Vizi capitali
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I vizi capitali compaiono in Aristotele che li definisce "gli abiti del male". Al pari delle virtù, i vizi derivano dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione. Nel Medioevo i vizi sono visti come un'opposizione della volontà umana alla volontà divina. Nell'Età dei lumi la differenza tra vizi e virtù perde importanza, poiché anche i vizi, come le virtù, concorrono allo sviluppo industriale, commerciale ed economico. Dopo il periodo illuminista i vizi compaiono in alcune opere di Kant che vede nel vizio un'espressione della tipologia umana o di una parte del carattere. Da "l'Antropologia pragmatica" di Kant nell'Ottocento sono stati scritti grandi trattati di psicologia umana. I vizi diventano la manifestazione della "psicopatologia" dell'uomo. I vizi diventano quindi malattie dello spirito.
I sette vizi capitali sono:
- Superbia (sfoggio della propria superiorità rispetto agli altri).
- Avarizia (mancanza di generosità, colui che è taccagno, ma in origine indicava la tendenza all'accumulo eccessivo ed ingiustificato, la tesaurizzazione).
- Lussuria (dedizione al piacere e al sesso).
- Invidia (desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie).
- Gola (abbandono e esagerazione nei piaceri della tavola).
- Ira (il lasciarsi facilmente andare alla collera).
- Accidia (la pigrizia, l'ozio, la poca voglia di fare, l'apatia, il disinteresse verso gli altri, verso se stessi, e verso la vita).
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[modifica] I Nuovi vizi
A differenza dei vizi capitali i nuovi vizi non sono più una deviazione, una caratteristica o una malattia della personalità di un individuo; ma onerose e/o malsane tendenze od abitudini assunte da un individuo causa la dispersione dei valori etico-sociali, la scarsa educazione ricevuta e/o acquisita, l'ignoranza, la scarna percezione dello spirito del sacrificio, la mancanza di cognizione del valore del denaro e perciò anche la prodigalità, ecc. Sono: consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto, corruzione, ignoranza e l'odio. Tuttavia, consumismo e corruzione possono essere ricondotti all'avarizia con il significato ad essa associato di avidità e cupidigia; mentre alla superbia sono riferibili l'ignoranza e in certo modo il conformismo; l'odio è un aspetto dell'ira; spudoratezza e sessomania rientrano nella lussuria. I Nuovi vizi quindi non sono poi tanto nuovi.
[modifica] Bibliografia
- Umberto Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, 2003
- Meinolf Schumacher, Catalogues of Demons as Catalogues of Vices in Medieval German Literature: 'Des Teufels Netz' and the Alexander Romance by Ulrich von Etzenbach: Richard Newhauser (a cura di), In the Garden of Evil. The Vices and Culture in the Middle Ages. Toronto, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 2004, pp. 277-290 ISBN 0-88844-818-X
[modifica] Voci correlate
[modifica] Curiosità
- Durante il medioevo la Chiesa aveva incluso nei Peccati Capitali anche la tristezza, in quanto questo sentimento indicava il non apprezzare le opere che Dio aveva compiuto per gli uomini.
- Secondo la Chiesa il peggiore dei sette peccati è la superbia, poiché con questo sentimento si tenderebbe a mettersi sullo stesso livello di Dio, considerarlo quindi inferiore a come dovrebbe essere considerato. Infatti è proprio la superbia il peccato di cui si sono macchiati Lucifero, Adamo ed Eva.
- Nell'estate 2003 la Algida ha messo in commercio una serie limitata di gelati ispirati ai sette peccati capitali.
- Nel manga di Full Metal Alchemist gli homunculus che appaiono al suo interno rappresentano i 7 vizi capitali.