Il giardino delle delizie (Bosch)
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Il Trittico del Giardino delle delizie, o semplicemente, Il Giardino delle delizie è un'opera del pittore Hieronymus Bosch. È conservato al Museo del Prado a Madrid.
[modifica] Significati e descrizione
Il tema dell'umanità peccaminosa, e di tutte le perversioni che l'uomo è capace di compiere, sono sempre stati temi molto cari a Bosch. Ma in quest'opera il pittore olandese va ben oltre una semplice raffigurazione convenzionale: prendendo spunto dalle iconografie del Paradiso Terrestre e dell' Inferno, Bosch crea una propria dimensione astratta, che non è descritta da nessun autore, e che è molto al di là del mondo ultraterreno descritto da Dante. Il Giardino delle Delizie corrisponde, nonostante ne abbia tutte le apparenze, non all' Eden, ma ad una dimensione in cui il peccato ha contaminato tutti gli aspetti della vita umana, idilliaca solo in superficie.
Composta in un trittico a sportelli, l'opera è dipinta sia all'esterno che all'interno. Negli sportelli esterni, è raffigurato il mondo nei primi giorni della creazione: una sfera semivuota, in cui cominciano a definirsi le prime forme di vita che, in quanto primitive, hanno strane conformazioni e sono dipinte in bianco e nero; in alto a sinistra, seduto in trono sulle nubi, vi è Dio con le sembianze di un vecchio re, con tanto di corona in testa e libro alla mano. Alla sua altezza, su entrambi i lati, vi è l'iscrizione latina:
IPSE DIXIT ET FACTA SUNT. IPSE MANDAVIT ET CREATA SUNT. ("Egli disse, e [le cose] furono fatte. Egli comandò, e furono create.")
All'interno, i pannelli laterali raffigurano a sinistra Il Paradiso Terrestre, a destra L'Inferno. Mentre il primo è raffigurato in modo che potremmo dire "convenzionale" (Adamo ed Eva sono al centro, ignudi, con l'Albero della Vita per sfondo), il secondo è straordinario per inventiva e ricchezza di particolari.
L'Inferno è raffigurato infatti come un mondo oscuro ma in preda al caos più completo, pieno fino all'inverosimile al punto che, sul fondo, s'intravedono degli edifici infiammati o a forma di Torre di Babele in costruzione, per accogliervi quanti più dannati possibile. Questi ultimi sono ignudi, in preda alla disperazione, e tormentati da demoni blu-verdastri con le sembianze di uccelli, vermi o grilli (animali notturni, e quindi infernali per eccellenza). L'utilizzo, per la tortura, di strumenti musicali ha fatto sì che la critica ribattezzasse la scena L'Inferno musicale. Particolarmente belli sono, tra questi ultimi, la ghironda al centro e l'invenzione, a forma di fallo, delle orecchie trapassate da un coltello con una lama acutissima (su cui è incisa una "B" che sarebbe la firma dell'artista) e i dannati che si turano le orecchie intorno, tormentate da dèmoni che suonano dei corni.
Il vero pezzo forte della composizione è invece L'uomo-albero, situato nel centro, e raffigurato come un uomo supino (il cui volto ha i lineamenti dell'artista) sorretto da rami con il corpo cavo, dentro il quale tre individui sono seduti ad un tavolo illuminato da una lampada, mentre una donna (forse un'ostessa) sta aprendo una botte: i significati della scena sono svariati e molteplici.
Nella tavola centrale, invece, sta la raffigurazione del Giardino delle Delizie. La sua posizione, tra Paradiso ed Inferno, confermerebbe il fatto che esso sia un "mondo a parte", una dimensione astratta ma al contempo perfetta metafora della vita umana, fatta di vizi e perdizione che conducono inevitabilmente al castigo nell'Aldilà.
Anche qui gli astanti, uomini e donne (vi sono anche personaggi di colore), animali, uccelli e bestie immaginarie sono raffigurati con chiari significati metaforici. Sullo sfondo è raffigurata la Fontana dell'Adulterio, dalla quale si dipartono quattro fiumi (simili a quelli del [[Paradiso Terrestre) agli angoli dei quali sono quattro edifici fantasiosi a forma di torre, simili alle babeliche torri infernali. Al centro della composizione, sta la Fonte della Giovinezza, in cui donne bellissime e tentatrici fanno il bagno; intorno ad esse, si svolge La Cavalcata della Lussuria dove una molitudine di uomini cavalca animali di ogni tipo, metafora degli infiniti mezzi ed opportunità per poter "abbordare".
In primo piano, sono raffigurate perlopiù coppie intente in effusioni amorose: di particolare bellezza è quella a sinistra racchiusa in una sfera di cristallo (simbolo della fragilità della vita e dei legami). Gran parte degli ignudi mordono dei frutti (allusione al Peccato originale), perlopiù more ed altri frutti di bosco (questa potrebbe essere un attacco diretto alla città natale del pittore, 's-Hertogenbosch, in cui egli viveva ancora e lavorava). Alcune fifure presentano frutti, o uccelli, sulla testa: sono le metafore dei vizi e delle opportunità.
[modifica] Datazione e destinazione
L'opera ha sempre diviso i critici: chi sosteneva che fosse una delle sue prime opere importanti, chi invece, pensava fosse il suo "canto del cigno". Studi recenti al Carbonio 14 sul legno, hanno dimostrato che esso risale sicuramente a dopo il 1460; mettendo le figure e lo stile a confronto con altri dipinti dell'autore, si suppone che la datazone corretta oscilli tra il 1480 ed il 1490, cioè all'inizio della carriera del pittore.
Quasi certamente, poi, l'opera venne realizzata per il Governatore dei Paesi Bassi, che la tenne nel proprio palazzo a Bruxelles, dove fu vista e descritta da vari ammiratori alla metà del XVI secolo. Dal Belgio, l'opera passò successivamente nelle collezioni di Filippo II (grande ammiratore di Bosch), che la donò all'Escorial; successivamente, il trittico passò al Museo del Prado dove si trova tuttora.