Boldrino da Panicale
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Giacomo Paneri, detto Boldrino da Panicale, Panicale 1331 - Macerata 1390 - capitano di ventura.
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[modifica] Cenni biografici
Fu uno dei tanti capitani di ventura dell'Italia, diviso in quantità di Stati, Signorie maggiori, minori e minime in guerra perpetua fra di loro. Da qui nella prima metà del secolo il prosperare delle milizie mercenenaie, trasformatesi ben presto in compagnie di ventura, la più parte comandata da stranieri, come Guarnieri Luca di Urslingen, un tedesco che portava scritto sulla corazza: Nemico di Dio e di Misericordia, capo della Grande Compagnia; o come l'ex templare provenzale Montreal detto fra Moriale. Avide di bottino, talora pagate male e in ritardo, composte soprattutto da rifiuti della società, gente feroce e senza scrupoli, queste Compagnie, svincolate dall'obbligo verso il Signore o il Comune, divennero ben presto il flagello dei diversi Paesi che attraversavano. Verso la seconda metà del 1300 fu la volta di compagnie di ventura reclutate in maggior parte in Italia e soprattutto comandate da italiani. Il Boldrino da Panicale, formatosi alla scuola dell'Acuto, fu uno di questi. Il Fabretti (Biografie dei Capitani Venturieri Montepulciano, 1851) il maggior storico con il Ricotti (Storia delle Compagnie di Ventura in Italia) di questi avventurieri, lo definisce tout court il flagellatore della Marca, >>lo sgomento delle Milizie italiane>>. Insieme con l'Acuto portò strage in tutto il territorio di Firenze, e più tardi al servizio di papa Urbano VI, mise a sacco e fuoco le isole e le rive del Trasimeno.
Nelle lotte tra Siena, Firenze e Perugia si arricchi di straordinario bottino. Il Boldrino ebbe a lottare a lungo con Andrea Tomacelli, fratello di Bonifacio IX, capitano generale delle genti della Chiesa e rettore del Ducato di Spoleto, e alla fine, tratto in inganno dallo stesso Tomacelli, venne da questi fatto decapitare a tradimento durante un convito in Macerata (1390).
I 400 soldati di Boldrino giurarono vendetta, differita di due anni. Sotto la guida di Riotto dei Michelotti e di Azzo da Castello, le soldatesche piomborano in Macerata minacciando <<l'ultimo sterminio finché fosse vivo l'iniquo che aveva ucciso il loro amato condottiero, pretendendone la consegna>>. E il fratello del papa difficilmente avrebbe potuto salvarsi se per mediazione degli oratori di Firenze non si fosse raggiunto un accordo, in forza del quale la città si obbligava a pagare alla compagnia 12.000 fiorini e a restituire il corpo di Boldrino.
Così avvenne. Spalancate le porte di Macerata, si vide uscire in processione <<il popolo, il clero e le donne scapigliate, portare la salma di Boldrino agli avventurieri i quali esercitarono nella Marca orribili vendette>>
Grazie alle numerose vittorie ottenute per Perugia ebbe in dono le chiavi della città; quest'episodio è rappresentato in un telone dipinto da Mariano Piervittori e custodito nel teatro Cesare Caporali di Panicale.
[modifica] Bibliografia
- Storia Illustrata, n.250 settembre 1978 Mondadori
