Streptococcus pneumoniae
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Streptococcus pneumoniae |
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||
Streptococcus pneumoniae | ||||||||||||||
Lo Streptococcus pneumoniae, un tempo noto come Diplococcus lanceolatus, è un batterio il principale responsabile della polmonite negli adulti.
All'esame microscopico si presenta costituito da due cocchi che si uniscono ad un'estremità creando una caratteristica forma a "fiamma".
[modifica] Gli esperimenti di Griffith
Tale batterio fu utilizzato per i suoi esperimenti di genetica molecolare dal biologo inglese Frederick Griffith nei primi anni del '900 (precisamente nel 1928). Grazie agli importanti risultati raggiunti da questi esperimenti, la comunità scientifica riconobbe nel 1944 che il DNA è il "fattore modificante" individuato da Griffith stesso nel corso degli esperimenti. Tale risultato, che verrà definitivamente accettato solamente dopo ulteriori verifiche sperimentali quali quelle condotte da Hershey e Chase mel 1952, fecero sì che l'idea che la trasmissione dei caratteri genetici fosse dovuta alle proteine tramontasse.
Gli esperimenti di Griffith riguardavano due varianti di Diplococcus pneumoniae. La prima presenta le due cellule batteriche circondate da una membrana, e viene per ciò detta "ceppo capsulato" Questa variante è patogena per l'uomo. La seconda variante, al contrario, non presenta la capsula che avvolge le due cellule batteriche, e non risulta patogena.
Griffith compì i suoi esperimenti su alcune cavie da laboratorio. Iniettando il ceppo patogeno, i topi contraevano il morbo e morivano poco dopo. Il decesso non avveniva, invece, quando nei corpi degli animali veniva iniettato il ceppo non patogeno. Il topo non contraeva il morbo nemmeno quando veniva iniettata la variante patogena precedentemente trattata (e quindi uccisa) ad elevata temperatura. Tuttavia, quando nei topi veniva iniettato il ceppo patogeno trattato con calore e quello non patogeno, il topo in alcuni casi contraeva il morbo. Le ipotesi che si presentarono nella mente di Griffith furono due: la prima, quella di una "resurrezione" del ceppo patogeno, apparve fin da subito altamente improbabile; la seconda, quella che prevedeva la presenza di un "fattore modificante", fu invece abbracciata. Studi successivi ed anni di ricerche porteranno a stabilire che questo "fattore modificante" altro non è che il DNA.
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