato della Federazione (Russa), che definiva la divisione dei poteri fra i due livelli di governo, con 86 degli 88 territori interessati. Il Tatarstan firmò nella primavera del 1994, mentre nel caso dellla Cecenia, che rifiutava di ritirare la dichiarazione di indipendenza, nessuna delle due parti tentò seriamente di trattare.
Nel 1994 il presidente russo Boris Eltsin inviò 40.000 soldati nella repubblica per impedirne la secessione e dando avvio alla prima guerra cecena. La Russia si è trovata presto in una situazione difficile, paragonabile a quella già sperimentata in Afghanistan. Le sue truppe mal equipaggiate e poco motivate subirono sconfitte anche notevoli ad opera dei ribelli ceceni. Le truppe russe riuscirono a prendere il controllo di Groznyj, la capitale, solo nel febbraio del 1995, e a uccidere Dudaev il 21 aprile 1996 tirando intenzionalmente un missile su di lui.

Bandiera indipendentista cecena
Bandiera indipendentista cecena
Stemma indipendentista ceceno
Stemma indipendentista ceceno

A fine agosto 1996 Eltsin si accordò con i leader ceceni per un cessate il fuoco (firmato a Khasavyurt, in Daghestan) che portò nel 1997 alla firma di un trattato di pace. Alla fine della prima guerra russo-cecena (1991-96) viene eletto come primo Presidente della Cecenia Aslan Maškhadov, il comandante delle forze ribelli che firmò con il generale Aleksandr Lebed la tregua con le forze armate russe.
Aslan Maškhadov è stato eletto con un mandato quadriennale in un'elezione tenuta sotto monitoraggio internazionale nel gennaio 1997, quando i separatisti rappresentavano una forza maggioritaria. Tuttavia una grave crisi economica, le continue azioni terroristiche di Shamil Basayev e la perdurante presenza di "signori della guerra" che sostituivano anche completamente l'autorità governativa ridimensionarono fortemente la figura del comandante Maškhadov.

[modifica] La seconda guerra cecena (1999-2006)

Il conflitto tornò a divampare nel 1999, annullando de facto il trattato esistente, dando inizio alla seconda guerra cecena. Nell'agosto 1999, Shamil Basayev decideva di allargare lo spettro del conflitto al vicino Daghestan. A nulla sono serviti i tentativi di Aslan Maškhadov di ridurlo a più miti consigli. Più tardi Basayev fu autore del sequestro del Teatro Dubrovka del 2002 e del massacro di Beslan del 2004. Le truppe russe invasero la Cecenia nell'ottobre 1999, radendo al suolo la capitale Grozny.
Nel 2001, Maškhadov promulgava un decreto che ne prorogava la carica per un altro anno. Non gli fu tuttavia possibile partecipare elle elezioni presidenziali del 2003, dato che i partiti separatisti furono posti fuori legge e che su di lui pendeva l'accusa di far parte di forze separatiste: Maškhadov fu costretto a ritirarsi sulle montagne.
Dopo l'assassinio di Aslan Maškhadov ad opera dei servizi russi (avvenuto il 9 marzo 2005), il nuovo capo dei separatisti divenne Abdul Halim Sadulayev, esponente di quella "nuova guardia" stanca dei silenzi dell'Occidente e che non esitò nel settembre del 2005 a destituire i vecchi ministri del defunto Maškhadov, sostituendoli con personaggi più estremisti come Shamil Basayev.
Il 17 giugno 2006 le truppe speciali russe hanno ucciso Sadulayev e il 9 luglio 2006 Shamil Basayev, l'uomo più ricercato in Russia, leader della guerriglia cecena, nel corso di un'operazione delle forze speciali russe, è stato ucciso insieme ad altri guerriglieri che si trovavano con lui in Inguscezia.
La maggior parte della Cecenia è attualmente sotto il controllo dei militari federali russi. Dopo il massacro di Beslan nei media italiani non si è più sentito parlare della causa indipendentista Cecena, a partire dal 2004, anno al quale risale l'ultimo atto rivendicato dal movimento indipendentista.

Ecco le stime del vero e proprio genocidio del popolo ceceno (tenendo presente che le autorità russe impediscono di fatto ai media e alle organizzazione umanitarie l'accesso in Cecenia): 250.000 i ceceni uccisi dal 1994 a oggi, vale a dire un quarto della popolazione originaria della repubblica caucasica; 3.000 i civili che, secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani, sono spariti nel nulla dopo essere stati arrestati dalle forze di sicurezza russe e rinchiusi nei cosiddetti "campi di filtraggio", centri di detenzione e tortura dai quali esce solo chi paga ai militari russi pesanti riscatti; 80.000 i ceceni "transitati" in questi campi secondo le stime per il periodo 1994-2002; 5.300 i soldati russi morti nella seconda guerra cecena (dall'ottobre 1999 a oggi) secondo gli ultimi dati ufficiali del Cremlino; 13.000 i caduti secondo i comitati delle madri dei soldati russi (25.000 contando i caduti della prima guerra)[citazione necessaria].

[modifica] Politica

La Cecenia è ufficialmente una Repubblica federata alla Federazione Russa, la cui Costituzione regionale è entrata in vigore il 2 aprile 2003, dopo un referendum tenutosi il 23 marzo 2003. Il referendum è stato però bollato come "farsa" da molte ONG, come anche larga parte delle tornate elettorali tenutesi in Cecenia dal 1999 in poi.
Sin dal 1990 la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. Questo compromesso viene visto da alcuni come troppo pro-federale. A dispetto dell'opinione corrente, la maggior parte dei cittadini ceceni vede la propria Repubblica come parte della Federazione Russa (oltre il 70% anche secondo sondaggi di fonte indipendente e anti-russa)[citazione necessaria].
Il 5 ottobre 2003 Akhmad Kadyrov, uno dei primi leader della guerra separatista - visto oggi dai separatisti come un traditore - è stato eletto Presidente della Repubblica con l'83% dei consensi. L'OSCE ha tuttavia segnalato brogli elettorali e atti di intimidazione da parte dei soldati russi, nonché l'esclusione delle liste separatiste dalla contesa elettorale. A capo del Consiglio di Sicurezza ceceno è salito Rudnik Dudaev, mentre Anatolij Popov è diventato Primo Ministro.
Il 9 maggio 2004, Kadyrov è stato ucciso in uno stadio di Groznyj con una mina posta nella tribuna d'onore fatta esplodere durante una parata a commemorazione della vittoria sovietica della seconda guerra mondiale. Sergei Abramov ne ha assunto le funzioni ad interim dopo l'attentato.
Il 29 agosto 2004 si è tenuta una nuova elezione presidenziale. Stando alla commissione elettorale cecena, Alu Alkhanov], ex ministro dell'interno, ha ricevuto il 74% dei consensi. L'affluenza alle urne è stata dell'85,2%. Alcuni osservatori, quali il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Federazione Internazionale dei Diritti Umani di Helsinki, nonché i partiti di opposizione hanno contestato l'elezione citando, tra le altre cause, anche la mancata accettazione della candidatura del principale oppositore Malik Sadulayev dovuta a vizi di forma.
Anche la conduzione dell'elezione è stata contestata, senza tuttavia l'apertura di contestazioni formali. Le elezioni sono state sorvegliate nel loro svolgimento dalla Comunità di Stati Indipendenti e dalla Lega Araba. Gli osservatori occidentali, benché invitati, non hanno partecipato all'osservazione.
Il 4 marzo 2006 il primo ministro Sergei Abramov muore in un incidente stradale a Mosca. Viene sostituito dal vice-primo ministro Ramzan Kadyrov.


[modifica] Divisioni Amministrative

[modifica] Distretti

La Repubblica di Cecenia è divisa nei seguenti distretti (in russo районы)

  1. Naurskij (Наурский)
  2. Shelkovskoj (Шелковской)
  3. Nadterečnyj (Надтеречный)
  4. Groznenskij (Грозненский)
  5. Gudermeskij (Гудермесский)
  6. Sunženskij (Сунженский)
  7. Ačkhoj-Martanovskij (Ачхой-Мартановский)
  8. Urus-Martanovskij (Урус-Мартановский)
  9. Šalinskij District (Шалинский)
  10. Kurčaloevskij (Курчалоевский)
  11. Itum-Kalinskij (Итум-Калинский)
  12. Šatojskij (Шатойский)
  13. Vedenskij (Веденский)
  14. Nožaj-Jurtovskij (Ножай-Юртовский)
  15. Šarojskij (Шаройский)

[modifica] Principali centri urbani

  1. Znamenskoe
  2. Naurskaja
  3. Ačkhoj-Martan
  4. Urus-Martan
  5. Groznyj
  6. Šali
  7. Gudermes
  8. Šelkovskaja
  9. Itum-Šale
  10. Šatoy
  11. Vedeno
  12. Nožaj-Jurt

[modifica] Geografia

Fiumi:

[modifica] Economia

[modifica] Nel 2003

Durante gli anni della guerra l'economia cecena è collassata. Il prodotto interno lordo, se fosse attendibilmente misurabile, risulterebbe essere una frazione di ciò che era prima delle guerre. I problemi dell'economia cecena hanno anche impatto sull'economia federale russa - molti crimini finanziari negli anni '90 sono stati commessi da (o con la copertura di) organizzazioni finanziarie cecene. La Cecenia è all'interno della Federazione Russa la regione in cui si registrano i maggiori movimenti di capitali da dollari a rubli. Consistente è il giro di dollari USA falsi. I separatisti hanno previsto l'introduzione di una valuta locale, il Nahar, ma l'esercito federale russo finora l'ha impedita.
Tra gli effetti della guerra rientra la distruzione di circa l'80% del potenziale economico della Cecenia. L'unico settore industriale che è stato finora ricostruito è l'industria petrolifera. Nel 2003 la produzione locale è stata stimata in circa 1,5 tonnellate (circa 30.000 barili al giorno) contro la produzione massima degli anni '80 di circa 4 milioni di tonnellate. La produzione del [2004] rappresenta circa lo 0,6% della produzione totale russa.
Il tasso di disoccupazione è al 76%. Nonostante qualche miglioramento, baratto ed espedienti sono praticati da gran parte della popolazione.
Secondo il governo federale russo, sono stati spesi dal 2000 ad oggi oltre 2 miliardi di dollari per la ricostruzione dell'economia cecena. Tuttavia, secondo l'equivalente russo della Corte dei Conti (Sčotnaja Palata) non più di 350 milioni di dollari sono stati spesi come pianificato.

[modifica] Popolazione

La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.
Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni '90 ne rimanevano nel paese circa 60.000.
Le lingue usate nella repubblica sono la lingua cecena e la lingua russa. La lingua cecena appartiene alla famiglia linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Alcuni ricercatori collocano questa famiglia linguistica in una super-famiglia ibero-caucasica.
La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale.

  • Popolazione: 1.103.686 abitanti (2002)
    • Urbana: 373.177 (42.5%)
    • Rurale: 730.509 (57.5%)
    • Maschi: 532.724 (48.3%)
    • Femmine: 570.962 (51.7%)
  • Età media: 22,7 anni
    • Urbana: 22,8 anni
    • Rurale: 22,7 anni
    • Maschile: 21,6 anni
    • Femminile: 23.9 anni
  • Numero di nuclei familiari: 195.304 (1.069.600 persone)
    • Urbano: 65.741 (365,577 persone)
    • Rurale: 129.563 (704,023 persone)


[modifica] Bibliografia

in italiano

  • Carlo Gubitosa. Viaggio in Cecenia. La guerra sporca della Russia e la tragedia di un popolo. Nuova Iniziativa Editoriale, 2003.
  • Jacques Allaman. CECENIA- Ovvero l'irresistibile ascesa di Vladimir Putin. Fazi Editore, 2003.
  • Anna Politkovskaya. Cecenia, il disonore russo. Fandango 2003
  • Alexandre Dumas. La guerra santa. Viaggio tra i ribelli ceceni. Rubbettino 2002
  • Milana Terloeva. Ho danzato sulle rovine Corbaccio 2008

in inglese

  • Olga Oliker. Russia's Chechen Wars 1994 - 2000: Lessons from Urban Combat'. ISBN 08-33-02998-3.
Un'analisi strategica e tattica delle guerre cecene (Estratti significativi dell'opera disponibili gratuitamente )

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

in inglese, dove non altrimenti specificato

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