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Omar Hasan Ahmad al-Bashir - Wikipedia

Omar Hasan Ahmad al-Bashir

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‘Omar Hasan Ahmad al-Bashir

‘Omar Hasan Ahmad al-Bashir arabo:عمر حسن احمد البشير (Hosh Bannaga, 1944) è un militare e politico sudanese.

È l'attuale Presidente e capo del governo del Sudan.

Indice

[modifica] Carriera Militare

Nato nel piccolo villaggio di Hosh Bannaga nel 1944, ma cresciuto a Khartum, al-Bashir si arruolò giovanissimo nell'esercito sudanese e studiò in un'accademia militare al Cairo. Salì rapidamente di grado e divenne un paracadutista. Successivamente, al-Bashir servì nell'esercito egiziano durante la guerra contro Israele nel 1973, detta Guerra del Kippur. Tornato in Sudan dalla Guerra del Kippur, fu posto a capo delle operazioni militari contro il Fronte di Liberazione Popolare del Sudan che avevano luogo nella parte meridionale del paese. Diventato generale già negli anni ottanta, prese il potere tramite un golpe nel 1989, rovesciando il Primo Ministro democraticamente eletto, Sadeq al-Mahdi. Al-Bashir mise immediatamente al bando ogni partito politico, censurò la Stampa e sciolse il Parlamento, assumendo su di sè il totale controllo della nazione. Più tardi assunse il ruolo di Presidente del Consiglio di Comando Rivoluzionario per la Salvezza Nazionale (un organo appena creato con poteri sia legislativi che esecutivi) e si autonominò Capo di Stato, Primo Ministro, Capo di Stato Maggiore e Ministro della Difesa. Si è insignito inoltre del grado di Maresciallo di campo.

[modifica] Governo

Al-Bashir si alleò in seguito con Hassan al-Turabi, capo del Fronte Islamico Nazionale, per implementare uno stato fondamentalista islamico nel nord del paese. Al-Bashir promulgò un nuovo codice penale e mise in vigore la Shari'a nel nord del paese nel 1991, facendo rispettare entrambe da giudici islamici e una polizia di ordine pubblico (una sorta di polizia religiosa).

Il 16 Ottobre 1993 i poteri di al-Bashir aumentarono vertiginosamente quando, dissolto il Consiglio di Comando Rivoluzionario per la Salvezza Nazionale, fu nominato Presidente del Sudan arrogandosi tutte le prerogative prima dedotte a quell'organo. Nel 1996 al-Bashir fu eletto Presidente, con un mandato di 5 anni, nelle elezioni generali (naturalmente falsate).

Nel 1998 il Presidente e il suo Comitato Presidenziale promulgarono una nuova Costituzione, mentre nel 1999 egli e il Parlamento emanarono una legge che permetteva la creazione di associazioni politiche minoritarie, critiche verso di lui. Queste associazioni hanno sempre fallito il tentativo di raggiungere una rappresentanza significativa.

Il 12 Dicembre 1999 al-Bashir spodestò il suo vecchio alleato Hassan al-Turabi, all'epoca Presidente del Parlamento, con un colpo di palazzo condotto con truppe e carri armati davanti al palazzo del Parlamento.

[modifica] Scacchiere Internazionale

Secondo il governo sudanese, al-Bashir ebbe offerto all'amministrazione Clinton l'arresto e l'estradizione di Osama bin Laden, offrendo anche informazioni di intelligence dettagliate, sebbene gli Stati Uniti neghino ogni addebito.

Nel 1998 gli Stati Uniti bombardarono l'industria farmaceutica di al-Shifa, che avrebbe dovuto produrre segretamente armi chimiche per bin Laden, sebbene gli Stati Uniti non siano mai riusciti a dar prova di questa tesi, e abbiano impedito una commissione d'inchiesta su questo accadimento. Come conseguenza, il Sudan fu posto nella lista dei paesi sostenitori del terrorismo da parte degli USA, la cosiddetta lista nera; il governo sudanese e il suo presidente, tuttavia, negano con forza ogni responsabilità o collusione con il terrorismo internazionale.

Al-Bashir pronunciò una dura condanna degli attentati dell'11 Settembre 2001; più tardi fece addirittura pressioni su Saddam Hussein per permettere agli ispettori internazionali di controllare il suo arsenale di armi di distruzione di massa, nel 2002.

Nonostante i numerosi sforzi di al-Bashir per negare le sue connessioni con le reti terroristiche, il Sudan rimane costantemente e minuziosamente monitorato dagli Stati Uniti, e non più tardi dell'Aprile 2004 il presidente statunitense George W. Bush ha richiesto ad al-Bashir di sostenere i suoi sforzi nel combattere il terrorismo e di seguirne l'esempio.

[modifica] Guerra Civile

Il Sudan è tristemente famoso per la guerra civile che ha dilaniato il paese per più di 19 anni, vedendo contrapposte la parte settentrionale, araba e musulmana, e quella meridionale, cristiana e animista, risultante fino ai giorni nostri in milioni di cristiani del sud uccisi, esiliati, lasciati morire di fame e privati dell'educazione e della dignità umana.

Per via di questi avvenimenti, il Sudan fu fatto oggetto di numerose sanzioni internazionali. L'attenzione occidentale si intensificò nel 2001 con i dirigenti delle Nazioni Unite che domandarono ad al-Bashir di prodigarsi per la risoluzione del conflitto armato, e per il permesso alle organizzazioni umanitarie e internazionali di entrare nel paese ad alleviare le sofferenze dei profughi. Molti progressi furono fatti durante il 2003, e nel 2004 al-Bashir acconsentì a garantire un'autonomia alle regioni del sud della durata di 6 anni, alla fine della quale gli abitanti del sud potranno esprimersi sulla loro indipendenza dal Sudan. Tuttavia ha tenuto discorsi e dichiarazioni in cui "sconsiglia" agli abitanti del sud di sostenere l'indipendenza.

[modifica] Darfur

Per approfondire, vedi la voce Conflitto del Darfur.

Proprio mentre il conflitto quarantennale con il sud del paese stette scemando un nuovo, terribile, conflitto si affacciò nelle province occidentali del Darfur nel primo 2003. Le autorità statunitensi dichiararono nel 2004 che "un genocidio è stato commesso nel Darfur e che il governo sudanese e i Janjaweed sono colpevoli, e che il massacro potrebbe ancora essere in atto".

Al-Bashir dichiarò di aver schiacciato la ribellione nel Febbraio 2004; i massacri, tuttavia, continuano ancora oggi, esigendo sempre prezzi in termini di vite umane molto salati, nonostante un cessate-il-fuoco sia stato dichiarato. Nel Giugno del 2004, il Segretario di Stato Colin Powell incontrò al-Bashir, incalzandolo a porre termine al conflitto, concludendo la pace con gli abitanti del Darfur e permettendo gli aiuti umanitari nella regione. Tre giorni dopo l'allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan incontrò il presidente, domandandogli il disarmo immediato degli Janjaweed.

Nel Settembre del 2006 al-Bashir, partecipando all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiarò di volere la pace in Darfur e di desiderare che le truppe di pace dell'Unione Africana rimanessero in Darfur sino al suo compimento effettivo. Poco dopo le Nazioni Unite e l'Unione Africana dichiararono che i 7000 uomini del contingente di pace dell'Unione Africana sarebbero rimasti sino alla fine del 2006.

Il 11 e 12 novembre 2007 si sono tenute delle consultazioni tecniche ad alto livello, proposte da diverse lettere del Segretario Generale delle Nazioni Unite e del Presidente dell'Unione Africana, ad Addis Abeba. Hanno partecipato consulenti del governo sudanese, dell'ONU e dell'UA. Sembra tuttavia palese che il conflitto non è stato fermato, e che i massacri stanno continuando tuttora, apparendo molto difficoltoso che essi avvengano senza almeno il tacito consenso del presidente al-Bashir.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti


[modifica] Collegamenti esterni


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