Battaglia di Agincourt
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Battaglia di Azincourt | |||||||
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Parte della Guerra dei cent'anni | |||||||
Miniatura della battaglia di Agincourt (XV sec.) |
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Schieramenti | |||||||
Inghilterra | Francia | ||||||
Comandanti | |||||||
Enrico V d'Inghilterra | Charles d'Albret | ||||||
Effettivi | |||||||
5.000 arcieri 1.000 uomini d'arme a piedi |
11.000 fanti 12.000 cavalieri 4.000 arcieri e balestrieri |
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Perdite | |||||||
1.600 morti | 10.000 morti 1500 prigionieri[1] |
Guerra dei cento anni |
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Sluis –Caen –Blanchetaque –Crécy – Calais – Poitiers – Auray – Nájera – Montiel – La Rochelle – Agincourt – Rouen – Baugé – Meaux – Cravant – Verneuil – Orléans – Patay – Compiègne – Gerbevoy – Formigny – Castillon |
La battaglia di Azincourt o di Agincourt[2] è considerato uno dei momenti più cupi della storia della Francia[3] e al contrario uno dei più fulgidi della storia dell'Inghilterra e del suo re Enrico V.
Indice |
[modifica] Ragioni dello scontro
Re Enrico V d'Inghilterra, divenuto sovrano del Regno d'Inghilterra a soli 25 anni, era considerato giusto, pio, avido di potere e conquiste, cavalleresco, spietato e ansioso di farsi onore sul campo di battaglia, malgrado la giovane età rappresentava il prototipo ideale di re medievale.
Al tempo della sua ascesa al trono (1413), Enrico trovava un'Inghilterra profondamente provata da faide e lotte intestine che con il passare del tempo avevano di fatto messo in ginocchio il paese e la popolazione, ormai stanca. Il sovrano pensò bene di trovare una soluzione che non solo avrebbe giovato al morale della popolazione, ma unito il suo regno e rafforzato la popolarità della dinastia di Lancaster su tutto il territorio: una vittoriosa campagna contro la Francia.
Per arrivare a ciò serviva certo un ottimo pretesto. Enrico avanzò delle richieste talmente oltraggiose che il governo francese non potette accettare; in breve Enrico chiedeva: la corona di Francia, l'ex impero angiovino, il riscatto non pagato di re Giovanni II (catturato a Poitiers), metà della Provenza, il ducato di Normandia, la mano della figlia del re di Francia più una cospicua dote di 2 milioni di corone francesi.
Per la Francia non poteva esserci un momento storico peggiore per ricevere un simile oltraggio: il governo di Carlo "il Pazzo" aveva di fatto portato il paese in uno stato di totale anarchia dove Armagnacchi e Borgognoni si contendevano il potere. Nel 1415 i negoziati tra i due paesi rivali si interruppero, nei primi giorni d'agosto, l'esercito inglese capitanato da Enrico V partiva alla volta di Harfleur, porto che avrebbe, una volta conquistato, fatto da tramite per il suo esercito. Contro ogni aspettativa la popolazione di Harfleur si era preparata al lungo assedio che avrebbe dettato l'esercito inglese, rinforzate le mura e allagata la pianura circostante, costrinse l'esercito della corona ad un duro assedio. Col passare del tempo, tanto tra gli assediati quanto tra gli assedianti, iniziava a scarseggiare il cibo e l'aria poco salubre delle paludi, il duro lavoro imposto ai soldati per creare efficaci avamposti d'attacco (trincee) e viceversa difendersi (la popolazione era spesso chiamata a ricostruire le mura della città rovinate dai colpi d'artiglieria), le umide notti invernali, iniziarono a far pagare pegno, epidemie di febbri e dissenteria devastarono l'esercito inglese e la popolazione stessa. Il 22 settembre 1415 la città cadde e, non contento dell'impresa, re Enrico decise, contro il volere di tutti, di proseguire la sua marcia verso Calais. Lasciato un piccolo contingente di 1200 uomini a difendere Harfleur, il re inizia la propria marcia con un seguito di circa 6000 uomini, di cui 5000 arcieri e solo 1000 uomini d'arme. Nel frattempo, conti, duchi, signorotti e nobili di tutta la Francia, avevano riunito un esercito numericamente ben fornito, presso la città di Rouen, coadiuvati dal Delfino e dal re che aveva però nel conestabile di Francia il suo rappresentante sul campo si riunirono forze giunte sotto la guida dei duchi di Berry, d'Alençon, di Borbone e d'Angiò.
[modifica] La battaglia
Durante la marcia dell'invasore verso Calais, l'esercito francese cerco più volte di tendere imboscate che indebolissero fino alla distruzione l'esercito inglese, il tentativo fallì miseramente e i nobili francesi approvarono, non senza disaccordi, un attacco frontale che annientasse il nemico.
Due araldi vennero inviati ad Enrico dai nobili francesi, essi riferirono al re che dal momento che lui era venuto a conquistare il loro paese, i francesi l'avrebbero combattuto in qualsiasi luogo e momento. Enrico replicò dicendo che avrebbe proseguito la propria marcia verso Calais e che i francesi avrebbero ostacolato la sua marcia a loro rischio e pericolo, poi ricompensò gli araldi con dell'oro e accampò il proprio esercito nella cittadina di Maisoncelles. All'alba del 25 ottobre 1415 i due eserciti cominciarono a schierarsi. I francesi schierarono il loro esercito nella pianura adiacente tra Azincourt (Agincourt)[2] e Tramecourt, come per sbarrare la via verso Calais; ordinato su tre file di uomini, lo schieramento francese prevedeva l'utilizzo di uomini d'arme appiedati al centro, sostenuti da arcieri e balestrieri e, ai lati, formazioni di cavalleria pesante.
Dal canto suo, Enrico V, schierò in tre piccole formazioni gli uomini d'arme capitanate dal duca di York, da Lord Camoys e dal re in persona. Gli armigeri vennero rafforzati dagli arcieri che, in formazioni triangolari, andarono a comporre una linea d'attacco leggermente concava. Al grido "San Giorgio, San Giorgio", l'esercito inglese iniziò la propria marcia verso lo scontro, d'altro canto, i francesi nettamente superiori per numero, convinti di dettar le regole del gioco, si sentivano ora disorientati. Giunti a 200 metri dalle forze francesi, gli arcieri del re iniziarono a piantare una serie di pali appuntiti nel terreno fangoso e una volta difesi iniziarono a riversare frecce sui francesi. La cavalleria francese provò a controbattere, ma le condizioni del terreno e la pioggia di dardi rendevano nulla la corsa dei cavalieri che, in più, giunti alle palizzate erano facili vittime del nemico. Solo un attacco frontale andò a segno e fece indietreggiare le linee inglesi, ma quella che sembrava una svolta si rivelò come la fine per i francesi. L'esercito della corona creò un imbuto nel quale caddero migliaia di nobili, conti e duchi di tutte le parti della Francia, molti morirono subito, altri vennero catturati e uccisi per paura di ritorsioni future, l'esercito francese (composto secondo alcune stime da 10.000 fanti e 8.000 cavalieri, secondo altre di un totale di 25.000 uomini) messo in fuga. Fu una grande vittoria, ed Enrico V ben presto rivendicò le proprie posizioni e, nel 1420, fu nominato erede al trono francese.
La Francia aveva peccato di presunzione sentendosi più forte numericamente, credendo nei suoi uomini più importanti finiti in rovina, l'Inghilterra si fece lustro grazie all'ingegno di un uomo e di un re che vendette cara la pelle anche in battaglia. Enrico V si ammalò e morì di dissenteria nel 1422, eroe per il suo popolo, ammirato in tutta Europa.
[modifica] Considerazioni conclusive
[modifica] Bibliografia
- Keegan, John. Il volto della battaglia, Il Saggiatore ISBN 8842811297
- Cau, Paolo. Battaglie, Giunti ISBN 8809044592
[modifica] Note
- ^ Uccisi quasi tutti dopo la battaglia a eccezione dei nobili, utili per guadagnarci un riscatto
- ^ a b La battaglia si svolse presso Azincourt, località nel dipartimento del Passo di Calais nella regione del Nord-Passo di Calais e talvolta indicata con la grafia di Agincourt. Non va confusa con la località omonima di Agincourt situata nel dipartimento di Meurthe-et-Moselle nella regione della Lorena
- ^ Alla battaglia prese parte anche il Maresciallo di Francia, già governatore della Repubblica di Genova, Jean Le Meingre detto Boucicault II.
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