Giovanni Crema
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Parlamento Italiano Camera dei deputati |
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On. Giovanni Crema | |
Luogo nascita | Belluno |
Data nascita | 3 ottobre 1947 |
Professione | topografo |
Partito | SDI |
Legislatura | XIII, XIV, XV |
Gruppo | Rosa nel Pugno |
Coalizione | L'Unione |
Circoscrizione | Veneto 1 |
Incarichi parlamentari | |
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Giovanni Crema (Belluno, 3 ottobre 1947) è un politico italiano.
Deputato in carica nella XV legislatura. Componente dell'Ufficio di Presidenza della Lega delle autonomie locali.
Sindaco di Belluno per un decennio, sotto il simbolo del PSI, diventa parlamentare dei SI nel 1996 alla Camera dei deputati, dove guida la componente socialista nel gruppo misto anche dopo la trasformazione in SDI.
Durante la XIV legislatura, è Presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, in una legislatura di intensi sviluppi politici e giurisprudenziali.
[modifica] Verifica dei poteri
Le competenze di verifica dei poteri della Camera alta sono disimpegnate, sotto la sua guida, giungendo nel 2002 all'estromissione di due senatori illegittimamente proclamati eletti (Magri e Malentacchi).
Alla luce dei problemi che avevano dato luogo alla proclamazione erronea, nel 2004 scrive al Ministro dell’interno Pisanu richiedendo procedure omogenee di redazione elettronica dei verbali sezionali delle operazioni di scrutinio, di loro trasmissione agli uffici circoscrizionali nonché di redazione dei verbali circoscrizionali in base ai quali vengono effettuate le proclamazioni degli eletti. Il Viminale dà corso anche a questa richiesta quando provvede a sperimentare l’informatica elettorale nelle elezioni del 2004 (europee) e del 2005 (amministrative).
Conclude la sua presidenza ricevendo, anche nella sua qualità di componente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, la ‘Needs assessment mission’ dell’O.S.C.E. sui punti critici della competizione elettorale del 9 e 10 aprile 2006: il suo intervento, confluito nella relazione conclusiva della missione, individuava nel rapporto Clerfayt all’Assemblea sul codice di buona pratica elettorale (che ha recepito ampia parte dei suggerimenti espressi dall’allora Presidente della Venice Commission Antonio La Pergola) i criteri più idonei ad indirizzare la contesa elettorale in direzione di risultati realmente democratici e conformi a legalità sostanziale; egli lamentò anche che il contenzioso elettorale in Italia sia vittima ancora di procedure datate.
[modifica] Immunità
La dimensione internazionale del problema, sancita durante il sopralluogo della Giunta a Londra e Parigi sul sistema delle immunità parlamentari in Europa nel novembre 2005, fu da lui valorizzata sviluppando un’intensa relazione con i parlamentari di organismi sovranazionali europei: al parlamentare europeo Willy Rothley (che nel giugno 2003 ipotizzò una disciplina di autorizzazione a procedere uniforme per i deputati di Strasburgo) si ispirò Crema in un disegno di legge ed un emendamento alla proposta di revisione costituzionale di Lorenzago; il componente dell’Assemblea del Consiglio d’Europa Erik Jurgens fece proprie a Strasburgo le considerazioni di Crema sul rapporto tra il caso di Lino Iannuzzi e la Raccomandazione 1602 (2003) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Nel lavoro quotidiano, fronteggiò sia la giurisprudenza “restrittiva” della Corte costituzionale in materia di insindacabilità (sentenze nn. 10 ed 11 del 2000 e loro critica da parte della dottrina, come Zanon, Pombeni, Armaroli), sia l’entrata in vigore della cosiddetta “legge Boato” (con la sua disciplina delle intercettazioni indirette, cioè di conversazioni alle quali un parlamentare prenda parte, senza essere il destinatario del provvedimento giudiziario di messa sotto controllo telefonico od ambientale). In una legislatura in cui la maggioranza richiese di sollevare un conflitto con i giudici romani sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche sull'utenza del senatore Emilio Colombo, nonché di includere i controlli ai varchi aeroportuali nella definizione di "perquisizione personale" contenuta nel secondo comma dell'articolo 68 della Costituzione, egli predilesse la diversa via della leale collaborazione tra i poteri dello Stato: nel primo caso ricondusse la richiesta ad un assai più pacato intervento del Senato nel giudizio di costituzionalità dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003; nel secondo caso trattò la questione non come privilegio costituzionale bensì come richiesta di status rivolta all’Esecutivo.
Presentò nel 2005 l'unica relazione parlamentare sul caso Antonveneta e le intercettazioni dei senatori [1], ben prima che la questione riesplodesse in virtù delle ordinanze del giudice Clementina Forleo del luglio 2007.