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Pellicola fotografica - Wikipedia

Pellicola fotografica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Medio e piccolo formato a confronto
Medio e piccolo formato a confronto

La pellicola fotografica è il supporto atto a conservare le immagini riprese a mezzo di una macchina fotografica analogica (a pellicola).

È costruita a strati, il supporto di base è un sottile nastro di materiale plastico (solitamente poliestere o triacetato di celluloide), a cui è sovrapposto uno strato antialone per evitare riflessi interni. Gli strati successivi contengono una emulsione di alogenuro d'argento con cristalli di grandezza variabile. Il materiale fotosensibile è legato con della gelatina, realizzata da materiali organici animali, all'alogenuro, prodotto combinando il nitrato d'argento con sali di alogenuri alchilici (cloro, bromo e iodio) variando la dimensione del cristallo. Nelle pellicole bianco e nero, è presente un solo strato di emulsione fotosensibile, mentre nelle pellicole colore sono necessari tre diversi strati sensibili alle diverse frequenze di luce visibile per formare l'immagine finale, utilizzando la sintesi cromatica sottrattiva. Questi strati sono disposti uno sopra l'altro e resi sensibili ai colori con delle molecole organiche chiamate sensibilizzatori spettrali. Partendo dal basso, il primo strato è sensibile al rosso, il secondo al verde e il terzo al blu. Tra il verde e il blu è presente uno strato filtro di colorante giallo per evitare il passaggio del blu. L'emulsione può essere resa sensibile alla luce visibile, all'infrarosso, all'ultravioletto, ai raggi X o ai raggi gamma.

Quando la pellicola viene sottoposta ad una esposizione controllata di luce si imprime una immagine su di essa, chiamata immagine latente. È necessario applicare alla pellicola i processi chimici di rivelazione (sviluppo) per creare una immagine stabile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante i processi di sviluppo e fissaggio.

Indice

[modifica] Classificazione e caratteristiche

La pellicola fotografica può essere per negativi o invertibile. La prima trasforma l'immagine latente in negativo, quindi viene stampata su carta fotografica per ottenere il positivo, mentre nella pellicola invertibile o diapositiva il processo di sviluppo trasforma l'immagine in positiva, da proiettare o stampare.

Altre caratteristiche delle pellicole sono la sensibilità, la grana, la latitudine di posa, la risolvenza ed il contrasto. Le pellicole sono tarate per una particolare temperatura di colore, normalmente per luce diurna. Per l'utilizzo con fonti luminose diverse dalla luce naturale sono disponibili pellicole per luce al tungsteno o al Neon, oppure si possono utilizzare appositi filtri fotografici per la conversione colore dominante.

[modifica] Trattamento spinto

È possibile esporre una pellicola ad una sensibilità diversa da quella nominale, con una tecnica chiamata trattamento spinto (push processing nella letteratura in inglese). Con il trattamento spinto si utilizza la pellicola ad una sensibilità superiore, ovvero una sottoespozione che in fase di sviluppo richiede un aumento del tempo di sviluppo (o della temperatura dei liquidi) per compensare la scarsa esposizione. Questo procedimento aumenta il contrasto e la grana. Viceversa, utilizzando il pull, si sovraespone in ripresa con la conseguente riduzione del tempo di sviluppo. In questo caso il contrasto e la saturazione dei colori diminuiscono.

[modifica] Pellicole istantanee

Esistono in commercio pellicole che contengono i chimici necessari per lo sviluppo diretto all'interno dello stesso supporto. La prima pellicola di questo tipo è stata introdotta dalla Polaroid nel 1948 e permette di ottenere l'immagine positiva pochi minuti dopo l'esposizione.

[modifica] Difetto di reciprocità

Il rapporto di reciprocità, definito come la relazione tra diaframma, tempo di esposizione e velocità della pellicola, è sempre lineare tranne che nelle situazioni in cui il tempo di esposizione è particolarmente breve o molto lungo. Nelle pellicole bianco e nero gli elementi sensibili presenti sulla pellicola non reagiscono allo stesso modo e possono provocare una risposta alla luce insufficiente. Questo problema, chiamato difetto di reciprocità, può essere corretto variando l'esposizione e compensando la risposta insufficiente.

Nelle pellicole a colori la risposta alla luce è diversa per ogni livello di materiale fotosensibile, quindi si incorre in dominanti di colore che possono essere corrette con l'utilizzo di appositi filtri. Il problema si presenta anche nelle riprese con flash, che portano, solitamente, a immagini con dominanza tendente al ciano. Queste soluzioni vengono normalmente illustrate all'interno dei manuali tecnici delle pellicole. Ad esempio, una pellicola 50 ISO, richiede una compensazione dell'esposizione quando si utilizza un tempo di 4 secondi o superiore. La compensazione necessaria nel caso di esposizione di 4 secondi è di 1/3, quindi la pellicola dovrà essere esposta per circa 4,3 secondi.

Questo difetto è nella fotografia astronomica, in quanto la necessità di lunghe esposizioni porta al limite la risposta della pellicola. Per aumentare la sensibilità della pellicola e rendere la risposta alla luce più lineare nel tempo, è possibile immergere la pellicola nel gas "forming gas" a 30/40°C sottovuoto, per diverse ore. Deve essere mantenuta sotto zero ed estratta, utilizzata e sviluppata in brevissimo tempo.

[modifica] Formati

Le pellicole fotografiche sono solitamente avvolte in rullini a tenuta di luce, che contengono un numero variabile di fotogrammi, da 12 a 36. Per uso professionale, sono distribuiti rulli di dimensioni maggiori venduti a metri, da tagliare e inserire manualmente in rullini.

La classificazione per formato si basa sulla dimensione del fotogramma.

  • 135 (conosciuto come 35mm, il piccolo formato)
  • APS (Advanced Photo System)
  • 110 (13 x 17 mm, fuori produzione)
  • 120/220 (56 × 56 mm, il medio formato)

Il supporto fotografico è distribuito anche in lastre per utilizzo singolo nelle fotocamere a banco ottico a grande formato.

[modifica] Conservazione

La conservazione delle pellicole non ancora esposte richiede temperature inferiori a 15°C per l'uso nel medio periodo, inferiori a 0°C per l'utilizzo nel lungo periodo. Questo evita il naturale degrado degli alogenuri che possono portare a dominanti cromatiche o variazioni della sensibilità. Per le pellicole esposte sono sufficienti temperature inferiori a 25°C per il medio periodo e inferiori a 10°C per il lungo periodo, sempre con umidità compresa tra il 30% e il 50%. È importante comunque sviluppare la pellicola il prima possibile, per evitare il decadimento degli alogenuri.

[modifica] Storia

Le fotografie erano inizialmente catturate utilizzando supporti di rame, vetro o metallo cosparso di soluzioni di nitrato d'argento. Nel 1871 Richard Leach Maddox mise a punto una nuova emulsione, preparata con bromuro di cadmio, nitrato d'argento e gelatina. Il 1888 vide la nascita della Kodak N.1 e della pellicola avvolgibile, sulla quale il materiale fotosensibile era cosparso su carta che nel 1891 venne sostituita con una pellicola di celluloide avvolta in rulli, la moderna pellicola fotografica.

[modifica] Produttori

I principali produttori di pellicole fotografiche sono:

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Fotografia
Lente fotografica

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