Finsider
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Finsider | |
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Fondazione | 1937 |
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Filiali | |
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Progetto Economia |
La Finsider era la società del Gruppo IRI che operava nel settore siderurgico e che aveva rilevato dalle banche il controllo dell’Ilva, delle Acciaierie di Cornigliano, della Terni e della Dalmine.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Origini
La società venne fondata nel 1937 a Genova e, dal 1945, fu presieduta da Oscar Sinigaglia, che si adoperò per la realizzazione di quello che fu poi conosciuto come Piano Sinigaglia.
[modifica] Il Piano Sinigaglia
Tale piano, approvato dal governo nel 1948, prevedeva un forte aumento della capacità produttiva della siderurgia nazionale, incentrato sulla ricostruzione dello stabilimento di Cornigliano e sull’integrazione verticale delle lavorazioni a Piombino ed a Bagnoli: l’Ilva, che prima della guerra si era sempre occupata di produrre acciaio grezzo lasciando ai privati le lavorazioni successive, avrebbe dovuto produrre anche, ad esempio, profilati, rotaie ed acciai rivestiti; il nuovo stabilimento di Cornigliano avrebbe dovuto specializzarsi nella produzione di laminati piani per l’industria automobilistica.
La produzione da ciclo integrale eseguita su larga scala avrebbe permesso di ottenere acciaio a basso costo. La realizzazione di questi programmi portò a contrasti con i siderurgici privati, rappresentati all’epoca soprattutto dalla Falck, che produceva acciai speciali dal rottame e si opponeva alla costruzione di nuovi impianti a ciclo integrale; fu decisivo però l’appoggio della Fiat, che stipulò un accordo per l’acqusito, a prezzo molto conveniente, di una quota rilevante dei laminati che dovevano uscire dall’impianto di Cornigliano. Il completamento del nuovo stabilimento di Cornigliano ebbe luogo nel 1954.
[modifica] Il IV centro siderurgico
Ai tre centri siderurgici si affiancò, all’inizio degli anni ’60, il IV centro siderurgico di Taranto; i quattro centri furono riuniti in una nuova società denominata Italsider. La Finsider cercò di definire in modo più chiaro l’orientamento produttivo dei vari stabilimenti.
[modifica] La crisi
Nel 1975 una grave crisi del mercato dell’acciaio colse la Finsider impegnata nel raddoppio dello stabilimento di Taranto e nella progettazione del centro siderurgico di Gioia Tauro: si rese evidente che la siderurgia italiana soffriva di un eccesso di capacità produttiva. Da allora il gruppo Finsider iniziò ad inanellare perdite, tanto che l’azionista IRI dovette intervenire con cospicui versamenti di denaro pubblico. Iniziarono negoziati con la Comunità Europea per ridurre la capacità produttiva in eccesso che portarono al progressivo smantellamento dello stabilimento di Bagnoli ed alla cessione ai privati di quello di Cornigliano.
[modifica] La liquidazione
La situazione finanziaria della Finsider era talmente deteriorata che nel 1988 l’IRI la mise in liquidazione volontaria, trasferendo le sue partecipazioni alla neo-ricostituita Ilva.
[modifica] Bibliografia
Margherita Balconi, La siderurgia italiana (1945-1990). Tra controllo pubblico ed incentivi del mercato, Il Mulino, 1991