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Eurialo e Niso - Wikipedia

Eurialo e Niso

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Appresentossi in prima

Eurïalo con Niso. Un giovinetto
di singolar bellezza Eurïalo era;

e Niso un di lui fido e casto amante. »
Eurialo e Niso (1827) di Jean-Baptiste Roman, Louvre
Eurialo e Niso (1827) di Jean-Baptiste Roman, Louvre

Eurialo e Niso (in latino Euryalus et Nisus) sono due personaggi che compaiono in alcuni episodi dell'Eneide di Virgilio. Costituiscono un grande esempio d'amicizia e di valori che Virgilio teneva a riportare in vita con la sua opera.
Il loro particolare rapporto è definito dall'autore "amore", ciò che nel contesto dell'epoca va inteso come serena manifestazione di continuità tra l'amicizia fraterna e l'affettuosità omoerotica.

Indice

[modifica] Eurialo

Eurialo (figlio di Ofelte) è il più giovane dei due amici, poco più che un fanciullo, e con la sua bellezza riesce sempre ad ottenere il favore degli altri.
Partecipa alla gara di corsa a piedi nel quinto libro a fianco dell'amico Niso, e arriva a vincerla grazie all'aiuto del compagno. Nonostante le proteste di Salio, un altro corridore, che è inciampato a causa di Niso, Eurialo sfrutta le sue lacrime e il suo bell'aspetto per far sì che gli spettatori parteggino per lui.
Nel nono libro affianca nuovamente Niso nel tentativo di raggiungere Enea, passando per l'accampamento dei Rutuli addormentati. I due giovani, con animo feroce, compiono un'ingente strage di nemici sorpresi nel sonno. Lo stesso Virgilio, in quel momento, paragona Eurialo ad un leone furiosamente affamato in cerca di pecore da divorare.
L'inesperienza di Eurialo si dimostra quando il giovinetto ruba nell'accampamento nemico oggetti di valore, tra cui uno splendido elmo. Saranno proprio quei trofei a mettere a repentaglio la vita di Eurialo; da una parte il riflesso dell'elmo attirerà l'attenzione del nemico Volcente sui due compagni, dall'altra il peso del bottino ostacolerà il giovane in fuga dai soldati nemici. Eurialo muore trafitto dalla spada dello stesso Volcente in un bosco vicino all'accampamento rutulo.
In quel momento Virgilio richiama alla mente un altro paragone con il candido corpo esanime di Eurialo, ossia l'immagine di un fiore purpureo reciso da un aratro o un papavero che abbassa il capo durante la pioggia.

[modifica] Niso

Niso (figlio di quell'Irtaco che secondo una tradizione non omerica aveva sposato Arisbe, la moglie ripudiata di Priamo) è, rispetto a Eurialo, più maturo ed esperto. Compare al fianco di Eurialo nella gara di corsa, in cui scivola, ma aiuta il compagno a vincere grazie ad uno stratagemma. Successivamente Niso si fa avanti per uscire dall'accampamento dei troiani e raggiungere Enea, ma Eurialo vuole seguirlo. Dapprima Niso non acconsente a causa la giovinezza del fanciullo ma, data la sua insistenza, parte con lui. Ed è proprio Niso a iniziare la strage diversi dei Rutuli immersi nel sonno, richiamando poi Eurialo dalla brama di strage che lo ha invaso. In séguito Niso si ritrova a dover fuggire nella foresta a causa di un'imprudenza di Eurialo, quando non lo vede più al suo fianco. Morirà proprio accanto all'amico, nel bosco vicino all'accampamento latino. Il suo affetto per il compagno lo porta a sacrificarsi per lui e a vendicarlo, scatenandosi furiosamente contro il responsabile del suo omicidio.

[modifica] Apparizioni

[modifica] Quinto libro - La gara di corsa

La prima apparizione di Eurialo e Niso risale al quinto libro dell'Eneide, durante la gara di corsa a piedi svoltasi nei giochi in onore di Anchise, padre di Enea, morto esattamente l'anno precedente. L'episodio è per altro stato tratto dalla gara avvenuta nell'Iliade fra Odisseo, Aiace d'Oileo e Antiloco, vinta da Odisseo. Niso si porta in testa, ma scivola inavvertitamente su una pozza di sangue sacrificale, probabilmente sparso da Enea prima della celebrazione dei giochi.
A quel punto Salio, un altro partecipante, tenta di correre per il primo posto, ma Niso, mosso da un profondo affetto per l'amico, fa uno sgambetto all'avversario che finisce a terra.
Di conseguenza Eurialo sorpassa Salio e vince la gara.
Irritato per la vittoria ingiusta di Eurialo, Salio si lamenta da Enea, ma il pubblico, commosso dal pianto e dal bell'aspetto di Eurialo, parteggia per il giovinetto.
Enea consegna comunque un premio di consolazione a Salio e a Niso, rispettivamente una pelle di leone africano e uno scudo forgiato da Licaone, e offre al giovane vincitore il premio che gli sarebbe spettato di diritto, ossia un cavallo con borchie.

[modifica] Nono libro - La sortita notturna e la morte dei due giovani

Nella sortita notturna del nono libro, Virgilio s'ispira a quella di Diomede e Ulisse dell'Iliade.
Niso si propone di uscire dall'accampamento troiano senza farsi catturare dai Rutuli per raggiungere Enea e avvertirlo del pericolo dell'esercito nemico, ma Eurialo vuole rimanere al suo fianco, pur sapendo di essere solo un fanciullo e di avere ancora una lunga vita davanti a sé.

Dopo aver ricevuto il consenso dei compagni riguardo alla loro proposta, Eurialo e Niso si preparano a partire per la loro missione. Iulo, il figlio di Enea, promette loro grandi premi, tra cui tazze d'argento, cavalli, armature, donne e schiavi, mentre gli altri troiani li equipaggiano con armi adatte all'impresa. I due compagni penetrano nel campo dei Rutuli, giacenti tutti in preda al sonno. Niso, che ha deciso di approfittare dell'occasione, dà inizio alla strage aggredendo Ramnete, borioso re e augure che russa a piena gola su un cumulo di tappeti; con la spada sgozza lui e tre suoi servi, quindi l'auriga di Remo (altro condottiero italico) sorpreso proprio sotto i cavalli, per poi spiccare la testa al suo signore coricato nel letto, e ancora al bellissimo giovinetto Serrano, riverso a terra nel sopore della gozzoviglia dopo aver dedicato al gioco dei dadi buona parte di quella che sarebbe stata la sua ultima notte. Anche Eurialo non resiste alla tentazione di uccidere qualche italico; un Rutulo di nome Reto, svegliatosi improvvisamente, cerca di nascondersi dietro un cratere, ma viene ucciso proprio da Eurialo. A un certo punto Niso esorta l'amico a cessare la strage: i due troiani escono dal campo nemico. Eurialo porta via con sé alcuni oggetti di valore, tra cui l'elmo di Messapo.
Proprio per la vanità di Eurialo i due amici vengono avvistati da un drappello di trecento cavalieri guidato da Volcente; accade infatti che i bagliori dell'elmo e il suo vistoso pennacchio attirano l'attenzione dei nemici; questi allora iniziano ad inseguire la coppia di troiani, che tenta di rifugiarsi nel bosco.
Gli uomini di Volcente si sparpagliano quindi in tutto il bosco attraverso passaggi sconosciuti ad Eurialo e Niso, che cercano invano una via di fuga.

Improvvisamente Niso si ritrova da solo e, correndo a ritroso per cercare l'amico, lo vede circondato da soldati italici.
A quel punto, disperato, scaglia le sue armi contro i nemici e riesce a uccidere Sulmone e Tago, due cavalieri di Volcente, il quale, non capendo chi possa essere l'autore di quelle uccisioni, si scaglia su Eurialo con la spada, trafiggendolo mortalmente. Niso, quindi, grida disperato contro Volcente e si scaglia con tutta la sua violenza contro di lui, conficcando la spada nella sua gola ed uccidendolo.

Il giovane viene però attaccato dagli altri soldati presenti e, morendo, si getta sull'amico e si dà finalmente pace.

[modifica] Conseguenze della morte di Eurialo e Niso

Sùbito dopo la morte di Eurialo e Niso, Virgilio interviene nella narrazione, assicurando ai due amici un eterno ricordo da eroi tragicamente sconfitti, come è riportato nei seguenti versi:

« Fortunati ambidue! Se i versi miei

tanto han di forza, né per morte mai,
né per tempo sarà che 'l valor vostro
glorïoso non sia, finché la stirpe
d'Enea possederà del Campidoglio
l'immobil sasso, e finché impero e lingua

avrà l'invitta e fortunata Roma. »

I corpi esanimi di Eurialo e Niso, dopo la strage, vengono portati all'interno dell'accampamento rutulo.
Le teste dei due giovani vengono quindi conficcate su lance e portate davanti al presidio troiano con grande clamore. In séguito la Fama avverte la madre di Eurialo della morte del figlio. Ella, sconvolta dalla notizia, corre fuori di casa strappandosi i capelli e urlando. Inizia così un commovente discorso in cui sembra rimproverare il figlio per non averla nemmeno salutata per l'ultima volta prima di partire per la sua pericolosa missione, e rimpiange di non aver potuto guidare le sue esequie e rivedere il suo corpo.
La donna sembra non aver più nemmeno la forza di vivere e implora di essere uccisa dai Rutuli, trafitta dalle loro frecce. L'ultima memoria ad Eurialo e Niso è offerta dai troiani che li rimpiangono con gemiti e lacrime e riportano in casa la madre di Eurialo.

[modifica] Voci correlate

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