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Óscar Romero - Wikipedia

Óscar Romero

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Óscar Arnulfo Romero y Galdámez
Vescovo della Chiesa cattolica
Immagine di Óscar Arnulfo Romero y Galdámez
Óscar Arnulfo Romero in un murale della Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Sociali dell'Università di El Salvador
titolo
Arcivescovo di San Salvador
Stemma di Óscar Arnulfo Romero y Galdámez
Sentire cum Ecclesia
Nato 15 agosto 1917
Ciudad Barrios, El Salvador
Ordinato
sacerdote
4 aprile 1942
Consacrato
vescovo
21 giugno 1970 da
mons. Girolamo Prigione
Vescovo
Deceduto 24 marzo 1980 a San Salvador
Arcivescovi cattolici · Vescovi cattolici
Arcivescovi cattolici italiani ·Vescovi Italiani · Elenco delle diocesi italiane
dati catholic-hierarchy.org
Progetto Cattolicesimo · uso tabella
« Un vescovo potrà morire, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non morirà mai. »
(Óscar Arnulfo Romero y Galdámez)

Mons. Óscar Arnulfo Romero y Galdámez (Ciudad Barrios15 agosto 1917 – San Salvador24 marzo 1980) è stato un arcivescovo cattolico salvadoregno.

Fu arcivescovo di San Salvador, capitale di El Salvador. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese venne ucciso da un cecchino, mentre stava celebrando Messa.

Indice

[modifica] Biografia

Nacque da una famiglia di umili origini e manifestato il desiderio di diventare sacerdote, riceve la sua prima formazione nel seminario di San Miguel (1930); i suoi superiori notando la sua predispozione agli studi e la docilità alla disciplina ecclesiastica lo mandano poi a Roma. Compie la sua formazione accademica nella Pontificia Università Gregoriana negli anni dal 1937 al 1942 nella Facoltà di Teologia conseguendo il Baccellierato, la Licenza e continuando con l’iscrizione ad un anno del ciclo di Dottorato. Ordinato sacerdote il 4 aprile 1942 svolge il suo ministero di parroco per pochi anni, in seguito, è segretario di mons. Miguel Angel Machado, vescovo di San Miguel. Viene poi chiamato ad essere segretario della Conferenza episcopale di El Salvador fino a quando, il 25 aprile 1970, è nominato vescovo ausiliare di San Salvador ricevendo l'ordinazione episcopale il 21 giugno 1970da parte di mons. Gerolamo Prigione, nunzio apostolico in El Salvador. Diventa così il collaboratore principale di mons. Luis Chàvez y Gonzàlez, uno dei protagonisti della Seconda conferenza dell'episcopato latinoamericano a Medellín (Colombia) (1968); rispetto al suo vescovo, tuttavia, rappresenta il lato conservatore della Chiesa sudamericana, fedele alla tradizione romana e timoroso di aprirsi al fermento che veniva dalla teologia della liberazione e dai movimenti di base.

La sua fedeltà alla Chiesa più conservatrice gli aveva fatto guadagnare la stima dell'oligarchia del suo Paese, e nel contempo ne alienava le simpatie verso i settori più progressisti del clero, in particolare i gesuiti che reggevano l'Università Centroamericana di San Salvador.

Il 15 ottobre 1974 viene nominato vescovo di Santiago de María, nello stesso Stato di El Salvador, uno dei territori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione, nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali.

I fatti di sangue, sempre più frequenti, che colpiscono persone e collaboratori a lui cari, lo spingono alla denuncia delle situazioni di violenza che riempiono il Paese. La nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 3 febbraio 1977, lo trova ormai pienamente schierato dalla parte dei poveri, e in aperto contrasto con le stesse famiglie che lo sostenevano e che auspicavano in lui un difensore dello status quo politico ed economico (rifiuterà, ad esempio, l'offerta della costruzione di un palazzo vescovile, scegliendo una piccola stanza nella sagrestia della cappella dell'Ospedale della Divina Provvidenza, dove erano ricoverati i malati terminali di cancro).

L'episodio della morte di p. Rutilio Grande, gesuita e suo collaboratore, assassinato appena un mese dopo il suo ingresso in diocesi, diventa l'evento che apre pienamente la sua azione di denuncia profetica, che porterà la chiesa salvadoregna a pagare un pesante tributo di sangue. L'esercito, guidato dal partito allora al potere, arriva anche a profanare ed occupare le chiese, come ad Aguilares, dove vengono sterminati più di 200 fedeli lì presenti.

La sua popolarità crescente, in El Salvador e in tutta l'America latina, e la vicinanza del suo popolo, contrastano con l'opposizione di parte dell'episcopato, e soprattutto con la diffidenza della Santa Sede[citazione necessaria]. Le sue catechesi, le sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, vengono ascoltate anche all'estero, facendo conoscere a moltissimi la situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel Paese.

Romero, per le sue posizioni apparentemente vicine alla teologia della liberazione, ebbe sempre un cattivo rapporto con la curia romana, tanto che non riuscì ad ottenere l'appoggio del nuovo papa Giovanni Paolo II. Il Papa, nei suoi primi mesi di pontificato, non riuscirà mai ad avere un chiaro quadro della situazione politica salvadoregna, soprattutto per colpa delle scarse notizie filtrate che giungevano sulla sua scrivania[citazione necessaria].

Il 2 febbraio 1980, a Lovanio, in Belgio, riceve la laurea honoris causa per il suo impegno in favore della liberazione dei poveri.

Il 24 marzo 1980, mentre sta celebrando l'Eucaristia nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, viene ucciso da un sicario con un colpo al cuore. Nell'omelia aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni.

Giovanni Paolo II non presenziò al funerale (in cui avvenne un nuovo massacro di fedeli da parte dell'esercito) ma delegò a presiedere la celebrazione il cardinal Corripio Ahumada, arcivescovo di Città del Messico; il 6 marzo 1983 si recò a rendere omaggio a mons. Romero, riconosciuto e venerato già come un santo dal suo popolo, sulla sua tomba, nonostante le pressioni del governo salvadoregno affinché non compisse il viaggio. Nel 1997 fu aperta la causa di beatificazione e ha successivamente ricevuto il titolo di Servo di Dio; il postulatore della causa è mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia. La Chiesa luterana e la Chiesa vetero-cattolica lo commemorano come martire.

Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha inserito Romero nel testo della "celebrazione dei Nuovi Martiri", riprendendo quasi integralmente quanto aveva scritto il giorno della sua morte alla Conferenza Episcopale salvadoregna:

« Il servizio sacerdotale della Chiesa [di Oscar Romero] ha avuto il sigillo immolando la sua vita mentre offriva la vittima eucaristica. »
(Giovanni Paolo II)

[modifica] Opere

  • Oscar Romero; "Diario", La Meridiana, Molfetta (BA) (1991);
  • Oscar Romero; "Dio ha la sua ora" (testi scelti), Borla, Roma (1994);
  • Oscar Romero; "La violenza dell'amore" (testi scelti), Città Nuova, Roma 2005.

[modifica] Bibliografia

  • Luigi Schirinzi, Rinascerò nel popolo, Edizioni Insieme, Terlizzi (BA) (...)
  • Ettore Masina, L'Arcivescovo deve morire, Edizioni Gruppo Abele, Torino (1996);
  • J. R. Brockman, Oscar Romero, fedele alla parola, Cittadella, Assisi (PG) 1984.
  • Pietro Radius, Mons. Romero una voce libera e coraggiosa, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) (...)
  • R. Morrozzo della Rocca, Primero Dios vita di Oscar Romero, Mondadori, 2005.
  • AA.VV., Romero... y lo mataron (versione italiana), A.V.E., Roma (...)
  • M. Lopez Vigil, Oscar Romero. Un mosaico di luci, EMI, Bologna (...) .
  • M. Lopez Vigil, Oscar Romero. Frammenti per un ritratto, NdA Press, Milano (2006) (con prefazione di Samuel Ruiz Garcia).
  • Chomsky N., Herman E. S., La fabbrica del consenso, (capitolo: Non tutte le vittime sono uguali, come la stampa USA ha coperto casi di omicidi di religiosi/e)
  • Jean Meyer, Oscar Romero e l'America Centrale del suo tempo, Edizioni Studium, Roma 2006
  • Massimo De Giuseppe, "Oscar Romero. Tra storia, memoria e attualità", EMI, Bologna 2006

[modifica] Filmografia

in cui nel ruolo dell'arcivescovo vi è uno stupefacente Raul Julia, forse nella sua migliore interpretazione.

[modifica] Note

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Predecessore: Vescovo di Santiago de María Successore:
Francisco José Castro y Ramírez 15 ottobre 1974 - 3 febbraio 1977 Arturo Rivera Damas I
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Francisco José Castro y Ramírez {{{data}}} Arturo Rivera Damas
Predecessore: Arcivescovo di San Salvador Successore:
Luis Chávez y González 3 febbraio 1977 - 24 marzo 1980 Arturo Rivera Damas I
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