Kawaii
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L'aggettivo giapponese kawaii (かわいい o anche 可愛い), come l'analogo termine anglofono cute (pl. cuties), significa letteralmente "carino".
Tuttavia, a partire dall'inizio degli anni '80, il termine indica anche una serie di personaggi fittizi di fumetto, animazione, videogiochi o altro, e gli oggetti loro collegati, e quindi tutta la subcultura che ne deriva, fatta di modi di vestirsi, di adornarsi, di parlare, di scrivere, di comportarsi, che riguarda nello specifico (ma non soltanto) le ragazzine o i ragazzini più giovani, prevalentemente in Giappone.
Qualcosa di kawaii non deve essere soltanto "carino", deve essere piccolo, semplice, indifeso, innocente, ingenuo... Possibilmente colorato in modo tenue e a tonalità pastello: colori chiari, bianco e rosa in particolare. I personaggi kawaii, quindi, hanno un aspetto infantile, tratti e proporzioni minuti ed essenziali, occhi grandi, teneri ed espressivi.
[modifica] Curiosità
Negli ultimi anni, in Italia, e più precisamente in alcuni forum di Internet dedicati ad anime e manga e più in generale alla cultura giapponese (o come il newsgroup it.arti.cartoni), si è andato diffondendo il termine "puccioso" (o "pucci" o "puccio", e variazioni) come traduzione italiana di kawaii - probabilmente derivato dai "Puchuu" dell'anime Excel Saga -. Tuttavia attualmente, al di fuori della rete, non si può dire che tale neologismo sia diffuso e conosciuto (o usato) in questo senso.
[modifica] Bibliografia
- Giliberti, E. 2006 Pixel_zone@solmutante.body. La cartoonizzazione degli adolescenti giapponesi, in Ciuffoli, Texture. Manipolazioni corporee tra chirurgia e digitale, Roma, Meltemi. - Gomarasca, A. (a cura) 2001 La bambola e il robottone. Culture pop nel Giappone contemporaneo, Torino, Einaudi. - Ponticiello, R. - Scrivo, S.(a cura) 2005 Con gli occhi a mandorla. Sguardo sul Giappone dei cartoon e dei fumetti, Latina, Tunué.