Notturno indiano
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Notturno indiano | |
Autore: | Antonio Tabucchi |
Anno (1ª pubblicazione): |
1984 |
Genere: | romanzo |
Sottogenere: | romanzo di viaggio |
Ambientazione: | India |
Protagonista: | Roux |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 2001 |
Editore: | Sellerio Editore |
Edizione: | trentunesima |
Collana: | La memoria - 93 |
Pagine: | 109 |
Capitoli | 12 |
ISBN | ISBN 8838902550 |
Progetto Letteratura |
« Il visibile senza cornice è sempre un'altra cosa » | |
(Roux, il protagonista di Notturno indiano)
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Notturno indiano è un romanzo di Antonio Tabucchi pubblicato nel 1984 presso Sellerio editore.
[modifica] Trama
Si tratta di un resoconto di viaggio, narrato in prima persona. Il narratore percorre l'India alla ricerca del suo amico Xavier. Attraverso varie tappe, si sviluppano gli incontri più disparati: a Bombay, con la prostituta Vimala Sar, con il medico dell'ospedale e con un devoto jainista in attesa del treno; a Madras, con una certa Margareth e con il direttore della Theosophical Society; sulla strada per Mangalore, con un mostruoso Arhant e suo fratello; a Goa, con il fantasma del viceré delle Indie, con Padre Pimentel, con il postino Tommy, con degli impiegati d'albergo ed infine con la fotografa Christine.
[modifica] L'opera
In "Notturno indiano", i temi caratteristici della scrittura di Tabucchi si intrecciano a squarci descrittivi dell'India per dar vita ad un itinerario esistenziale in forma di diario di viaggio.
Nei primissimi capitoli l'autore evidenzia la tetra miseria che l'intera India patisce, gli effetti disastrosi sulla popolazione del colonialismo inglese, la dipendenza economica dall'Europa, in particolare dall'Inghilterra e dal Portogallo. Tutto questo ha portato ad un incredibile abbassamento del tenore di vita, tanto che la sporcizia è diffusa quanto la prostituzione che dilaga ovunque e coinvolge interi quartieri, definiti "delle gabbie". Alla luce di tale sfacelo è ben comprensibile la constatazione del cardiologo dell'"ospedale": "Essere atei è la peggiore maledizione, in India".
È possibile tracciare una similitudine tra la sorte dei malati nei lazzaretti indiani e le speranze dei dannati nell'opera dantesca (v. Divina Commedia): da una parte vi sono gli afflitti che identificano col futuro la speranza di salvezza, come nel Purgatorio; dall'altra ci sono, come nell'Inferno, gli incurabili che attendono la morte nel dolore, nella sporcizia e nel caldo.
A partire dal terzo capitolo i problemi dell'India, quali la mancanza di acque potabili, la presenza di malattie trasmesse da corvi, ratti e insetti, la miseria diffusa, vengono accantonati per dare vita al contrasto con il lusso degli alberghi, il Taj Mahal, l'Oberoi, le città nelle città, nei quali il protagonista soggiorna.
Tema ricorrente del libro, è quello degli incontri: essi avvengono sempre di sera o di notte e ciò non è un caso: infatti occorre ricordare la frase portante all'inizio del capitolo sei, "Il corpo umano potrebbe non essere altro che un'apparenza. Nasconde la nostra realtà. Prende consistenza sulla nostra luce o sulla nostra ombra", come se il corpo, la sostanza, la valigia del jainista, fosse messo in chiaro e compreso proprio al momento delle ombre, ovvero la notte. Per Tabucchi gli incontri sono casuali, ma determinanti lo svolgersi degli eventi, come già osservato in "Sostiene Pereira" e in "Piccoli equivoci senza importanza"; essi avvengono con persone con cui ci si permette confidenza, che si è certi di non rivedere più. In tal modo il jainista confessa di avere pochi giorni di vita, i due inglesi appena conosciutisi dibattono amichevolmente circa l'arte dravidica e la ladra dell'albergo, Margareth, non solo non perde la calma sapendo che la propria lettera è stata aperta e trascritta dal protagonista, ma addirittura accetta consiglio ed è consolata da un uomo, Roux, che per lei, in fondo, è uno sconosciuto.
L'incontro con il ragazzo di 10 anni e il suo fratello Arhant permette l'introduzione di concetti come la coesistenza del Karma, destino, e Atma, anima individuale, all'interno del corpo; e ciò che risalta all'esterno è solo Maya, ovvero apparenza, illusione ancora una volta ricollegata alla frase iniziale del capitolo sei sopra riportata.
La frase "tu sei un altro" è logicamente impossibile poiché non si può essere diversi da ciò che si è, ma esplicabile soltanto all'interno della finzione del romanzo: infatti l'indovino deforme suppone che l'Atma di Roux, nella realtà dell'opera, sia in un luogo diverso, su di una barca, forse la stessa nella quale successivamente il protagonista prenderà parte alla festa degli hippies.
"Notturno indiano" costituisce un esempio di ciò che è definito "metaromanzo": come nel metateatro Plautino, anche qui abbiamo la frattura delle barriere, ma mentre con il commediografo latino si ha una fusione tra finzione e realtà, Tabucchi crea una storia all'interno di un'altra storia, ovvero si ha "il romanzo che racconta se stesso" [Anna Dolfi].
Tutto torna: Roux, partito alla volta dell'India per cercare un altro, finisce per trovare se stesso in un'imbarcazione con tante luci; ma stando al colpo di scena finale, non è forse vero che il cercante e il cercato, dopotutto, convergono nella stessa persona?