Film muto
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Per film muto si intende un film senza traccia sonora, storicamente riconducibile al periodo antecedente l'avvento del sonoro, vale a dire dal 1895 fino alla fine degli anni venti.
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[modifica] La storia
Le prime proiezioni pubbliche avvennero negli intervalli tra i vari numeri dei programmi di vaudeville, presentate e accolte come "curiosità".
L'idea di combinare immagine e suono, per la verità, è vecchia quasi quanto il cinema stesso, ma bisognerà attendere fino alla fine degli anni Venti, il 1927 per l'esattezza, perché venisse distribuito il primo film sonoro, Il cantante di jazz.
Tra gli storici e gli studiosi della settima arte, il periodo precedente l'avvento del sonoro nel cinema, è indicato come la silent era. In questo lasso di tempo la cinematografia fu comunque in grado di raggiungere alti livelli qualitativi, tanto che bisognerà attendere qualche anno dall'introduzione della nuova tecnica perché si eguagliasse, per poi migliorarla, la qualità dei film muti.
In realtà i film non erano del tutto "muti", quantomeno la fruizione: era infatti costume, dal grande teatro di città a quello di periferia, accompagnare le proiezioni con musica dal vivo, che fungeva da colonna sonora, eseguita solitamente da un pianista o organista, o addirittura da un'orchestra per i teatri che se lo potevano permettere. Il teatro fu il luogo deputato alla proiezione del film muto, non necessitando altro che un semplice schermo piuttosto che di apparecchiature tecnologiche. Era usanza accompagnare la proiezione con spiegazione chiarificatrici delle scene proiettate, lettura delle didascalie da parte di un commentatore, aggiungere commenti scritti. Da subito fu però evidente quanto la musica fosse componente essenziale dell'immagine, rafforzandone, anticipandone, predisponendo emozionalmente lo spettatore alla scena proiettata.
Il primo film muto della storia del cinema è considerato Roundhay Garden Scene del 1888. Mentre il primo film muto che tratti l'argomento calcistico è Harry The Footballer, corto inglese del 1911.
[modifica] La tecnica
La tecnica di recitazione necessitava di enfasi mimica, esagerando l'espressività facciale e l'azione corporea affinché giungesse al pubblico il messaggio emozionale inteso dal regista. Oggi potrebbe risultare esagerata, a volte grossolana, ma il valore dei grandi interpreti è racchiuso nell’essenzialità del gesto, nella pantomima, nella capacità di trasmettere, nell’istante del gesto, l’intensità dell’emozione. Per di più oggi sempre più raramente ci è dato di poter visionare sul grande schermo queste produzioni, che per poter essere apprezzate nella loro grandezza e sfumature necessiterebbero di questa collocazione e di un pubblico con cui condividerle. Nel genere comico questa gestualità fu classificata come slapstick, si spiega anche perché fu generalmente più apprezzato il cinema comico, per sua natura paradossale, piuttosto che il dramma.
La tecnica di ripresa, invece era molto lenta a confronto del film sonoro (16 o 20 fotogrammi al secondo del film muto, contro i 24 o 48 del sonoro) e il risultato era il tipico movimento a scatti e innaturale, volutamente rafforzativo, in particolare nelle commedie piuttosto che nel film drammatico.
La durata del film era misurata in rulli o bobine, dove era fisicamente contenuta e avvolta la pellicola, ogni rullo poteva contenerne circa 600 piedi per circa 7 minuti di proiezione.
Migliaia i film girati nel periodo muto, purtroppo, però, una considerevole parte di essi (stante agli storici almeno l'80-90%) è scomparso per sempre. Volendo considerare il cinema muto italiano, nel periodo che va dal 1905 al 1931, gli storici hanno catalogato poco meno di 10.000 titoli, il 90% di essi scomparso per sempre. Almeno fino alla prima metà del ventesimo secolo veniva utilizzata una pellicola altamente instabile e altamente infiammabile che richiedeva cure particolari per garantirne la conservazione nel tempo. Molti di quei film furono fissati su materiale di pessima qualità, pregiudicandone la sopravvivenza al logorio del tempo e alla decomposizione in polvere, alcuni furono riciclati, molti finirono distrutti nei frequenti incendi degli studios. Oggi la conservazione e il restauro di quelle pellicole è la priorità principe per gli storici della cinematografia. Kevin Brownlow, esponente di spicco della categoria ha detto: I vecchi film sono come il vino, il tempo li matura, ma molti sono finiti in aceto.
[modifica] Film muti nell'era del sonoro
Diversi cineasti hanno reso omaggio alla favolosa era del film muto: Jacques Tati col suo Le vacanze di Monsieur Hulot, 1953, e così pure Mel Brooks con L'ultima follia di Mel Brooks, dal titolo originale di Silent Movie, del 1976 in cui, simbolicamente, l'unica parola del film è pronunciata da un mimo.
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