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Basilica di Santa Maria Maggiore - Wikipedia

Basilica di Santa Maria Maggiore

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Coordinate: 41°53′51″N 12°29′55″E / 41.8975, 12.49861

Facciata della basilica (Ferdinando Fuga)
Facciata della basilica (Ferdinando Fuga)
Veduta dell'abside (Carlo Rainaldi)
Veduta dell'abside (Carlo Rainaldi)
l'interno
l'interno
"Sacra culla", reliquia
"Sacra culla", reliquia

La basilica di Santa Maria Maggiore, conosciuta anche come Santa Maria della neve o come Basilica liberiana (dal nome del tradizionale fondatore, Papa Liberio), è una delle quattro basiliche patriarcali di Roma. Collocata sulla sommità del colle Esquilino, è la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, sia pure arricchita da successive aggiunte.

Indice

[modifica] Storia

Fu fatta erigere da papa Sisto III tra il 432 e il 440 e da lui dedicata al culto della Madonna, il dogma della cui divina maternità era appena stato sancito dal Concilio di Efeso (431).

La costruzione avvenne su una chiesa precedente, che una diffusa tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirare apparendo in sogno a Papa Liberio e al patrizio Giovanni e suggerendo che il luogo adatto sarebbe stato indicato miracolosamente. Così quando la mattina del 5 agosto un'insolita nevicata imbiancò l'Esquilino il papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni. Di questo antico edificio rimane solo un passo del Liber Pontificalis che afferma che Liberio fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae.

Ad ogni modo il 5 agosto di ogni anno, in ricordo della Madonna della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto "miracolo della nevicata": durante una suggestiva celebrazione vengono fatti scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.

[modifica] L'edificio

Già prima dell'anno 1000 la chiesa di Santa Maria Maggiore aveva una copertura a cassettoni. Caratterizzano questa tipologia di copertura le travi oblique che si incontrano in un punto d'intersezione, sulle quali venivano poste delle coperture di tegole. Secondo la tradizione la copertura attuale fu fatta con il primo oro portato dalle Americhe all'epoca di Papa Alessandro VI.

All'interno una delle opere principali è lo splendido ciclo a mosaico con storie del Vecchio e Nuovo Testamento, risalente al V secolo, subito dopo il Concilio di Efeso, che mostra ancora i caratteri stilistici dell'arte tardoantica: ombreggiatura, sfumature con passaggi di colore graduali, realistica raffigurazione dello spazio e dei volumi, ecc. Più ieratici, e già più vicini all'arte bizantina sono i mosaici dell'arco trionfale, con scene dellInfanzia di Cristo tratte dai Vangeli Apocrifi.

Il transetto fu aggiunto nel Medioevo; il pavimento cosmatesco risale al XII secolo. Nel XIV secolo, durante il pontificato di Niccolò IV (fine del XIII secolo) fu rifatto anche il mosaico dell'abside, con l'Incoronazione di Maria, opera di Jacopo Torriti. Alla stessa epoca risalgono i mosaici della facciata, opera di Filippo Rusuti.

Tra le opere aggiunte nei secoli si segnalano la trecentesca Cappella del Presepe di Arnolfo di Cambio (distrutta) e la Cappella Sforza eseguita su disegno di Michelangelo. Nel tardo XVI secolo Sisto V fece eseguire un ciclo di affreschi sulle murature che tamponarono alcune delle finestre paleocristiane.

L'abside esterna, rivolta verso piazza dell'Esquilino, è opera di Carlo Rainaldi, che presentò a papa Clemente IX un progetto meno dispendioso di quello del contemporaneo Bernini che avrebbe fra l'altro comportato la distruzione dei mosaici dell'abside, opera del XIV secolo di Jacopo Torriti e sarebbe arrivata quasi all'altezza dell'obelisco retrostante.

La facciata principale, caratterizzata da un portico e da una loggia per le benedizioni, fu eseguita tra il 1741 e il 1743, durante il pontificato di Benedetto XIV, da Ferdinando Fuga.

L'edificio della Basilica, comprese le scalinate esterne, costituisce area extraterritoriale a favore della Santa Sede. Non è cioè territorio del Vaticano, come comunemente si crede, ma territorio italiano con il privilegio del diritto di extraterritorialità. L'ampia scalinata posta a coronamento dell'abside, anch'essa extraterritoriale, è oggi limitata da un'alta cancellata metallica, che impedisce la sosta di turisti o cittadini, cosa che potrebbe provocare difficoltà agli agenti di Polizia italiani, che hanno il divieto assoluto di accesso a quest'area.

[modifica] Cappella Paolina

Nel giugno 1605 il papa Paolo V decise l'edificazione della Cappella Paolina, a croce greca e delle dimensioni di una piccola chiesa. La parte architettonica venne affidata a Flamino Ponzio, vincolato nella pianta dalla speculare cappella di Sisto V. Completata la struttura nel 1611, la parte decorativa, con marmi colorati, ori e pietre preziose, venne terminata alla fine del 1616. Alle Pareti laterali sono poste le due tombe dei papi Clemente VIII e Paolo V, racchiuse in un'architettura ad arco trionfale con al centro la loro statua e bassorilievi pittorici.

La parte scultorea venne realizzata tra il 1608 e il 1615 da un eterogeneo gruppo di artisti: Silla da Viggiù, che ebbe la parte maggiore del lavoro realizzando le due statue papali, Bonvicino, Vasoldo, Cristoforo Stati, Nicolò Cordieri, Ippolito Buzio, Camillo Mariani, Pietro Bernini, Stefano Maderno e Francesco Mochi.

La direzione del lavoro pittorico venne affidata al Cavalier D'Arpino che relizzo i pennacchi della cupola e la lunetta sopra l'altare. Ludovico Cigoli realizzò la cupola mentre Guido Reni fu l'autore principale delle singole figure di santi alle quali posero mano anche il Passignano, Giovanni Baglione e Baldassare Croce; successivamente il Lanfranco, secondo il Bellori, intervenne trasformando un angelo nella Vergine.

[modifica] Il primo presepe

È tuttora conservato nella Basilica il primo presepe della storia fatto con statue. È dovuto a papa Niccolò IV che nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione della "Natività". La tradizione di questa rappresentazione sacra ha origini sin dal 432 quando papa Sisto III (432-440) creò nella primitiva Basilica una "grotta della Natività" simile a Betlemme. La Basilica prese la denominazione di Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia) [1]. I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella teca dorata della Confessione.[2]

[modifica] Bibliografia

  1. ^ Elsa Bragaglia; et al.. Quaderno di religione. Bologna, Ed Dehoniane, 2005. ISBN 88-10-61229-9
  2. ^ italiano Il "Presepio" di Arnolfo di Cambio . Basilica Patriarcale Santa Maria Maggiore. URL consultato il 10-12-2006.

[modifica] Voci correlate

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