Monte Cavo
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« L'isola di Ponza e Ventotene, il Circeo, il mare sembra una sciabolata di luce, il monte Soratte, le colline che circondano il lago di Bracciano, il monte Cimino e il monte Gennaro, l'Appennino » | |
(Luigi Pirandello, che sul Monte Cavo compose L'Esclusa)
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Monte Cavo | |
Illustrazione di Monte Cavo in una cartolina del 1910 (con un indicazione erronea dell'altezza) |
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Paese | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Altezza | 949 m s.l.m. |
Catena | Antiappennino laziale |
Coordinate | |
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Coordinate: Il Monte Cavo è la seconda montagna per altezza del complesso dei Colli Albani e del Vulcano Laziale, estintosi circa 10.000 anni fa.
Indice |
[modifica] Iuppiter Latialis e la Via Sacra
Il Mons Albanus dei Latini, divenuto in seguito alla potenza della vicina città latina di Cabum Monte Gabo, da cui Monte Gavo ed in ultimo l'odierno toponimo di Monte Cavo, era una montagna sacra ai popoli italici del Lazio, quindi montagna sacra ai romani, poiché vi sorgeva il tempio di Iuppiter Latiaris, una delle più ambite mete di pellegrinaggio per i popoli latini e nei secoli di dominazione romana. Il percorso, che partiva dall'Urbe, si diramava per oltre 30 chilometri, passando per il Lago di Nemi, ove si adorava Diana Nemorensis, dea della Caccia, per poi raggiungere la base della montagna, dalla quale iniziava una strada lastricata in basalto, detta appunto Via Sacra o Via Trionfale, che con un percorso di 6 chilometri, ottimamente conservatosi finora, giungeva al tempio.
Sul Mons Albanus, tra gennaio e marzo, si svolgevano le Ferie Latine. I Consoli appena eletti dovevano sacrificare a Giove Laziale ed indire le Ferie Latine. Quando il Console otteneva una vittoria in guerra doveva anche celebrare il trionfo sul Monte Albano. Fu Tarquinio il Superbo che fissò un tempio comune ai Latini, agli Ernici ed ai Voschi sul Monte Albano, dove ogni anno si sarebbero celebrate delle feste in onore di Juppiter Latiaris. Inoltre Giove Laziale conferiva il potere a chi veniva eletto a capo della confederazione latina, il dictator latinus.
[modifica] Tempio pagano, romitorio, albergo
La storia del tempio di Iuppiter Latiaris si interruppe nel medioevo, quando a posto del tempio pagano fu costruito un eremo dedicato a San Pietro, ad opera di un eremita dalmata. Fu visitato da Papa Pio II nel 1463, e successivamente anche da Papa Alessandro VII. Dopo gli eremiti dalmati vi si stabilirono i religiosi polacchi di Edmondo di Buisson, i Trinitari spagnoli ed infine i Missionari fiamminghi.
Il romitorio fu poi convertito in monastero nel 1727. Nel 1758 vi vennero i passionisti di San Paolo della Croce e nel 1783 fu restaurato, usando i materiali del tempio di Giove, per volere di Enrico Benedetto Stuart, Duca di York, vescovo della diocesi di Frascati.
Durante questo periodo, furono ospiti nel monastero Carlo di Borbone e sua moglie Clotilde (1804), Francesco II di Napoli nel 1865 e Pio IX nel 1867. I missionari abbandonarono il monastero nel 1889, quando Giovanni Colonna affittò l'ultimo piano dello stabile al Ministero dell'Agricoltura [citazione necessaria].
Nel 1890 però il ministero non rinnovò il contratto, lasciando si che la struttura fosse adibita ad albergo, che ospitò tra gli altri: Umberto di Savoia, Armando Diaz (che soggiornò nel paese e venne ricordato con una lapide commemorativa posta dinanzi l'abitazione) e il re d'Inghilterra Edoardo VIII con sua moglie Wallis Simpson.
Negli ultimi anni la presenza massiccia di trasmettitori televisivi sulla sommità del monte ha provocato le proteste della popolazione preoccupata per i possibili effetti derivati dall'elettrosmog[1], mentre i tradizionisti pagani romani ritengono la presenza delle antenne una profanazione di quella che per loro è ancora un luogo sacro e ne chiedono la rimozione[2].In passato monte cavo ha ospitato uno dei tre centri operativi regionali di controllo dell' areonautica italiana [1].
[modifica] Le testimonianze
Sono molti i personaggi che dal XVIII secolo in poi hanno lasciato la loro testimonianza, e hanno colto fonte di ispirazione, dalla bellezza del panorama.
Inanzitutto Johann Wolfgang von Goethe, che risaltò il fatto che dalla cima del monte si potessero ammirare contemporaneamente sia il Lago di Nemi che il Lago Albano, ma anche Hans Christian Andersen, George Sand, Gioacchino Belli, Massimo d'Azeglio e molti altri.
Papa Pio II inoltre, centinaia di anni prima, nel 1463, scrisse nei suoi Commentarii di aver visto persino il Monte Amiata
[modifica] Note
- ^ Articolo de Messaggero, riportato dal sito del comune di Colonna.
- ^ Riccardo Paradisi. Gli dei e le antenne tv (formato .pdf). «l'Indipendente», 21 novembre 2007, 2.