il Resto del Carlino
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il Resto del Carlino | |
Paese | Italia |
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Lingua | italiano |
Periodicità | quotidiano |
Genere | stampa nazionale |
Formato | Berlinese |
Tiratura | 209.612 (dicembre 2007) |
Diffusione | 168.052 (dicembre 2007) |
Fondazione | 21 marzo 1885 |
Sede | via E. Mattei, 106, Bologna |
Editore | Poligrafici Editoriale |
Direttore | Pierluigi Visci |
Redattore capo | |
Sito web | ilrestodelcarlino.quotidiano.net |
il Resto del Carlino è il giornale simbolo di Bologna ed uno dei più antichi tra i quotidiani italiani tuttora in vita
(Tra il 1945 ed il 1953 la testata assunse il nome «Giornale dell'Emilia»).
Indice |
[modifica] Perché si chiama così
Bologna non è molto lontana da Firenze. Nel capoluogo fiorentino circola già nel 1885 un giornale di nome Il Resto al sigaro[1]. Viene venduto nelle tabaccherie al prezzo di 2 centesimi. Siccome un sigaro costa 8 centesimi, è facile per gli esercenti abbinare la vendita dei due prodotti e rendersi così promotori del giornale. Alcuni bolognesi prendono l'idea e nel giro di due mesi la portano a Bologna. I loro nomi sono: Cesare Chiusoli, Giulio Padovani e Alberto Carboni. Tutti e tre hanno alle spalle studi di giurisprudenza e un'attività consolidata di giornalismo in altri quotidiani cittadini (Stella d'Italia, La Patria)[2]. Chiusoli, Padovani e Carboni si espongono con sole 100 lire a testa. Nella costituenda società si aggiunge Francesco Tonolla, molto più ricco dei tre, cui viene affidato il ruolo di amministratore.
Il loro giornale esce con le stesse dimensioni e con lo stesso prezzo del foglio fiorentino. Costa due centesimi (invece dei 5 della stampa “seria” e di quella sportiva) ed ha un formato di 19 × 29 cm, addirittura più piccolo dell'attuale A4. Secondo i canoni dell'epoca la pagina "a lenzuolo" (broadsheet) è tipica della stampa d'informazione; invece i fogli cittadini popolari adottano un formato ridotto. I fondatori scelgono questo secondo formato poiché il nuovo giornale non deve fare concorrenza alla stampa "seria", ma inserirsi nel mercato delle letture leggere.
Rimane ora da scegliere il nome. Ovviamente non può essere uguale a quello del foglio ispiratore fiorentino. Ma deve mantenere un tono originale, scanzonato e bizzarro. Nella Bologna ottocentesca la moda giornalistica impone nomi come "La Striglia", "La Frusta", "Lo scappellotto". I fondatori scelgono “il Resto… del Carlino”, dove i puntini di sospensione non sono messi a caso. La testata si rifà infatti a un diffuso modo di dire locale: “dare il resto del carlino” significa “dare ad ognuno il suo avere”, “regolare i conti” e, per estensione, "pungolare i potenti e fustigare i prepotenti" [3].
[modifica] Storia
[modifica] Il primo anno di vita
Il primo numero de Il Resto del... Carlino esce il 21 marzo 1885. L'editoriale, di Giulio Padovani, s'intitola semplicemente ?. Padovani spiega che:
« Questo punto deve servire a rappresentare la curiosità dei lettori [per] un giornale piccolo per chi non ha tempo di leggere i grandi; [un giornale] dove l’uomo d’affari, l’operaio, l’artista, la donna, tutti, troveranno in un batter d’occhio... le notizie sugli avvenimenti più importanti. » |
Sulla testata del nuovo quotidiano compare una donna che fuma - con il riferimento al tabaccaio da cui “si va a comprare il primo sigaro della giornata”. La pagina è divisa in tre colonne. La forma di esposizione delle notizie è agile e si presta alla lettura “in un batter d'occhio”.
Lo stampatore è la Tipografia Azzoguidi in via Garibaldi 3, dove è sistemata anche la redazione. La prima tiratura è di 8.000 copie; il giornale si vende sia nelle tabaccherie, dove viene distribuito come resto, sia nelle altre botteghe, oltre che nelle ancora rarissime edicole. Dopo sei mesi le copie tirate diventano 14.000, ma anche i costi di produzione crescono e la proprietà non può fare altro che ritoccare il prezzo. L'aumento è minimo: un solo centesimo, che viene compensato con l'aumento del formato. La decisione però ha un effetto controproducente: i lettori sono spiazzati dalle nuove dimensioni mentre ai tabaccai il giornale non fa più comodo perché “non serve più come resto”'. Le vendite precipitano, si arriva allo stato di crisi.
La svolta arriva con l'ingresso nella proprietà di Amilcare Zamorani, che rileva la quota di Giulio Padovani. Avvocato di origini ferraresi trapiantato a Bologna, Zamorani trasforma il "Resto del... Carlino" in un vero quotidiano di informazione. Il giornale assume il tono dei maggiori giornali nazionali e si colloca in un'area politica di riferimento, quella dell'Associazione democratica di radicali, repubblicani e socialisti legalitari. Il formato aumenta a 37 cm x 52, le colonne pure (da tre a cinque), così come il prezzo: 5 centesimi.
[modifica] Il primo Novecento
Diventato il primo quotidiano bolognese, il giornale aumenta la tiratura durante tutta l'epoca giolittiana. Nel 1909, due anni dopo la morte di Zamorani, il giornale si sposta dall'area democratica-popolare a quella conservatrice-agraria.
La Grande guerra fa salire la tiratura da 38.000 a 150.000 copie, ma la successiva recessione provoca una forte crisi finanziaria, di cui approfitta il fascismo nascente per entrare nella proprietà del giornale e condizionarne la linea. La maggioranza del pacchetto azionario oscilla tra potentati industriali (famiglia Agnelli) e politici (Leandro Arpinati). Nel 1934 il Carlino diventa proprietà del partito fascista, nel 1940 è proprietà personale di Dino Grandi. Tra il 1921 e il 9 settembre 1943, alla guida del quotidiano si succedono ben nove direttori, quasi nessuno dei quali è giornalista di professione.
Nel 1945 il direttore Giorgio Pini è condannato penalmente per il suo passato di dirigente nella RSI. Lo storico nome Resto del Carlino viene cancellato. Il nuovo proprietario, il PWB (Psychological Warfare Branch), la sezione informativa delle forze alleate, rinomina la testata Giornale dell'Emilia. Causa ristrettezze economiche, il quotidiano esce con un solo foglio (formato lenzuolo), di cui la prima facciata è dedicata alle notizie di interesse nazionale, mentre il retro è riservato alle notizie di Bologna.
[modifica] Il secondo Novecento
Poco dopo la Liberazione il giornale ritorna in mano ai proprietari terrieri (maggio 1945, direttore Gino Tibalducci), cui si affiancano gli industriali bolognesi (marzo 1946, nuovo direttore Tullio Giordana). Nel 1953 il giornale lancia un referendum tra i lettori sul ripristino del nome storico: vincono i sì. Il 4 novembre la testata torna ad essere Il Resto del Carlino.
Nel 1955 viene chiamato a dirigere il Carlino il giornalista e storico fiorentino Giovanni Spadolini. Il "professore" ordina la creazione di un archivio delle foto e degli articoli, che il giornale non aveva ancora. Caratteristica del periodo spadoliniano è anche la cura della Terza pagina, che si riempie di firme illustri. Il giornale mette il mostra tranquillamente Giuseppe Prezzolini, Manara Valgimigli, Ignazio Silone e il giovane Alberto Ronchey, fino a Guido De Ruggiero e Giovanni Papini. Sotto la guida di Spadolini muovi i primi passi anche Luca Goldoni, che con gli anni diventerà una delle firme-simbolo del quotidiano. Nel 1964 il principale azionista del Carlino diventa la famiglia di Attilio Monti, proprietario dell'Eridania Zuccheri.
Nel 1968 anche Spadolini lascia, chiamato a dirigere il prestigioso Corriere della Sera. La sua permanenza rimane una delle più longeve del dopoguerra. Con il "professore" parte per Milano anche il caporedattore Leopoldo Sofisti. Al loro posto arrivano Domenico Bartoli e Giuseppe Trevisani. La grafica del giornale viene riconcepita da quest'ultimo per adattarsi alla nuova tecnica di stampa in offset.
Anche agli inizi degli anni Ottanta l'immagine del giornale viene rinnovata. Il progetto è affidato a Sergio Ruffolo, già realizzatore nel 1976 del progetto grafico de la Repubblica. Ruffolo disegna uno schema di impaginazione in blocchi verticali, che compone secondo misure fisse titoli ed articoli in una gabbia definita. Cambia anche lo stile degli articoli che, collocati in questi spazi così precisi, si fa più semplice ed immediato. Il 18 dicembre 1982 il Carlino esce con la nuova veste grafica; sono nuovi anche i caratteri (senza grazie) e la titolazione. La grafica rimarrà la stessa per tutti gli anni Novanta.
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A partire dagli anni Novanta la famiglia Riffeser, erede di Monti, ha messo in sinergia il Carlino con altri due quotidiani: il fiorentino La Nazione e il milanese Il Giorno nella rete QN - Quotidiano Nazionale. Il QN - Quotidiano Nazionale fornisce le notizie nazionali e internazionali uguali per tutti; ad esse ogni quotidiano aggiunge un dorso con le notizie che interessano il proprio bacino di riferimento.
[modifica] I direttori
- I 4 fondatori (vedi supra), 21 marzo 1885 - 26 dicembre 1885
- Amilcare Zamorani, 27 dicembre 1885 - 14 dicembre 1905
- Pio Schinetti, 15 dicembre 1905 - 23 dicembre 1907
- Guido Sestini, 24 dicembre 1907 - 20 agosto 1909
- Umberto Silvagni, 21 agosto 1909 - 13 aprile 1910
- Giovanni E. Sturani, 28 novembre 1910 - 2 luglio 1912
- Lino Carrara, 3 luglio 1912 - 4 settembre 1913
- Ettore Marroni, 5 settembre 1913 - 23 dicembre 1913
- Lino Carrara e Filippo Naldi, 24 dicembre 1913 - 27 aprile 1919
- Mario Missiroli, 6 maggio 1919 - 5 aprile 1921
- Nello Quilici (1890-1940), 20 dicembre 1921 - 4 agosto 1923
- Tommaso Monicelli, 5 agosto 1923 - 20 febbraio 1925
- Widar Cesarini Sforza (1886-1965), 9 aprile 1925 - 25 maggio 1928
- Giorgio Pini (1899-1987), 26 maggio 1928 - 4 marzo 1930
- Achille Malavasi, 4 aprile 1930 - 24 dicembre 1933
- Giorgio M. Sangiorgi, 3 gennaio 1934 - 15 novembre 1937
- Armando Mazza, 16 novembre 1937 - 7 novembre 1940
- Giovanni Telesio, 8 novembre 1940 - 27 luglio 1943
- Alberto Giovannini, 28 luglio 1943 - 9 settembre 1943
- Giorgio Pini, 16 settembre 1943 - 20 aprile 1945
- Gino Tibalducci, 18 maggio 1945 - 16 marzo 1946
- Tullio Giordana, 17 marzo 1946 - 1° agosto 1947
- Luigi Emery, 12 ottobre 1947 - 3 dicembre 1949
- Giuseppe Longo, 4 dicembre 1949 - 28 febbraio 1953
- Vittorio Zincone, 1° marzo 1953 - 19 febbraio 1955
- Giovanni Spadolini, 20 febbraio 1955 - 10 febbraio 1968
- Domenico Bartoli, 11 febbraio 1968 - 20 giugno 1970
- Enzo Biagi, 21 giugno 1970 - 30 giugno 1971
- Girolamo Modesti, 1° luglio 1971 - 22 marzo 1975
- Alfredo Pieroni, 23 marzo 1975 - 7 marzo 1977
- Franco Di Bella, 8 marzo 1977 - 25 ottobre 1977
- Tino Neirotti, 20 novembre 1977 - 3 marzo 1985
- Franco Cangini, 4 marzo 1985 - 12 marzo 1987
- Marco Leonelli, 13 aprile 1987 - 26 marzo 1995
- Giuseppe Castagnoli, 27 marzo 1995 - 31 maggio 1998
- Gabriele Canè, 1° giugno 1998 - 18 dicembre 1999
- Marco Leonelli, 19 dicembre 1999 - 25 febbraio 2002
- Giancarlo Mazzuca, 26 febbraio 2002 - 2008
- Pierluigi Visci, 17 marzo 2008 - oggi
[modifica] Firme illustri
- Giosuè Carducci (dal 28 luglio 1886)
- Aurelio Saffi (dal 1889)
- Alfredo Oriani (dal 1895)
- Giovanni Pascoli (dal 1896)
- Gino Piva (1914-1929)
- Olindo Guerrini
- Alfredo Testoni
- Trilussa
- Romolo Murri (dal 1919)
- Benedetto Croce
- Luigi Einaudi
- Paolo Treves
- Guido De Ruggiero
- Corrado Alvaro
- Giovanni Comisso
- Goffredo Parise
- Giuseppe Prezzolini
- Alberto Ronchey
- Giuseppe Berto
- Alessandro Cervellati
- Enzo Tortora
- Nicola Matteucci
- Aldo Ferrari
- Luca Goldoni
- Massimo Fini
- Sergio Romano (con lo pseudonimo Carlo Maurizi)
[modifica] Le redazioni
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[modifica] Diffusione
Anno | Copie vendute |
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2006 | 166.057 |
2005 | 167.081 |
2004 | 174.066 |
2003 | 176.311 |
2002 | 176.212 |
2001 | 180.483 |
2000 | 185.573 |
1999 | 185.488 |
1998 | 191.978 |
1997 | 197.376 |
1996 | 203.825 |
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[modifica] Note
- ^ La testata ebbe una vita effimera: morì a soli due anni di età, nel 1887, soffocato dall'aumentato prezzo dei sigari fiorentini. Un altro Resto al sigaro, uscito a Milano nel 1886, durò nove anni.
- ^ Bologna nel 1885 contava già quattro quotidiani - la Gazzetta dell’Emilia, La Patria, La Stella d’Italia, L’Unione - e tre periodici umoristici - La Rana, Il Pappagallo ed Ehi! Ch’al scusa.
- ^ Il carlino era stata una moneta in uso dalla fine del Duecento fino allo spirare della Repubblica Cisalpina, nel 1802.
[modifica] Collegamenti esterni
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