Max Hödel
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Emil Max Hödel (Lipsia, 25 maggio 1857 – Berlino, 16 luglio 1878) è stato un anarchico tedesco. Ex lattoniere, l'11 maggio 1878 attentò alla vita dell'imperatore Guglielmo I di Germania.
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[modifica] Cenni biografici
Nato a Lipsia, si era dapprima iscritto al partito socialista democratico, per staccarsene però ben presto, affermando che i socialdemocratici molto promettono e nulla mantengono. Sempre a Lipsia aveva esercitato il mestiere di lattoniere, per passare infine alla vendita di giornali e alla diffusione di stampati politici, tra cui quelli del partito cristiano socialista.
In seguito si era recato a Nauemberg, dove era ricercato dal procuratore di Stato per offese all'imperatore, e aveva poi viaggiato attraverso l'Alsazia e la Lorena, la Slesia, e la Westfalia, svolgendo propaganda politica, per lo più socialista e anarchica.
Alcuni asserivano che appartenesse alla frazione secessionistica dell' Internazionale di Bakunin, ma la notizia non fu mai confermata dalla polizia e, nei verbali d'interrogatorio, si legge che Hodel affermava a volte di essere socialista, e a volte completamente anarchico. I giornali socialisti comunque si affrettarono a smentire ogni sua appartenenza al movimento e, con il Berliner Frei Presse in testa, respinsero ogni solidarietà con l'attentato e con l'attentatore.
[modifica] L'attentato
A Berlino Hodel era giunto il 25 aprile 1878 e fino al quel fatidico 11 maggio, non si era mai fatto notare da nesuno; solo un fotografo depose più tardi in tribunale che l'accusato si era recato da lui e, alla consegna delle fotografie, lo aveva guardato fisso in volto e gli aveva detto: conservate con cura la negativa poiché con essa farete buoni affari, fra otto giorni io compirò una missione che sarà come un lampo attraverso il mondo. Anche due ore prima dell'attentato egli aveva mormorato a un suonatore cieco del giardino zzologico di berlino: c'è una testa grossa da far scoppiare e..dopo si starà meglio[1].
A Berlino, l' 11 maggio 1878, Guglielmo I, accompagnato dalla figlia, la granduchessa di Baden, e dal marito di lei, il granduca di Baden, sta tornando al palazzo dopo la consueta passeggiata. Improvvisamente, non appena la carrozza aperta ha sorpassato la Porta di Brandeburgo, dalla Unter den Linden, una via che ospita anche l'ambasciata russa, partono due colpi di pistola. Subito un passante si getta sull'attentatore, riuscendo a strappargli l'arma di mano e a bloccarlo fino all'arrivo di due guardie. Nel frattempo l'imperatore sentendo esplodere i due colpi aveva esclamato: ma sono per me quei colpi?. Solo dopo, scorgendo l'uomo fuggire, aveva aggiunto rivolgendosi al genero: guarda che scappa. L'imperatore non si mostrò per nulla impaurito dall' attentato, vuoi per una certa abitudine agli attentati (ne aveva già subiti due), vuoi per imperturbabilità di re, e venti minuti dopo l'accaduto fece chiamare il ministro Bernhard von Bulow perché gli leggesse un progetto di accomodamento sulla questione orientale, lo spinoso problema politico dell'epoca. La sera infine si mostrò all' Opera e al Teatro di Corte dove il pubblico, al suo apparire, intonò l'inno nazionale.
[modifica] Il processo
Nella prima quindicina di luglio del 1878 Hodel viene processato. La Corte Suprema conduce il processo alla spiccia, l'accusato imposta la sua difesa sulla tesi del tentato suicidio. La sentenza non si fa attendere: condanna a morte per decapitazione. Tre giorni dopo la fine del processo, il 16 luglio, Hodel viene fatto uscire dalla sua cella e viene scortato nella sala delle esecuzioni. Lì respinto ogni conforto religioso, grida: «Bravo» quando gli viene riletta la sentenza del tribunale e sorride mentre gli si legge l'ordine del principe ereditario con cui si conferma la condanna, «un sorriso che spicca sul colore pallido della fronte», come si scrisse allora.
[modifica] Bibliografia
- Sergio Feldbauer, Attentati Anarchici dell' Ottocento, otobre MCMLXIX, Mondadori.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Note
- ^ Sergio Feldbauer, Attentati Anarchici dell' Ottocento, Mondadori, pag.13
