Della Torre
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[[Nome del link[1]]]I Della Torre (o Torriani) furono una famiglia della nobiltà italiana che regnò in Lombardia durante il XII e XIV secolo, possedevano la Signoria di Milano, prima di venire estromessi dai Visconti. Erano membri del partito guelfo.
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[modifica] Origini
Antica famiglia dell'aristocrazia milanese, di Milano Porta Nuova, forse di ceppo franco discendente della famiglia imperiale di Carlo Magno, era stata infeudata dall'arcidiocesi di Milano di vasti territori che arrivavano sino al Canton Ticino, il cui corpo principale era la Valsassina con al centro il borgo fortificato di Primaluna. I primi membri importanti furono Arderico, indicato tra i Capitanei milanesi in un documento del 1130 e Martino, detto il Il Gigante, Conte di Val Sassina, che combatté in Terra Santa durante le Crociate trovando la morte sotto le mura di Damasco nel 1148.
Suo figlio Jacopo sposò una Berta Visconti e fu reggente di Milano.
Suo nipote Raimondo fu vescovo di Como dal 1262 al 1273. Nel 1269 fu catturato da Corrado Venosta Von Matsch (feudatario del Castello di Buffalora) ed esposto in una gabbia al pubblico ludibrio a Sondalo. Venne poi liberato dalle milizie di Napo Torriani che distrussero il castello il 25 settembre 1273. Fu inoltre Patriarca di Aquileia dal 1273 al 1299.
Un altro nipote, Salvino (1240?-1287), fu signore di Parma. La figlia Elena (1285) andò in sposa nel 1300 a Niccolò da Carrara.
[modifica] Signori di Milano
Il figlio di Jacopo, Pagano, diventò capitano del popolo di Milano ne 1240, fino alla sua morte nel 1241. Suo fratello Martino impose la sua personalità sulla città, e fondò la Signoria di Milano e la supremazia dei Torriani. Morì nel 1259 e gli successe un altro fratello, Filippo. Le proprietà dei Torriani includevano anche Bergamo, Lodi, Novara, Varese e Vercelli.
[modifica] Perdita e riconquista del potere fino alla fuga
Morto Filippo nel 1265 gli succede al potere su Milano il più anziano della famiglia, Napoleone della Torre, detto Napo Torriani, figlio di Pagano, che viene affiancato dai fratelli Francesco (che diventa podestà di Brescia, Alessandria, Bergamo, Novara e Lodi e signore del Seprio) e Paganino (che viene nominato podestà a Vercelli).
Paganino viene assassinato il 29 gennaio 1266 da una banda di nobili milanesi proscritti a cui vanno a dar man forte alcuni pavesi inviati dal marchese Pelavicino. Per rappresaglia Napo fa eseguire 53 decapitazioni, a Vercelli, Milano e Trezzo, tra i nobili congiurati e di fazione avversa.
Napo, viene insignito del vicariato imperiale nel 1274 dall'Imperatore Rodolfo I d'Asburgo e, dopo aver vinto nel 1276 l'importante battaglia della Guassera, presso Ranco nel varesotto, viene sconfitto e catturato nella Battaglia di Desio del 21 gennaio 1277 da Ottone Visconti (che quindici anni prima era stato eletto al seggio arcivescovile ambrosiano a discapito di Raimondo della Torre, ed era quindi divenuto il punto di riferimento della nobiltà sia di Milano che dell'Alto Milanese e del Locarnese e con il loro appoggio aveva mosso guerra ai della Torre). Muore l'anno seguente in prigionia nel castello di Baradello presso Como
Il fratello Francesco resta ucciso nel corso della stessa battaglia.
Pure Guido, figlio di Francesco, viene fatto prigioniero, ma riesce a fuggire dal Castel Baradello nel 1284. Da quel momento, dal Friuli e dalle città padane a loro fedeli, i Della Torre organizzano una guerriglia senza tregua contro i Visconti. Nel 1302 i Della Torre rientrano a Milano proprio con Guido, che strappa la signoria ai Visconti.
Nel 1311 Guido, entrato in conflitto con l'arcivescovo Cassono (Gastone) della Torre, suo cugino, rompe l'unità familiare che era stata la forza dei Torriani e, dopo aver provato a far ribellare il popolo contro l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VII, è costretto alla fuga perdendo la signoria che ritorna ai Visconti. Malato si rifugia prima a Lodi poi a Cremona, dove muore nell’estate del 1312. Una parte della famiglia riprenderà la guerra contro i Visconti e la Casata dei Della Torre farà ritorno a Milano solo nel 1332 per intercessione del Papa; avrà restituite terre e beni ma dovrà accettare la signoria viscontea.
[modifica] Altri membri
Da allora il casato si divide in diversi rami che hanno dato origine a numerose famiglie nobili, in Lombardia, Friuli, Veneto e Piemonte. Florimondo della Torre, figlio di Corrado detto Mosca, provò invano a riguadagnare il potere a Milano. Anche un altro figlio di Corrado, Cassono o Gastone, fu prima Arcivescovo di Milano e poi Patriarca di Aquileia dal 1316 al 1318. Paganino, l'ultimo dei figli di Corrado, fu podestà di Como e Senatore di Roma. Tiberio, figlio di Martino e pronipote di Napo, fu vescovo di Brescia dal 1325 fino alla sua morte nel 1333. Il figlio di Florimondo, Pagano, fu vescovo di Padova e Patriarca di Aquileia dal 1319 al 1332.
Tra i vari discendenti:
- il Beato Antonio della Torre detto da L'Aquila, medico, nacque a Milano attorno al 1424 e morì a L'Aquila nel 1494. Fu beatificato da Papa Clemente XIII al secolo Carlo della Torre Rezzonico (altro discendente di un altro ramo del casato) nel 1759.
- Giovanni Antonio della Torre fu vescovo di Cremona dal 1476 al 1486.
- Un altro discendente del ramo friulano, Girolamo, con i fratelli Luigi e Michele e con il cugino Niccolò, fu rinominato Conte di Valsassina dall'Imperatore Carlo V, e fu proprietario di numerose terre in Moravia fino alla sua morte avvenuta a Venezia nel 1590, tedeschizzando il cognome in von Thurn-Valsassina.
- Francesco Torriani fu consigliere dell'Imperatore Ferdinando I e Barone imperiale e ambasciatore a Venezia (1558).
- Carlo Torriani fu governatore di Trieste nel 1666.
- Gianello Torriani ingegnere e matematico del XVI secolo: seguì Carlo V in Spagna, dove è noto col nome di Juanelo Turriano.
Altri esponenti della famiglia, imparentatisi con famiglie bergamasche e poi imperiali, originarono la nobile casata tedesca dei Thurn und Taxis (Della Torre e Tasso).
[modifica] Val Camonica
La famiglia venne investita delle decime di Cemmo nel 1337; nel 1407 i fratelli Bartolomeo e Boccaccino ebbero dai Visconti l'assegnazione di alcuni beni confiscati agli Antonioli.[1]
Il 28 maggio 1430 Bartolomeo della Torre appoggiando la Serenissima contro Milano nella conquista della Valle Camonica viene eletto conte di Cemmo e Cimbergo.[2]
Qui di seguito viene riportato il testo della donazione dogale effettuata nella Basilica di San Marco a Venezia:[3]
« Francesco Foscari, per grazia di Dio doge dei veneziani (...) il predetto spettabile e generoso uomo signor Bartolomeo di Cemmo e i suoi discendenti maschi procreati da legittimo matrimonio, per la linea maschile, li fece e li crò conte e conti di Cemmo e Cimbergo e insignì lo stesso luogo di Cemmo e Cimbergo nella dignità di contea cosicché i predetti discendenti e qualsivoglia di loro, per sempre possono usare detto titolo e tenerlo. La contea e tutti i luoghi ad essa pertinenti il doge esime e separa dalla giurisdizione e dalla soggezione di qualunque città, terra o luogo che fosse soggetto a diritti feudali » | |
Nel 1433 Cemmo è attaccata dai ghibellini e Bartolomeo è costretto a forza a giurare fedeltà ai Visconti, mentre nel 1438 si schiera apertemente dalla parte milanese nella riconquista della valle, perdendo titolo e privilegi che passeranno alla famiglia Lodrone.
La decadenza della famiglia inizia col XV secolo e Graziolo del fu Albrighino della Torre fu uno tra gli ultimi esponenti della famiglia.
I Pelegrinis seu dela Turre andarono in rovina a seguito di rovesci finanziari e faide famigliari: un Simone, che nel 1491 aveva barbaramente ucciso il padre Tomaso, che gli aveva negato il permesso di tenere cani per la caccia alle lepri, venne a sua volta ucciso nel 1503.[4]
[modifica] Note
- ^ Tratto da: Oliviero Franzoni. Castelli e dimore signorili nelle alpi lombarde. Breno, Tipografia camuna, 2007. 68
- ^ Tratto da: Della Torre in Valcamonica. URL consultato il 1-3-2008.
- ^ Tratto da: Franco Bontempi. Cimbergo - storia , economia, società. Darfo Boario Terme, Tipografia Lineagrafica, 2004. 114
- ^ Tratto da: Oliviero Franzoni. Castelli e dimore signorili nelle alpi lombarde. Breno, Tipografia camuna, 2007. 70