Romanov
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
|
Michele III (1613 - 1645)
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
Figli
|
I Romanov (in russo, plurale Рома́новы, Romanovy /rʌˈmanəvɪ/; singolare, Рома́нов /rʌˈmanəf/) sono la seconda dinastia imperiale russa, ascesa al Trono dopo l'estinzione del ramo imperiale dei Rjurik alla fine del XVI secolo.
La linea maschile dei Romanov (1613-1762) si estingue con Elisabetta. Ad essa succede il nipote Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, della Casa di Oldemburgo. La dinastia regna fino al 1917, quando viene deposta dalla rivoluzione di febbraio.
[modifica] Origini
Viene spesso preso a riferimento come capostipite Roman Jur'evic Zacharin-Koškin (sec. XVI); il figlio Nikita Romanovic (governatore di Novgorod), sarà membro del consiglio di reggenza dell'ultimo Zar della dinastia dei Rjurik, Fëdor I Ivanovic. Di notevole importanza anche la figlia Anastasia Nikolaevna Romanov, che nel 1547 sposa Ivan IV il Terribile.
[modifica] L'ascesa al Trono
La dinastia salì al Trono nel 1613 con Michele III e venne deposta con la rivoluzione di Febbraio del 1917. Governò con il nome di Romanov Holstein-Gottorp per alcuni mesi nel 1762 e poi dal 1796 al 1917.
Tra i più illustri esponenti della dinastia vi sono Pietro I il Grande che riformò radicalmente l'Impero trasformandolo in una potenza europea, associando al titolo di Zar quello di Imperatore di tutte le Russie e spostando la capitale a San Pietroburgo, che sorse sul golfo di Finlandia dopo le conquiste di Pietro.
Altri importanti esponenti sono le zarine Elisabetta e Caterina II la grande, che fu molto legata all'illuminismo e ad alcuni dei suoi esponenti.
Va inoltre ricordato Alessandro II che abolì la servitù della gleba nella seconda metà del XIX secolo.
L'ultimo zar della dinastia Romanov ed in generale della Russia, fu Nicola II. Condannato a morte dal soviet degli Urali, egli, e con lui tutta la sua famiglia, fu fucilato a Ekaterinburg, fatto a pezzi e bruciato (nelle fiamme o attraverso l'uso di acido solforico) da alcuni bolscevichi; i corpi sono ora sepolti a San Pietroburgo, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.
[modifica] I Romanov dopo la deposizione
Dopo la deposizione dello Zar e la sua uccisione insieme a quella degli esponenti della famiglia imperiale a lui più prossimi, i superstiti si riunirono a Parigi attorno al Granduca Cirillo di Russia (1876-1938), considerato titolare dei diritti imperiali dai legittimisti russi nonostante alcuni monarchici ritenessero necessaria la convocazione della Zemskij sobor per l'elezione del Sovrano.
Cirillo, forte della sua posizione dinastica, nel 1924 si proclamò Imperatore in esilio e nominò il figlio e le due figlie Granduca e Granduchesse di Russia.
A lui succedette il figlio Vladimiro (n. 1917;1938-1992), anche se il suo matrimonio, da lui stesso dichiarato dinastico in qualità di Capo della Casa, con la già divorziata principessa Leonida Bagration-Moukhransky diede adito ad aspre critiche da parte di alcuni esponenti della famiglia e di sostenitori della Monarchia.
Le perplessità che sembrarono portare ad una vera "crisi dinastica" riguardavano proprio lo status della principessa Leonida: il divorzio è ammesso dalla religione ortodossa, ma, benché non vi siano regole dinastiche in tal senso, è comune sentire che non si addica allo Zar, che è Capo della Chiesa, e di conseguenza non si addice alla Zarina. L'altro punto contestato era (ed è) il rango di Leonida, che apparteneva sì alla dinastia reale più antica d'Europa -le cui origini si perdono nei primi secoli dell'Era Cristiana e si intrecciano con i Mamikonidi e gli Arsacidi d'Armenia e di Persia-, ma era stata deposta da tempo, da quando la Russia annetté la Georgia nel 1810. Inoltre, il ramo di Leonida era al tempo delle nozze un ramo cadetto e un precedente matrimonio Romanov-Bagration era stato dichiarato non dinastico. Comunque, due anni prima di sposare la principessa bagratide, Vladimiro aveva riconosciuto, interrogato in qualità di Capo della Casa Imperiale Russa dall'Infante Ferdinando di Spagna, il rango reale di Irakly Bagration-Moukhransky e quindi la dinasticità del matrimonio di quest'ultimo con la figlia dell'Infante.
Alla morte del principe Basilio, ultimo maschio dinastico della Casa oltre a Vladimiro, quest'ultimo, non avendo discendenza maschile, presentò la figlia granduchessa Maria come l'erede al Trono.
Alla morte di Vladimiro, è succeduta in qualità di Capo della Casa Maria di Russia (n. 1953;1992-) che dal matrimonio con Francesco Guglielmo di Prussia -nominato dal suocero granduca Michele Pavlovic di Russia- ha avuto un unico figlio, il granduca Giorgio di Russia.
Se questa è la successione maggiormente accettata dai sostenitori dei Romanov e che più si avvicina alle disposizione paoline sulla successione (matrimoni dinastici con esponenti di Famiglie Reali regnanti o ex regnanti e professione di fede ortodossa), alcuni sostengono i diritti di Nicola Romanovsky-Cheremetev, nonostante questi appartenga ad un ramo morganatico.
