Guarino Veronese
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Guarino Veronese o Guarino da Verona (Verona, dicembre 1370 – Ferrara, 4 dicembre 1460) è stato un poeta e umanista italiano.
Il suo vero nome di battesimo era Varino ma, per corruzione, fu sempre chiamato Guarino, uno pseudonimo che poi, sotto la forma di "Guarini", trasmise ai suoi discendenti. Siccome nel '300 non erano ancora in uso i cognomi, venne condrattistinto dal patronimico "Veronese" o, piu' raramente, "da Verona". Per tutti fu, dunque, Guarino Veronese o Guarino da Verona.
Fu avviato allo studio dei classici latini da Giovanni Conversini e proprio studiando la letteratura latina si incuriosi' a proposito degli autori greci a cui le opere latine spesso alludevano e decise di cominciare a studiare la lingua greca. All' epoca pero' non era diffuso in Italia l' insegnamento del greco e quindi l' unica possibilita' di apprenderlo era quella di andare ad impararlo a Costantinopoli. Cosi' nel 1388 si trasferi' nella capitale bizantina dove fu presentato ad Emanuele Crisolora, stimato studioso e letterato, che decise di fargli da maestro.
I suoi studi pero' si interruppero bruscamente nel 1393 quando i Turchi presero d'assedio Costantinopoli e l' imperatore Manuele Paleologo invio' Grisolora in Italia per chiedere aiuto ai principi cattolici. Ma ormai, dopo 5 anni di intenso lavoro, Guarino aveva raggiunto la piena fluenza in greco e quindi poteva tranquillamente fare ritorno in Italia.
L' unicita' della sua formazione linguistico-letteraria gli permise di affermarsi a Venezia come insegnante privato di greco finche', da Firenze, gli giunse un' interessante proposta di lavoro dal letterato e mecenate Niccolò Niccoli che gli offriva la cattedra di greco presso lo Studio Fiorentino. Cattedra che per tre anni era stata di Grisolora ma che aveva lasciato per trasferirsi a Roma. Ed era stato proprio Grisolora ad aver indicato in Guarino la persona piu' adatta per sostituirlo.
Ma a Firenze, Guarino, non trovo' affatto la gloria. Quivi egli giunto, coll' eccellenza delle sue dottrine, e colla chiarezza e novità dello spiegarle, non meno che con l' affabilità e la dolcezza delle maniere si conciliò ben presto l' ammirazione e l' affetto di tutti, e divenne carissimo amico degli uomini più dotti, e più riputati che in quell'illustre città allor fiorissero , ciò sono Leonardo Aretino , Poggio Fiorentino , Palla Strozzi, Ambrogio Camaldolese, per tacer di molti altri : il perché gli occhi di tutti erano in lui rivolti, come all'uomo più dotto e virtuoso che l'osse allora a Firenze, e per avventura in Italia. Tanta celebrità e tanti applausi raffreddaron ben presto l'amicizia che sinceramente in sulle prime avea concepnia verso di lui il Nicoli, il qual si pentì d' aver contribuito a chiamarlo a Firenze. Amava costui i buoni studj, egli è il vero, amava negli altri la virtù, ma naturalmente superbo ed invidioso, mal soffriva che l'altrui virtù oscurasse la propria.[1]
Le calunnie e le umiliazioni di Nicoli costrinsero Guarino ad abbandonare Firenze. Cosi' come, sempre per l' intemperanza di Niccoli, avevano costretto anche Grisolora a lasciare la citta'.
Nel 1411 Guarino se ne parti' da Firenze per raggiungere Venezia dove da tempo era stato invitato a tornare per aprire una scuola di lingua greca che, a pochi giorni dall' inaugurazione, fu letteralmente presa d' assalto da quanti volevano iscrivercisi. Tra questi anche Vittorino da Feltre a cui Guarino, per l' onore della sua presenza, decise di insegnare gratis.
Ma l' amore per la sua citta' natale fu piu' forte della fama e degli allori veneziani e nel 1420 accetto' la catedra di lingua e letteratura greca a Verona anche se lo stipendio era di appena 150 scudi. Praticamente una miseria. Eppure non era questo che importava a Guarino se rifiuto' la ricca offerta di Gian Francesco Gonzaga che lo voleva alla corte di Mantova come precettore dei suoi figli. Tanto zelo nei confronti di Verona non era pero' ricambiato dai veronesi che, di invidioso in invidioso, nel 1429 riuscirono a sopprimere la cattedra di Guarino e a interrompere l' erogazione del suo pur magro stipendio.
Gia' da tempo comunque Guarino era in corrispondenza con Jacopo Giglioli, primo segretario e confidente di Niccolò III d'Este, che non appena seppe la notizia del suo licenziamento lo chiamo' a Ferrara per affidargli l' educazione di Leonello, figlio del marchese ed erede al trono.
Arrivo' in citta' nel febbraio del 1430 e fu alloggiato con tutti gli onori in casa degli Strozzi, esuli da Firenze, e vicini di casa dei Savonarola.
Nel 1436 si sposo', a Verona, con la concittadina Taddea Cendrata dalla quale ebbe 13 figli.
Dopo aver insegnato per anni alla corte ferrarese, quando nel 1441 Leonello divenne marchese fece in modo che Guarino venisse eletto alla cattedra di eloquenza e di lettere latine e greche presso l' Universita' di Ferrara con un contratto rinnovabile ogni cinque anni. Nel 1451, a contratto scaduto, e soprattutto morto Leonello, suo discepolo ma anche suo carissimo amico, la citta' di Verona fece di tutto per riavere indietro Guarino arrivando ad offrirgli di nuovo la sua cattedra e 150 ducati annui, stavolta pero' d'oro, che, di fronte all' incertezza di Guarino, furono portati a 200. Ma fu tutto inutile: Guarino rimase a Ferrara e non ne riparti' piu'.
[modifica] Note
- ^ Carlo de' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino Veronese e de' suoi discepoli, Brescia, 1805, Vol. I, pagg. 9-10
[modifica] Bibliografia
- Carlo de' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino di Verona (marco) e de' suoi discepoli, Brescia, 1805
- Remigio Sabbadini, Guarino Veronese e il suo epistolario edito e inedito, Roma, 1885
- Marianne Pade, Lene Waage Petersen, Daniela Quarta, La Corte di Ferrara e il suo mecenatismo 1441-1598, Ferrara, 1990