Sati
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Sati (sanscrito: सती - Satī) è una divinità Indù, da cui deriva l'omonima pratica funeraria indiana.
[modifica] Mitologia
Si narra nei Purana che Sati fosse figlia di Daksha e sposa di Śiva contro la volontà del padre.
Un giorno Daksha decise di offrire una cerimonia sacrificale (Yajña), alla quale furono invitati tutti gli dèi tranne Śiva stesso. Solo Sati ebbe il coraggio di recarsi presso Daksha a protestare, e quest'ultimo come risposta iniziò a ad insultare sia lei che il marito.
Infine sconvolta e disonorata dalle parole del padre, Sati decise di commettere il suicidio bruciando attraverso la sua energia interiore.
[modifica] Pratica funeraria
L'omonima pratica prevedeva che, una volta morto il marito, la vedova si immolasse da viva sulla sua pira funeraria.
Si presupponeva che l'atto fosse volontario, anche se la vedova era spesso forzata in tal senso. Se la coppia era inoltre priva di figli, si pensava che la morte del marito avrebbe condannato la vedova ad una vita di stenti.
[modifica] Entità del fenomeno
Secondo i resoconti della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, tra il 1813 ed il 1828 si verificarono mediamente 600 casi di sati all'anno, ma l'entità del fenomeno diminuì costantemente nei decenni successivi. Dal 1947 ad oggi se ne sono contati circa 40.
La pratica è attualmente vietata dalla legge nei paesi a maggioranza Indù (India, Nepal): può essere arrestato sia chi la promuove che chi assiste passivamente all'evento.