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Irene Brin - Wikipedia

Irene Brin

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Irene Brin, all'anagrafe Maria Vittoria Rossi (Bordighera1914 – Bordighera31 maggio 1969), è stata una giornalista e scrittrice italiana.

Fu giornalista di costume e scrittrice, viaggiatrice, mercante d'arte e, soprattutto, donna di grandissimi cultura e stile.

Indice

[modifica] Le origini e gli esordi

Il padre di Irene Brin era un generale di carriera; la madre una donna austriaca di origine ebraica, poliglotta, da cui Irene apprese le lingue (ne parlava correntemente cinque) ed ereditò la passione per l'arte e la letteratura. Già dal 1934, a vent'anni non ancora compiuti, Maria Rossi esordì sulle colonne del quotidiano Il Lavoro di Genova, chiamatavi per iniziativa di Giovanni Ansaldo (che nel 1937 la segnalò a Leo Longanesi quale notista di costume per il nuovo settimanale Omnibus), con lo pseudonimo Mariù, successivamente mutato in Oriane in omaggio al personaggio creato da Marcel Proust

[modifica] L'incontro con Gaspero del Corso

Già fidanzata con un caro amico di Montanelli, il genovese Carlo Ròddolo (caduto ventisettenne il 18 febbraio 1937 in Addis Abeba per una grave ferita in combattimento: Montanelli dedicò all'amico, nel 1939 presso Garzanti, il proprio libro Ambesà), fu in questo periodo che, in occasione di un ballo all'hotel Excelsior di Roma, conobbe Gaspero del Corso, un giovane ufficiale con il quale scoprì di condividere l'intensa passione per la Recherche, per l'arte in genere e i viaggi. Fu un amore improvviso tanto che i due si sposarono dopo pochissimi incontri.

[modifica] La nascita di Irene Brin

Fu nel 1937 che Maria Vittoria Rossi divenne Irene Brin: lo pseudonimo le fu attribuito da Leo Longanesi, che invitò la giornalista a collaborare al rotocalco settimanale Omnibus, sul quale compariva -novità per l'epoca- una rubrica di cronache mondane scritte con malizia e raffinatezza, lontane dallo stile agiografico dell'epoca (sui rapporti con Longanesi, Irene scriverà, in morte dell'amico, un eccellente articolo, sul "Borghese" del 27 settembre 1957: "Un nome inventato"). Fu un'attività che Irene Brin svolse contemporaneamente ai suoi frequenti viaggi con il marito: viaggi che portarono la coppia a intrecciare rapporti con la migliore società cosmopolita.

[modifica] La guerra

Nel 1943 i due coniugi tornarono a Roma. Formalmente dopo l'armistizio Gaspero del Corso era un disertore e quindi si nascose in casa, insieme a una quarantina di altri ufficiali e soldati sbandati per evitare i rastrellamenti tedeschi. In tale periodo le uniche entrate erano costituite dai compensi per le traduzioni di Irene, peraltro sempre più scarse via via che Irene smettava di lavorare per gli editori che collaboravano con gli occupanti. Fu così che la Brin iniziò a vendere i propri regali di nozze: a partire da una borsa di coccodrillo, per poi proseguire con stampe e disegni, e non da poco, dato che parliamo di artisti quali Picasso, Matisse, Morandi...

Poco dopo Irene Brin trovò una sistemazione come commessa nella libreria d'arte La Margherita, coadiuvata dal marito che sotto la falsa identità di Ottorino Maggiore le procacciava libri, disegni e clienti. Sulla loro attività, c'è l'eccellente racconto dell'americano Henry Furst "La morte di Mozart" (Longanesi, Milano 1957)

[modifica] La galleria L'Obelisco

Durante l'attività presso La Margherita si presentò a Irene un allora sconosciuto artista, Renzo Vespignani, con un nutrito portafoglio di disegni. Irene e Gaspero comprarono in proprio i lavori e li rivendettero in brevissimo tempo, confermandosi così la propria vocazione di mercanti; fu questo il loro primo acquisto e anche la prima vendita per Vespignani.

Nel 1946 la coppia affittò un locale in Via Sistina, nel quale nacque la Galleria l'Obelisco di Gaspero e Maria del Corso, che in breve tempo assunse un'importanza primaria nel panorama culturale della capitale, come si può evincere dall'elenco delle mostre organizzate nel corso del tempo.

[modifica] Stile, arte, moda

L'attività di gallerista non impedì a Irene di continuare a coltivare con passione l'arte di una scrittura colta e raffinata.

[modifica] la Settimana Incom

Nell'immediato dopoguerra infatti Irene Brin iniziò una lunga collaborazione con La Settimana Incom illustrata di Luigi Barzini Junior, la versione a rotocalco del più famoso cinegiornale del dopoguerra. Su quelle pagine Irene, con la scusa di dispensare alle lettrici consigli di stile, portamento, vita sociale, moda e così via, produceva dei minuscoli pezzi letterari ricchi di ironia e citazioni sotterranee per un pubblico colto e raffinato. I suoi articoli comparivano con lo pseudonimo di Contessa Clara Ràdjanny von Skèwitch, personaggio che Irene impersonava fingendo d'essere un'anziana, aristocratica esule da un non meglio precisato paese d'oltrecortina, citando qua e là episodi riguardanti propri incontri con altezze reali, scrittori celeberrimi. così, alla voce sonno raccontava di una conversazione sull'insonnia tra Bergson e Proust; mentre alla voce taxi richiamava un incontro con un'amico d'infanzia, esule a Parigi, che sbarcava il lunario con tale mestiere.

[modifica] Harper’s Bazaar’s

Irene peraltro personificava alla perfezione quell'ideale di stile di cui scriveva: basti pensare che nel 1950, passeggiando per Park Avenue con il marito, fu fermata da una signora che le chiese dove mai avesse potuto comprare un vestito così di classe (si trattava di una creazione di Fabiani). Fu così che Irene fece la conoscenza con l'indiscreta signora, che si rivelò essere Diana Vreeland, la mitica caporedattrice di Harper’s Bazaar’s, con la quale Irene fu la prima italiana a collaborare, portando sulle pagine newyorchesi le prime avvisaglie del made in Italy, in un'epoca in cui il mondo della moda parlava soltanto francese.

[modifica] Scambi culturali

Nella loro frenetica attività a Roma ed in giro per il mondo, Irene e Gaspero ospitarono all'Obelisco dozzine di artisti famosissimi o emergenti, ma destinati a un grande avvenire; e allo stesso modo portarono l'arte italiana nelle principali piazze nord- e sud-americane ed europee.

[modifica] Gli ultimi giorni

Quando seppe di essere stata colpita da una malattia inguaribile, Irene reagì continuando la propria attività di lavoro e di viaggio esattamente come prima; nella primavera del 1969 infatti i due si recarono come di consueto a Strasburgo per visitare le esposizioni d'arte locali. Sulla strada del ritorno, non essendo in grado di proseguire il viaggio fino a Roma, Irene decise di fermarsi nella casa paterna dove si spense il 31 maggio.

[modifica] Libri pubblicati

  • Olga a Belgrado, Vallecchi, Firenze 1943
  • Usi e Costumi, 1920-1940, Donatello de Luigi, Roma 1944
  • Le Visite, Casa Editrice Partenia, Roma 1944
  • Images de Lautrec, Carlo Bestetti, Edizioni d'arte/Collezione dell’Obelisco, Roma 1947
  • Femmes de Lautrec, Carlo Bestetti, Edizioni d'arte/Collezione dell’Obelisco, Roma 1954
  • I Segreti del Successo, Colombo Editore, Roma 1954 (con lo pseudonimo Contessa Clara)
  • Il Galateo, Colombo Editore, Roma 1959 (con lo pseudonimo Contessa Clara)

[modifica] Riedizioni recenti

  • Usi e costumi 1920-1940, Ed. Sellerio, Palermo 1981
  • Il Dizionario del successo e dell'insuccesso e dei luoghi comuni, Ed. Sellerio, Palermo 1986
  • Le Visite, Ed. Sellerio, Palermo 1991
  • Cose Viste, (1938-39), Ed. Sellerio, Palermo 1994

[modifica] Collegamenti esterni


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