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Esperimento di Philadelphia - Wikipedia

Esperimento di Philadelphia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'Esperimento di Philadelphia è una nota leggenda diffusa tra i sostenitori della teoria del complotto.

Secondo questa leggenda, il 28 ottobre 1943 la US Navy avrebbe condotto un esperimento segreto nei Philadelphia Naval Yards nel porto di Philadelphia, in Pennsylvania, facendo scomparire una nave da guerra grazie all'uso di potenti magneti e facendola ricomparire a diverse centinaia di chilometri di distanza a Norfolk.

L'Esperimento di Philadelphia è a volte indicato dai cospirazionisti con il nome di Rainbow, anche se il nome in codice si riferisce in realtà ai piani per l'attacco alleato all'Italia e all'Asse, ed in seguito ad una serie di test condotti su un Lockheed U-2 riguardanti un dispositivo stealth convenzionale.

Indice

[modifica] La leggenda

Secondo il racconto, il 28 ottobre 1943 la nave della marina militare americana USS Eldridge (DE-173) venne usata per sperimentare sotto la guida di un non meglio precisato "Dott. Franklin Reno" (a volte indicato come "Rinehart") un innovativo sistema in grado di creare un campo di invisibilità attorno alla nave.

La teoria sarebbe stata basata sulla teoria del campo unificato di Albert Einstein, che presuppone una relazione reciproca delle forze che comprendono radiazione elettromagnetica e gravità.

L'esperimento avrebbe tentato, secondo il racconto, di rendere la nave invisibile tramite la generazione di un campo magnetico che avrebbe curvato la luce riflessa dall'oggetto, facendola passare oltre lo stesso e rendendolo di fatto invisibile.

Un primo test sarebbe stato eseguito solo sei giorni prima, risultando in un parziale successo ma causando nausee all'equipaggio.

La nave sarebbe dunque allestita con tre generatori elettromagnetici di alta potenza. Secondo il racconto, la nave sarebbe scomparsa per qualche secondo all'attivazione dei generatori, ed in seguito sarebbero emerse testimonianze relative ad una sua apparizione a Norfolk, a 600 km da Philadelphia. Ovviamente, secondo i canoni della teoria del complotto, nessun esponente del governo o della marina avrebbe commentato l'accaduto e i mass media avrebbero passato la notizia sotto silenzio.

Secondo il racconto, alcuni membri dell'equipaggio avrebbero in seguito sviluppato malattie mentali, altri sarebbero stati trovati parzialmente fusi col metallo del ponte, altri sarebbero svaniti nel nulla.

[modifica] La nascita della leggenda

Nel 1955, un astronomo dilettante americano e scrittore di libri sugli UFO, Morris K. Jessup, avanzò un'ipotesi sull'uso delle forze elettromagnetiche nella propulsione spaziale dei dischi volanti che egli stesso dichiarò di aver osservato. Jessup criticò pubblicamente l'uso dei razzi come propulsori per la conquista dello spazio, poiché il loro sviluppo avrebbe distolto risorse ad altri campi di ricerca secondo lui più promettenti.

Nello stesso anno Jessup affermò di aver ricevuto tre lettere firmate "Carlos Miguel Allende", nelle quali Allende avrebbe citato l'esperimento di Philadelphia, riferendosi ad una serie di articoli giornalistici che ne parlavano senza però riportare alcuna fonte o elemento verificabile.

Allende raccontava nelle lettere di essere stato testimone dell'esperimento mentre si trovava su una nave nelle vicinanze, la SS Andrew Furuseth. Affermò inoltre di essere a conoscenza della scomparsa di alcuni dei membri dell'equipaggio della SS Eldridge.

Ad una richiesta di approfondimento, Allende avrebbe risposto solo dopo mesi identificandosi questa volta come "Carl M. Allen". Allen avrebbe dichiarato di non ricordare nulla, ma di potere forse recuperare la memoria tramite ipnosi. Jessup avrebbe quindi deciso di troncare i rapporti con Allende/Allen.

Nella primavera del 1957, Jessup fu contattato dall'Office of Naval Research di Washington D.C.: l'Ente aveva ricevuto una copia del libro di Jessup, con numerose annotazioni da parte di tre persone che trattavano di due tipi di creature che avrebbero vissuto nello spazio. Inoltre vi si sarebbero trovate annotazioni che alludevano all'esperimento di Philadelphia come se chi scrivesse ne fosse già a conoscenza e tentasse di proteggere il segreto.

Ad un confronto calligrafico, uno degli autori delle note risultò essere senza dubbio Allende/Allen, e molto probabilmente anche le altre note erano scritte dalla stessa persona ma con penne diverse. L'indirizzo del mittente corrispondeva ad una fattoria abbandonata.

Venne pubblicata una edizione limitata del testo annotato, e Jessup tentò di continuare a scrivere di misteri ma con poco successo. Jessup si suicidò nel 1959.

[modifica] Le pubblicazioni e la diffusione

Nel 1965, Vincent Gaddis pubblicò Invisible Horizons: True Mysteries of the Sea, dove citava alcune parti del testo annotato di Jessup.

Fino al 1977 la leggenda venne abbandonata, quando fu ripresa da Charles Berlitz, che la incluse nel suo Without a Trace: New Information from the Triangle, il libro che creò il mito del triangolo delle Bermude. Il testo di Berlitz conteneva numerose imprecisioni, manipolazioni volontarie di dati e divagazioni per dare un aspetto scientifico alla pubblicazione, e il recupero dell'Esperimento di Philadelphia è tra questi. L'esperimento viene incluso tra i misteri del Triangolo, nonostante Philadelphia si trovi a centinaia di chilometri da questo e non abbia nulla a che fare con le Bermude.

Il libro di Berlitz ebbe molto successo, lanciando la moda della letteratura di misteri: nel 1978 George E. Simpson e Neal R. Burger pubblicarono Thin Air, un romanzo basato vagamente sulla vicenda dell'esperiento di Philadelphia.

Berlitz, cavalcando il successo del libro del 1977, nel 1979 pubblicò insieme a William L. Moore The Philadelphia Experiment: Project Invisibility, che riprendeva alcuni spunti narrativi da Thin Air raccontandoli però come fatti reali o trascrizioni di ipotetiche interviste. Berlitz si ispirò talmente tanto al romanzo da essere accusato di plagio.

Dal libro di Berlitz, ma soprattutto da Thin Air, furono tratti due film di fantascienza: The Philadelphia Experiment (1984) e il seguito Philadelphia Experiment II (1993).

[modifica] Le ricerche

Va precisato da subito che non vi sono fonti controllabili sulla vicenda. Tutti i racconti sono rimaneggiamenti delle pubblicazioni precedenti, che avrebbero avuto origine da trafiletti comparsi su giornali d'epoca, a loro volta privi di documentazione.

L'opera maggiore sul tema, quella di Berlitz, è chiaramente ispirata da un romanzo di fantascienza, da cui trae la maggior parte degli elementi significativi.

L'apparato teorico citato nell'esperimento è pura pseudoscienza, e ha solo vaghi collegamenti con la teoria dei campi unificati einsteiniana o con gli studi di Nikola Tesla. Solo nell'ottobre 2006 alla Duke University si è riusciti ad ottenere un effetto simile a quello presupposto dall'esperimento, su scala molto ridotta e solo per quanto riguarda alcuni tipi di microonde elettromagnetiche. Einstein lavorò per la Marina negli anni quaranta, ma solo riguardo ad alcuni progetti relativi a ricerche teoriche sulle esplosioni.

Nel 1980 Robert Goerman scrisse un articolo per Fate Magazine identificando Allende/Allen in Carl Meredith Allen, uno studioso di New Kensington, Pennsylvania, brillante ma sofferente di un grave disturbo mentale che lo portava a costruirsi un proprio mondo di fatti inventati, in uno stato simile a quello allucinatorio.

Nel 1990, durante una conferenza, Al Bielek confermò l'avvenimento dell'esperimento, dichiarando di avervi partecipato e di essere uno dei pochi sopravvissuti. Ad una verifica da parte di fan e appassionati, emerse rapidamente che Bielek non si trovava nemmeno nelle vicinanze di Philadelphia, che aveva cambiato la propria versione dei fatti decine di volte, che i fatti riportati non coincidevano con altri dati verificabili e che aveva già in passato prodotto documentazione falsa per supportare i propri discorsi. Ciononostante Bielek ottenne una discreta esposizione mediatica per quasi un decennio, intraprendendo una redditizia attività di conferenziere.

Nel 1999, durante un incontro tra veterani, l'equipaggio della Eldrige venne intervistato dal giornale Philadelphia Inquirer. La nave, varata il 27 agosto 1943, era rimasta in porto a New York fino a metà settembre, e nell'ottobre dello stesso anno era partita per il suo viaggio inaugurale alle Bahamas rientrando a Long Island il 18 ottobre. Secondo i dati del giornale di bordo del 1943 [1] la Eldridge non è mai stata a Philadelphia. La nave inoltre è documentata in servizio regolare sino al 1951 per la US Navy, ed in seguito risulta venduta alla marina greca per cui ha operato fino al 1977; in nessun momento della sua vita la nave ha sofferto di "sparizioni" di componenti dell'equipaggio.

Sempre secondo i diari di bordo, la SS Andrew Furuseth (la nave da cui Allen avrebbe osservato l'esperimento) si trovava in crociera nel Mar Mediterraneo fino al gennaio dell'anno seguente.

Non esistono negli archivi militari o civili indicazioni che portino a concludere che l'esperimento sia avvenuto, mentre tutta la documentazione presente offre dati che non collimano con il racconto.

[modifica] Note

  1. ^ # NRS-1978-26, from the US Naval Historical Center, Washington Navy Yard, DC 20374-5060.

[modifica] Collegamenti esterni


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