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Apprendimento - Wikipedia

Apprendimento

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« L’apprendimento nell’uomo avviene per circa l’83% attraverso la vista, soltanto per il 10% dall’udito, il resto dagli altri sensi. Dalla medesima indagine di Murgio risulta che un soggetto ricevente ricorda in media il 10% di ciò che legge, il 20% di ciò che ascolta, il 30% di ciò che vede e il 50% di ciò che contemporaneamente vede e ascolta. »
(Matthew P. Murgio, Comumunication graphics, 1969)

L'apprendimento è il processo di acquisizione di conoscenza, di una competenza o di una particolare capacità attraverso lo studio, l'esperienza o l'insegnamento. L'apprendimento è un processo "esperienza-dipendente". Infatti le nostre esperienze possono influenzare significativamente le nostre connessioni neuronali e le nostre strutture cerebrali. Dal punto di vista psicologico l'apprendimento è una funzione dell'adattamento nel comportamento di un soggetto, risultato da una esperienza. Primo punto importante di questa definizione: l'apprendimento come legato ad un cambiamento. Questa caratteristica del processo risulta anche una definizione operativa misurabile negli studi sull'apprendimento stesso. Secondo punto chiave di questa definizione: l'apprendimento come legato all'esperienza e all'esposizione ad uno stimolo. È possibile distinguere l'apprendimento dalla maturazione (che non considera l'esposizione a nessuno stimolo, ma è basata sullo sviluppo e l'affermarsi di variabili interne all'individuo e alla specie). L'apprendimento tende ad aumentare le differenze tra gli individui, mentre la maturazione tende ad assimilarli ad un unico standard. Cambiamenti del potenziale comportamentale a breve termine, come ad esempio la stanchezza, non costituiscono "apprendimento". Alcuni cambiamenti a lungo termine, viceversa, non dipendono dall'apprendimento ma dall'avanzare dell'età e dal proprio personale sviluppo.

L'educazione risulta il tentativo cosciente di promuovere l'altrui apprendimento.

Indice

[modifica] Il condizionamento classico di Ivan Pavlov

Il primo approccio comportamentista di studio dell'apprendimento fu il cosiddetto apprendimento di tipo associativo per contingenza temporale (o condizionamento rispondente, o altrimenti detto condizionamento classico) di Ivan Pavlov. Questo approccio, fatto proprio dal paradigma comportamentista studia il processo dell'apprendimento mediante l'associazione stimolo-risposta, e ne rappresenta la forma più semplice. Pavlov, un fisiologo, studiò il condizionamento rispondente osservando in laboratorio una reazione di salivazione di un cane, non solo di fronte al cibo, ma anche di conseguenza del campanello che introduceva il cibo. L'elemento centrale di questo modello è l'associazione di uno stimolo condizionato (per sua natura neutro e non rilevante, come per esempio il suono di un campanello) ad una risposta riflessa (salivazione per il cibo, detta risposta incondizionata, poiché è innata, e non deve essere appresa). Il cibo rappresenta invece lo stimolo incondizionato, poiché è l'elemento che causa la risposta (stimolo) naturale spontanea, non appresa (incondizionato). Se tale associazione avviene in un breve lasso di tempo, questo porta ad una risposta condizionata (salivazione) anche di fronte allo stimolo condizionato (campanello) e non solo allo stimolo incondizionato (cibo).

Attraverso questi studi, Pavlov delineò una curva di apprendimento (forza del condizionamento in asse verticale per numero di associazioni stimolo condizionato-stimolo incondizionato in asse orizzontale) dal profilo tipico, entro la quale prima l'apprendimento aumenta rapidamente dopo l'esposizione a poche associazioni, poi si stabilizza, mentre le associazioni successive influiscono sempre meno (vedi la curva della memorizzazione di Hermann Ebbinghaus) La caratteristica che distingue questi studi dai processi mnestici identificati da Ebbinghaus è il fatto che Pavlov applica il suo apprendimento rispondente a dati sensoriali e non verbali.

Attraverso l'associazione stimolo-risposta, è possibile costruire lunghe catene di condizionamenti, per esempio uno stimolo condizionato associato ad uno stimolo condizionato, associato ad uno stimolo condizionato, e così via, finché non si arriva alla parte terminale della catena, sempre rappresentata da uno stimolo incondizionato.

Di particolare interesse risulta il fenomeno della generalizzazione dello stimolo, grazie al quale la risposta condizionata viene estesa anche ad altri stimoli condizionati aventi proprietà simili ma diverse (cosa che per esempio, secondo l'approccio comportamentista, genera tutte le nevrosi fobico-ossessive). Si è sviluppata la teoria del condizionamento classico come base per la terapia verso questo tipo di nevrosi, terapia che mira a desensibilizzare lo stimolo condizionato generatore di ansia.

[modifica] Il condizionamento operante di Burrhus Skinner

Questa forma di apprendimento, insieme al condizionamento classico, rappresenta la base dell'approccio comportamentista allo studio delle funzioni psichiche. Inoltre, questo condizionamento è detto operante perché basato su operazioni legate ai muscoli volontari. In questo caso infatti l'apprendimento non avviene a livello di riflessi come nel condizionamento rispondente, ma di operazioni motorie più complesse.

Il setting di ricerca entro cui Skinner ha sviluppato questa teoria, prende il nome da questo ricercatore, la Skinner Box. Nel suo interno c'è un topo che necessita di premere un tasto o spingere una leva per aprire una dispensa di cibo. L'animale affamato, in condizione di alta attivazione motivazionale viene spinto alla ricerca del cibo. Per prove ed errori inavvertitamente il topo premerà il giusto meccanismo per arrivare al cibo, che funge da rinforzo positivo. Questo comportamento, rinforzato, tende ad essere sempre più frequente, fino quando l'animale arriva a premere direttamente la leva giusta. A questo punto l'animale ha appreso, anche senza comprenderla, un'operazione (interazione volontaria complessa) condizionata dal rinforzo positivo del cibo. È possibile inserire in questo tipo di sperimentazioni anche un rinforzo negativo, come per esempio la scossa elettrica associata a un'altra leva.

Una particolare tecnica di apprendimento, detta modellamento (in inglese shaping) è stata sviluppata a partire dal condizionamento operante di Skinner. Questa tecnica, largamente testata sull'apprendimento dell'uomo risulta utile per modificare gradatamente un comportamento. La prima volta viene premiato (attraverso un rinforzo positivo) un comportamento che si avvicina gradualmente a quello che si vuole sviluppare (anche se solo approssimativo), la seconda solo le esecuzioni che progrediscono in una situazione più corretta, la terza si premiano solo le prestazioni ancora più corrette, e così via. È importante, per sviluppare uno shaping efficace, che i rinforzi siano continui. Sono tuttavia possibili anche anche rinforzi intervallati, ma essi risultano più utili per riapprendere comportamenti già appresi. È comunque importante che sia premiato sempre lo stesso comportamento.

Gli studi sul modello del condizionamento operante, hanno, in estrema sintesi, portato a postulare una serie di condizioni che rendono più efficace l'apprendimento:

  • L'apprendimento è più veloce se il rinforzo segue immediatamente la prestazione motoria.
  • Il rinforzo ad intervalli costruisce un'apprendimento meno veloce, ma tende ad essere più stabile nel tempo.
  • Il rinforzo positivo, a parità di tempo, è più valido ed attivo del rinforzo negativo.
  • La forza del condizionamento è maggiore se si alternano le sedute di addestramento ad altre attività.
  • Rinforzi incoerenti a comportamenti diversi è il punto di partenza per stati di impotenza appresi e nevrosi

È vero però che trascorso del tempo in cui allo stimolo non corrisponde un rinforzo, l'apprendimento acquisito dall'animale scompare. Ciò perché nell'apprendimento è necessaria continuità, ripetitività ed esercitazione.

[modifica] L'apprendimento concettuale ed imitativo

Il focus non è più nell'apprendimento inconsapevole per prove ed errori della tradizione comportamentista, ma nel processo di ristrutturazione cognitiva associata al vissuto consapevole di comprensione immediata. La psicologia della Gestalt, attraverso l'opera di Köhler si è occupata di questa forma di apprendimento. Wolfgang Köhler, studiando i processi di apprendimento nelle scimmie antropoidi, ha definito Insight questa forma di comprensione immediata ed improvvisa.

Le profonde differenze con la tradizione comportamentista possono essere rincodotte a questi punti:

  1. L'importanza dell'intenzionalità nella risoluzione del problema.
  2. Il riferimento ad apprendimenti concettuali e cognitivi piuttosto che di operazioni o risposte motorie.

Il soggetto non ha proceduto per prove ed errori, non è quindi una modalità di apprendimento associativo, ma ha ristrutturato funzionalmente gli elementi del problema trovando una precisa soluzione.

[modifica] Il Problem Solving

Il problem solving rappresenta l'approccio cognitivista allo studio dell'intelligenza, e prende le mosse dalla teoria gestaltista dell'apprendimento ceoncettuale.

Il problem solving è un processo mentale volto a trovare un percorso che porta il cambiamento da una situazione iniziale ad una disposizione finale. La capacità di problem solving risulta legata al fattore cognitivo di intelligenza, essa infatti è spesso adoperato come misura empirica dell'intelligenza. Il pensiero logico misurato dal quoziente d'intelligenza infatti, all'interno dei processi di problem solving, è applicato alla risoluzione di uno specifico problema. Il problem solving come processo risulta allora maggiormente contestualizzato, cosa che aumenta il grado di successo nella risoluzione dei problemi, portando i soggetti ad ottenere prestazioni più elevate. Il pensiero logico contestualizzato, inoltre, porta ad una misura più attendibile, anche se meno generale dell'intelligenza.

La definizione dell'intelligenza in termini di problem solving rappresenta il primo passo compiuto dagli psicologi da una visione dell'intelligenza di tipo scolastico a concetti più differenziati, come per esempio intelligenza fluida-cristallizzata (James Cattell), o intelligenza logica-creativa, e recentemente il concetti di intelligenze multiple(Howard Gardner) e intelligenza emotiva (Daniel Goleman). Max Wertheimer(1965) distingue una intelligenza logica, di tipo astratto, analitico, e una intelligenza creativa, orientata alla sintesi e alla costruzione del nuovo. La prima orientata ai problemi convergenti, la seconda orientata alla soluzione di problemi divergenti.

Ulric Neisser, padre dell'approccio cognitivista alla psicologia, evidenzia il problem solving come strategia efficace di apprendimento. Neisser struttura un processo di problem solving attraverso le seguenti fasi:

  1. La prima parte comprende uno stato iniziale, ovvero una informazione incompleta con la quale si affronta il problema, dato in termini di coordinate generali della situazione di partenza.
  2. La seconda fase consta della definizione di mete e finalità insite nel problema, acquisizione di informazioni relativa allo stato finale da raggiungere.
  3. Infine l'ultimo momento del processo di problem solving consiste nella strutturazione di una serie di operazioni, manipolazioni dello stato iniziale, da applicare per arrivare allo stato finale.

L'autore identifica una serie di caratteristiche del processo di problem solving adoperabili per la strutturazione un apprendimento efficace:

  • Definizione delle dimensioni semantiche e concettuali per strutturare l'ambiente.
  • Gerarchizzazione degli schemi mentali.
  • Fare appello alle risorse attive del discente. Questo aspetto inoltre risulta centrale in una formazione orientata allo sviluppo creativo di tipo andragogico.

[modifica] L'approccio situato all'apprendimento

La psicologia sociale analizza i fenomeni legati all'apprendimento anche in un ottica non più incentrata su un livello d'analisi individuale, ma sulle interazioni sociali. In questo approccio il contesto sociale dove avviene l'apprendimento non è più solo un contenitore di stimoli, risposte e processi cognitivi, ma un elemento che pervade gli individui, e ne determina (in una maniera non meccanicistica) la condotta attraverso il linguaggio ed i simboli che esso contiene.

Una teoria volta all'analisi dello sviluppo dell'apprendimento che mette in primo piano il linguaggio è data dall'opera di Lev Vygotskij. Questo autore definiva il linguaggio come vettore chiave della costruzione delle capacità personali, che attraverso di esso si manifestavano prima nel contesto sociale. Attraverso il concetto di "zona di sviluppo prossimale" Vygotskij postulava come tali capacità si manifestassero in duplice entità: in un primo momento nel contesto sociale entro cui l'individuo era inserito, in un secondo momento, una volta interiorizzata questa capacità attraverso la comunicazione, come capacità personali. Secondo questo autore allora il linguaggio rappresenta il vettore chiave dello sviluppo delle capacità dei singoli individui. A partire dalle teorizzazioni di Vygotskij, si è sviluppato un approccio situato allo studio della comunicazione e del linguaggio che non trascende l'individuo dalle dinamiche sociali in cui è inserito, dinamiche apprese e agite attraverso il medium fondamentale dell'apprendimento che è il linguaggio stesso. I punti fondamentali della riflessione di Vygotskij sul linguaggio possono essere così sintetizzati:

  1. Priorità dell'azione sulla cognizione.
  2. Linguaggio come mediatore centrale del passaggio all'azione dalla cognizione.
  3. Comunicazione verbale tra il bambino e l'adulto (momento interpsichico) è il momento che precede la comunicazione intrapsichica del bambino (momento intrapsichico).
  4. Questi contesti e queste pratiche discorsive sono sempre situate in un dato contesto sociale e culturale.

Per rielaborare questo approccio situato all'appendimento, Jean Lave ne identifica tre pilastri fondamentali:

  • l'attenzione per gli aspetti storici della realtà sociale.
  • la cultura locale come elemento mediatore.
  • l'importanza delle pratiche e delle attività nella comunicazione e nell'apprendimento.

Da queste dimensionalità emerge uno studio situato del apprendimento non più incentrato sulle caratteristiche personali che ne favoriscono o meno lo sviluppo, ma, in una prospettiva sociale, incentrata totalmente sulle dinamiche di interazione che si sviluppano attraverso il linguaggio stesso. Il linguaggio diviene allora, oltre che il principale oggetto di studio delle pratiche di sviluppo e trasmissione della conoscenza, anche la metodologia principale adottata. Emerge una psicologa sociale discorsiva che identifica nella metodologie etnografiche e nell'analisi del discorso su cui costruire ricerche sui processi di comunicazione e di apprendimento.

[modifica] La teoria dell'apprendimento sociale

La teoria dell'apprendimento sociale, sviluppata da Bandura, ipotizza l'apprendere attraverso l'imitazione e la riproduzione. Questo tipo di apprendimento, presente anche negli animali, si verifica attraverso una serie di condizioni:

  • L'attenzione dell'osservatore è rivolta verso il modello. Tale attenzione si rivolge a lui anche senza essere rinforzata o premiata.
  • L'osservatore deve cogliere il comportamento osservato come modello valido da apprendere (alto coinvolgimento nei confronti del modello).
  • Deve esistere la capacità di ricordare e richiamare il modello comportamentale a distanza di tempo quando si sviluppano le situazioni adeguate.

Questa forma di apprendimento, detto vicario, è incentrato sul processo di imitazione che intercorre tra osservatore ed osservato Anche questa teoria, come il condizionamento operante di Skinner, elabora un concetto di modellamento in inglese "modeling". Il modellamendo di Bandura si distingue dalla tecnica dello "shaping" elaborata sulla base della teoria del condizionamento rispondente, poiché Bandura si concentra sui processi di imitazione tra osservatore ed osservato. Questo processo di identificazione è legato anche ad aspetti cognitivo-affettivi, e si ritrova spesso in condotte di identificazione che le persone adottano in determinati ruoli o personaggi sociali.

Bandura, negli esiti più recenti della sua teoria, attraverso la definizione del concetto di autoefficacia percepita ha segnato il passaggio dalla teoria dell'apprendimento sociale alla teoria sociale cognitiva, ponendo l'accento sui fattori interni dell'individuo (cognizioni, emozioni, rappresentazioni, valutazioni), oltre che gli stimoli esterni, come concause della condotta. In particolare le convinzioni riguardo la propria efficacia personale costituiscono uno degli aspetti principali per sviluppare situazioni di apprendimento. Bandura identifica quattro fonti di informazioni principali per la costruzione dell'efficacia:

  1. Le esperienze comportamentali dirette di gestione efficace, che hanno la funzione di indicatori di capacità.
  2. Le esperienze vicarie e di modellamento, che alterano le convinzioni di efficacia attraverso la trasmissione di competenze e il confronto con le prestazioni ottenute dalle altre persone.
  3. La persuasione verbale ed altri tipi di influenza sociale, che infondono e costituiscono la possibilità di possedere competenze da sperimentare.
  4. Gli stati fisiologici ed affettivi, in base ai quali le persone giudicano la loro forza, vulnerabilità, reattività al disfunzionamento.

Ogni mezzo di influenza, sia esso sociale, cognitivo o affettivo, a seconda della sua natura, può operare attraverso una o più di questi canali di informazione e costruzione dell'efficacia.

[modifica] I metodi e le finalità d'indagine dell'apprendimento

Le metodologie fondamentali per lo studio dell'apprendimento, nei nuclei teorici proposti, fanno riferimento alla sperimentazione in laboratorio. È possibile studiare invece le modalità di apprendimento legate alla ristrutturazione cognitiva, e nei suoi sviluppi in chiave cognitivista, legati al problem solving, anche mediante metodologie sul campo, attraverso studi di tipo correlazionale.

Le applicazioni degli studi sull'apprendimento sono innumerevoli nel campo dell'educazione, sia nell'ambito del'istruzione programmata, sia nel campo della formazione per adulti. Operativamente, in questo campo, le teorie sull'apprendimento permettono di costruire un processo funzionale (per il target per cui è prgettato) all'atto dell'apprendere, fornendo indicazioni sullo sviluppo dell'evento formativo stesso. Un esempio di applicazione della teoria nella pratica può essere rappresentato dalla definizione di un evento formativo in base alle condizioni di sviluppo dell'autoefficacia percepita definite da Bandura: le esperienze dirette, le esperienze di modellamento, i feedback verbali e la consapevolezza degli stati fisiologici ed affettivi. Un processo efficace di apprendimento potrà allora contenere tutte queste leve, mettendo l'accento su l'una o l'altra a seconda del contenuto, della capacità operativa, della capacità di gestione emotiva, della competenza (etc..) da apprendere.

Le teorie sull'apprendimento rappresentano inoltre un valido strumento nel campo della psicologia clinica. L'approccio comportamentista, per esempio, adotta un processo di intervento costruito sui principi del condizionamento classico, per intervenire sulle fobie.

Il livello di analisi dell'apprendimento, oltre che individuale, può essere anche collettivo, od organizzativo. Sempre più contributi si concentrano infatti sui processi di apprendimento organizzativo, creando e distribuendo sapere al loro interno. In quest'ottica i contributi sull'apprendimento organizzativo evidenziano con sempre maggiore importanza l'interconnessione tra i processi individuali e collettivi.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Problemi di apprendimento - Da psicopedagogika.it

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