Lingua falisca
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Falisco () † | |
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Regioni:Parlato in: | Tuscia |
Periodo: | V-II secolo a.C. |
Classifica: | non nelle prime 100 |
Scrittura: | alfabeto falisco |
Filogenesi: |
Lingue indoeuropee |
Statuto ufficiale | |
Codici di classificazione | |
ISO 639-3 | xfa (EN) |
Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
La Lingua Falisca era parlata dai Falisci, una popolazione italica stanziata nella Tuscia meridionale.
Ci è giunta in una trentina di brevi iscrizioni, che datano al III ed al II secolo a.C. e che sono scritte in un alfabeto, scritto da destra a sinistra, molto simile all'alfabeto latino. I segni più caratteristici sono la 'F ' che in questa lingua ha una forma tipica, come una freccia in alto.
Come esempio del dialetto possono essere citate le parole scritte sul bordo di un'immagine su una patera, la cui genuinità è stabilita dal fatto che sono state scritte prima che fosse applicato lo smalto: "foied vino pipafo, cra carefo, cioè in Latino "hodie vinum bibam, cras carebo ("Oggi berrò vino, domani mancherò"). (Vittore Pisani: Le lingue ... 150, p. 346)
Ciò mostra alcune delle caratteristiche fonetiche del Falisco, come quanto segue:
- il mantenimento del mediale f che in Latino si è trasformato in b;
- la rappresentazione di un'iniziale indoeuropea gh con una f (foied, rispetto al Latino hodie);
- la palatalizzazione della d+ jod (i consonantica) in un suono denotato soltanto dalla i- (il suono centrale di foied , da fo-died;
- la caduta della s finale, in tutte le occasioni prima di alcuni suoni ( cra di fronte al Latino cras);
Altre caratteristiche, che appaiono altrove, sono:
- il mantenimento della velare (Fal. cuando = Latin quando; rispetto all'Umbro pan(n~u);)
- l'assimilazione di alcune consonanti finali alla lettera iniziale della parola seguente: "pretod de zenatuo sententiad" (Pisani 154, p. 154,), "praetor de senatus sententia" (zenatuo per senatuos, un genitivo arcaico).
Per ulteriori particolari vedere Conway, e V. Pisani: il primo specialmente alle pagg 384-385, dove è discusso il rapporto dei nomi Falisci, e Falerii con l'eroe locale Halaesus (per esempio Ovidio, Fasti, IV 73) e dove è dato motivo per pensare che il cambiamento dell'iniziale f (da un originale del bh o dh) in un iniziale h sia stato un contrassegno genuino del dialetto dei Falisci.
Sembra probabile che il dialetto sia durato, benché gradualmente pervaso dal Latino, fino ad almeno il 150 a.C..
Oltre ai rinvenimenti trovati nelle tombe, che appartengono principalmente al periodo della dominazione Etrusca e che dànno ampia dimostrazione di prosperità materiale e di raffinatezza, i primi strati mostrano residui più primitivi risalenti all'epoca Italica. Tantissime iscrizioni che sono costituite principalmente da nomi propri, possono essere considerate come Etrusche piuttosto che Falische e non sono state considerate nell'analisi del dialetto appena data. Dovrebbe forse essere accennato che esisteva una città Feronia in Sardegna, chiamato probabilmente così da coloni Falisci dal nome della loro dea, di cui abbiamo un'iscrizione votiva trovata a Santa Maria in Falleri, una chiesa situata all'interno del sito archeologico Falerii Novi.
Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma, conserva molti artefatti Falisci. Altri si trovano al Museo nazionale dell'Agro Falisco di Civita Castellana
[modifica] Bibliografia
- Vittore Pisani: Le lingue dell'Italia antica oltre il Latino (1964)
- RS Conway, Italic Dialects, p. 312, b