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Borgo Pila - Wikipedia

Borgo Pila

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Una Corte al posto dell'antico Borgo
Corte Lambruschini

Al posto dell'antico Borgo Pila oggi si ergono gli alti grattacieli del moderno centro direzionale di Corte Lambruschini, dove ha la sua sede il Teatro Stabile

Borgo Pila è il nome di uno storico quartiere di Genova oggi non più esistente e sostituito dal moderno centro direzionale di Corte Lambruschini.

Nel XIX secolo era formato da pochissime case riunite intorno alla Chiesa di Santa Zita e tutto intorno vi erano numerosi e floridi orti che erano divisi gli uni dagli altri da stradine molto strette con affiancati piccoli canali per irrigare.

I mercati di Piazza San Domenico, piazza della Nunziata e piazza delle Erbe, venivano provvisti di frutta e verdura esclusivamente da questi orti.

Dal punto di vista amministrativo Borgo Pila dipendeva completamente da San Francesco d'Albaro, anche se era situato a breve distanza tanto dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole che dalla centrale piazza della Vittoria, un tempo sede della Piazza d'Armi, da cui era diviso dal torrente Bisagno, prima che il corso d'acqua venisse coperto nel tratto terminale in direzione del quartiere della Foce.

Per buona parte del XX secolo l'antico borgo è rimasto chiuso e disabitato, eccetto poche case d'abitazione. Soltanto negli anni ottanta del Novecento l'area ha trovato una propria sistemazione con pesanti lavori di ristrutturazione e riedificazione.

Indice

[modifica] Borgo Pila nell'Ottocento

Attraverso una litografia di Martin Cadenat, risalente ai primi anni del XIX secolo, si vede Genova dalla collina d'Albaro e ai piedi di essa una rotonda di alberi da dove prende il via una strada dritta che conduce alla città. Alla fine della strada si erge imponente "porta Pila".
Sulla sinistra si può scorgere il borgo della Foce e a destra un gruppo di case che formano il borgo Incrociati. Sullo sfondo si intravede, oltre le mura, la passeggiata delle Cappuccine e la città. Il tratto delle mura seicentesche su cui si apriva oltre alla Porta Pila (sull'attuale sito dello sbocco della via XX Settembre) anche la Porta Romana (sullo sbocco della via San Vincenzo), era denominato le Fronti Basse sul Bisagno.

La strada, che dai piedi della collina arrivava a porta Pila, in origine (era stata realizzata al princupio dell'Ottocento) era la "strada Reale", denominata subito dopo via Minerva. Inizialmente senza case prospettanti su di essa, era soprelevata di circa tre metri sul livello del suolo per ovviare alle eventuali piene del Bisagno, ed era collegata dalla rotonda ad Albaro, da via Olimpo. Un servizio di omnibus partiva da piazza Leopardi e raggiungeva porta Santo Stefano, dove oggi sorge il ponte monumentale, e piazza San Domenico che ora è diventata piazza De Ferrari.

A quel tempo non esisteva ancora piazza Tommaseo ma vi era solamente una distesa di orti sotto ad un boschetto d'alloro che delimitava il giardino di Villa Saluzzo Bombrini, detta "Il Paradiso" e solo con l'evolversi della città iniziò a prendere forma l'attuale piazza che subì il vero cambiamento solamente con l'apertura di via Montevideo.

La strada venne realizzata su un pezzo dell'antica strada provinciale che conduceva dalla zona di Tommaseo a San Martino e a Sturla e a quel tempo era detta "Mondo Nuovo" perché i genovesi, abituati a vivere all'interno delle mura, consideravano questo espandersi proprio come un mondo nuovo.

Dopo le mura del XVII secolo, quando la città fu munita del riparo delle mura che aveva come culmine il Forte Sperone, si assistette allo sviluppo di quartieri fuori le mura e con cambiamenti radicali all'interno.

Durante la prima guerra mondiale la via Mondo Nuovo divenne via Montevideo e i lavori proseguirono fino a quando quello che oggi è corso Buenos Aires (allora via Minerva), fu abbassato per allinearlo al livello della via XX Settembre da poco aperta.

[modifica] Borgo Pila e la chiesa di Santa Zita

Quando nel 1874 Borgo Pila si staccò da Albaro, Santa Zita divenne una parrocchia autonoma con una popolazione di circa quattromila persone, la maggior parte ortolani. La chiesa, che era stata costruita nel secolo XIII dai mercanti lucchesi viventi in quella zona che praticavano l'artigianato dei tessuti di lana e di seta, sorgeva allora sulle sponde del Bisagno ed era dedicata al Volto Santo (culto importato dai Lucchesi), nome che mantenne fino a quando, nel 1278, una vergine lucchese di nome Zita non venne fatta santa. La comunità lucchese in Genova aveva nei secoli XV-XVI anche un'altra chiesa, poco distante, sempre nei pressi del Bisagno, la chiesa di Borgo degli Incrociati).

La chiesa subì molti rimaneggiamenti a causa del deterioramento dovuto alle piene del torrente, fino a che nell'Ottocento venne progettata la nuova chiesa che si può ancora vedere ancor oggi anche se rovinata da coperture di cattivo gusto che la rendono esteriormente una delle chiese meno belle di Genova. La nuova chiesa, in stile neorinascimentale fiorentino, fu realizzata si disegni di Angelo Del Vecchio, ripresi ed ampiamente variati da Maurizio Dufour. Officiante dal 1899, era stata costruita poco distante dalla precedente chiesa, la quale fu demolita (ne restano solo alcune perti di muratura inglobate nel cortile del palazzo di fronte all'attuale Santa Zita). Fortunatamente il portale della vecchia chiesa è stato salvato e collocato nella parte posteriore della chiesa. Il portale della vecchia chiesa porta sul suo architrave tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e San Giovanni), provenienti da un altare scomparso della chiesa; sono tutte e tre opera del Paracca (XVI secolo).

La nuova chiesa fu ultimata con la cupola in stile fiorentino nel 1926. Al suo interno conserva, ereditate dalla precedente Santa Zita, la statua della Madonna di Città, ed una tela di Valerio Castello con il Miracolo di Santa Zita.

[modifica] Distruzione del Borgo Pila

Borgo Pila ebbe a subire nei secoli molti attacchi da parte delle piene del Bisagno e specialmente quella del 26 ottobre 1822 vede crollare il ponte e un totale diroccamento.
Da una cronaca del tempo si può leggere:

« La pioggia cominciò la notte di giovedì e continuò per quindici ore consecutive in modo fortissimo. Il venerdì mattina la via tra Genova e Albaro era però ancora praticabile, ma continuando un'acqua dirotta, a dieci ore gli orti del Bisagno cominciarono a convertirsi in lago. Alle undici tutto era sotto l'acqua e l'onda s'andava ancora innalzando. Coll'avvicinarsi del meriggio il cielo si fa più cupo, il fulmine scoppia a brevi intervalli, seguito da tetro rimbombo di tuono, diluvia. L'inondazione guadagna tutta la vasta pianura del Bisagno che appare come una laguna fangosa, dalla quale emergono le sole cime degli alberi e delle case sommerse fino al secondo piano. Mura diroccate, terreni divelti, alberi sradicati, chiese inondate, ponti abbattuti, case rovinate, masserizie travolte e animali annegati. »

Il ponte Pila, in muratura, distrutto dalla piena del 1822, venne ricostruito con una struttura in legno. In seguito questa prima struttura venne ancora sostituita da quella in ferro, una carpenteria del tipo di quelle ferroviarie, che fu mantenuta sino a quando per la copertura di questo tratto di torrente Bisagno, negli anni '30 del Novecento, non venne demolita.

[modifica] Il ponte ricostruito

Il ponte Pila, in muratura, distrutto dalla piena del 1822, venne ricostruito con una struttura in legno. In seguito questa prima struttura venne ancora sostituita da quella in ferro, una carpenteria del tipo di quelle ferroviarie, che fu mantenuta sino a quando per la copertura di questo tratto di torrente Bisagno, negli anni '30 del Novecento, non venne demolita.

[modifica] Bibliografia

Per approfondire, vedi la voce Bibliografia su Genova.


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