Pietro Abbati Marescotti
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Pietro Abbati Marescotti (Modena, 1 settembre 1768 – Modena, 7 maggio 1842) è stato un matematico italiano che ha insegnato a Modena.
Pietro Abbati nasce dalla famiglia degli Abbati, nobili dal XVI secolo ed alleati alla famiglia modenese dei Marescotti, dei quali aggiunsero il proprio nome in conferimento dei meriti matematici ed artistici di Pietro Abbati Marescotti.
Nella città natale ricevette la formazione universitaria con un'ottima base matematica, apprendendo direttamente da Luigi Fantini, Paolo Cassiani e Giovan Battista Venturi. Fu amico di Paolo Ruffini per tutta la vita e con egli, seppur senza alcun riconoscimento ufficiale, si dedicò alle ricerche matematiche, in particolare nei campi delle equazioni algebriche, calcolo delle probabilità e la teoria dei gruppi, per la quale pare che abbia posto questa idea in primo piano al Ruffini, che successivamente la elaborò.
Ulteriori studi matematici, e scambi con il Ruffini, ebbero come oggetto problemi diofantei del tipo di Fermat, proprietà dei numeri primi, l’individuazione del numero delle radici immaginarie ed il confronto coi risultati di P. Paoli, le relazioni tra le radici dell’equazione ed i coefficienti, la regola di Cartesio per equazioni incomplete, le proprietà delle permutazioni sulle radici di un’equazione di quarto o quinto grado, l’equazione delle differenze, le funzioni razionali delle radici, la risoluzione per approssimazione ed il relativo metodo di Lagrange.
Le lettere inviate dall'Abbati al Ruffini sono circa trenta e sono attualmente conservate presso la Biblioteca Estense e presso l’Archivio Ruffini dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena. Queste lettere sono tutte inedite ad eccezione di quella pubblicata da E. Bortolotti nel carteggio di Paolo Ruffini.
I principali eventi della vita, riportati in ordine cronologico:
- 1802 "Lettera al socio Paolo Ruffini" (scritta il 30 settembre, in Modena): Ruffini aveva già scritto l'irrisolubilità delle equazioni fino del quinto grado. Con questa lettera l'Abbati Marescotti estende tale dimostrazione d'irrisolubilità per le equazioni di grado superiore al quinto.
- 1807(?) a seguito della Restaurazione il Duca Francesco IV lo nomina Consultore
- 1810(?) il Duca Francesco IV lo nomina Consigliere del Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione, e responsabile in particolare della direzione di acque e strade
- 1818: a seguito dei contributi nel mondo scientifico, artistico ed infrastrutturale, gli viene conferito il permesso di unire il proprio cognome a quello del casato Marescotti, assieme al conferimento del titolo di conte.
- 1824: pubblica Sopra un problema dei signori Daniele Bernoulli, e de la Grance - memoria del Sig. Conte Pietro Abbati Marescotti
- 1826: viene nominato membro dell'Accademia nazionale delle scienze, detta anche "Accademia dei XL" (quaranta, costituita dai quaranta maggiori uomini di scienza dell'epoca) o "Società Italiana delle Scienze"
- 1833: inaugura il teatro Abbati Marescotti, chiuso poi nel 1866
Oltre alle citate cariche, fu membro delle:
- Società di Arti Meccaniche
- Società Agraria del Dipartimento del Panaro
- Accademia dei Dissonanti (divenuta in seguito Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena)
- Accademia di Scienze e Belle Lettere di Palermo.
[modifica] Bibliografia
- la Biografia di P. Riccardi: "Notizie della vita e delle opere del Conte Pietro Abbati Marescotti", edita nel 1879 in Modena, Soc. Tip. Antica Tipografia Soliani, e ristampata in "Atti e Memorie R. Deputazione di Storia Patria delle Provincie Modenesi", 6, 1, 1908, pp. 3-7.
- Sandrini, G. – Abbati Marescotti “commentatore” di Ruffini, Tesi di laurea, Univ. di Modena (1991-1992)
- Gliozzi, M. – Abbati Marescotti, Pietro, in: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1960, Vol.I, 29-30
- Peretti, R. – La risoluzione approssimata di un’equazione secondo Lagrange. Riflessioni ed aggiunte di Pietro Abbati Marescotti, Tesi di laurea, Univ. di Modena (1991-92)
Lo stemma degli Abbati Marescotti è tagliato nel primo d’azzurro, al pioppo sradicato al naturale, e sinistrato da un leone passante d’oro incatenato al detto pioppo; nel secondo è tagliato d’oro, a tre torte di rosso, poste 2 e 1.
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