Canicattì
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Canicattì | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Sicilia | ||||||||
Provincia: | Agrigento | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 465 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 91,41 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 372 ab./km² | ||||||||
Comuni contigui: | Serradifalco (CL), Montedoro (CL), Caltanissetta (CL), Delia (CL), Castrofilippo, Racalmuto, Naro | ||||||||
CAP: | 92024 | ||||||||
Pref. tel: | 0922 | ||||||||
Codice ISTAT: | 084011 | ||||||||
Codice catasto: | B602 | ||||||||
Nome abitanti: | canicattinesi | ||||||||
Santo patrono: | San Pancrazio | ||||||||
Giorno festivo: | 3 aprile | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Canicattì (Caniattì in siciliano) è un comune di circa 34.000 abitanti della provincia di Agrigento.
Indice |
[modifica] Geografia
Il territorio comunale, al confine fra la provincia di Agrigento, cui appartiene, e quella di Caltanissetta, si estende per 91,41 km² in media collina. Il centro abitato giace, a 465 metri s.l.m., in una conca naturale (l'alta valle del fiume Naro) circondata da basse colline, assai fertile e tradizionalmente vocata alle colture frutticole (un tempo il mandorlo, oggi l'uva Italia, l'uva da mosto, la pesca e l'albicocca). L'area si differenzia notevolmente dal territorio circostante, ove è diffusissima la cerealicoltura e, in generale, un'agricoltura estensiva e povera. Tale differenza è evidente sia nel paesaggio agricolo che nel centro urbano. Più verde e florido il primo, maggiormente ricco di attività commerciali, anche all'avanguardia, e di animazione cittadina il secondo, rispetto ai centri vicini di entrambe le province.
[modifica] Storia
[modifica] Profilo storico
Le origini di Canicattì si perdono nel tempo. I resti archeologici ritrovati nella città e nelle zone adiacenti testimoniano l'estistenza di un abitato già in epoca pre-romana. Il nome di Canicattì è di origine araba. Deriva da Handaq-attin, che vuol dire fossato di argilla, toponimo che troviamo in una carta geografica della Sicilia sotto i Saraceni.[1]
Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Normanni, il signore del luogo, probabilmente l'Emiro Melciabile Mulè, fu assediato e sconfitto dal barone Salvatore Palmeri (1087), che era al seguito del Conte Ruggero e questi per ricompensa gli offrì la spada e il dominio del feudo. Sotto la signoria dei Palmeri, la fortezza araba venne ampliata e prese l'aspetto di un vero e proprio castello con una torre.
Ai normanni successero i Francesi, cacciati poi dagli Aragonesi. Nel 1448 il feudo di Canicattì venne ceduto da Antonio Palmeri, che non aveva figli, al nipote Andrea De Crescenzio. Questi ottenne dal re Giovanni d'Aragona la "Licentia populandi", cioè la facoltà di ampliare i confini del feudo, di incrementare gli abitanti e di amministrare la Giustizia. Sotto il De Crescenzio, Canicattì era una comunità rurale che contava da mille a millecinquecento abitanti, insediati nella parte alta della città. Ad Andrea succedette il figlio Giovanni, che non avendo figli maschi, lasciò la baronia al genero Francesco Calogero Bonanno, nel 1507.
Con il casato Bonanno la città conobbe un considerevole incremento demografico; i feudatari, prima baroni, poi duchi e infine principi della Cattolica, fecero costruire splendidi edifici e fontane. La signoria dei Bonanno durò fino a tutto il '700, ma verso la fine del secolo iniziò il suo declino; la società feudale si avviava a scomparire. L'ultimo dei Bonanno, nel 1819, cedette la signoria di Canicattì al barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro.
Dopo le sommosse e rivoluzioni del 1848 e 1859/61, raggiunta l'unità d'Italia a Canicattì sorsero banche, mulini e stabilimenti che incrementarono il commercio.
Per la sua prosperità agricola, fondata soprattutto sulla coltura dei vigneti di uva da tavola, Canicattì è stata annoverata nel 1987 tra i Cento Comuni della Piccola-Grande Italia.
La città è da secoli il centro più importante lungo la direttrice di comunicazioni - oggi stradali e ferroviarie - fra Agrigento e Caltanissetta (e da qui verso Catania e Palermo).
Il dialetto di Canicattì, essendo, la città, a cavallo, tra le province di Agrigento e Caltanissetta, ha sue peculiarità che non si trovano in altre parti dell'isola e che influenzano il circondario. Degni di nota sono gli studi sulla parlata, sulla sintassi e sulla grammatica canicattinese del salesiano don Fausto Curto D'Andrea.
[modifica] Protagonisti
I protagonisti della vita cittadina del nocevento canicattinese sono tanti e annoverarli tutti sarebbe impossibile. Eccone alcuni: Diego Cigna (farmacista, uomo politico, sindacalista) - Domenico Cigna (avvocato, giurista, uomo politico, poeta) - Giovanni Guarino Amella (avvocato, uomo politico, giornalista) - Domenico Messina (sindacalista, uomo politico, cooperativista) - Gaetano Rao (avvocato, uomo politico) - Giuseppe Alaimo (giornalista, scrittore) - Angelo La Vecchia (giornalista, storico) - Vincenzo Alaimo (Comandante delle Guardie Municipali per una buona fetta del '900, uomo politico) - Salvatore Sanmartino (Uomo politico) - Mons. Vincenzo Restivo (Arciprete di Canicattì per più di 50 anni - Poeta - Giornalista) -
[modifica] Eventi notevoli
- Strage - Saponeria Narbone-Garilli (14 luglio 1943) Tragici fatti del '43 a Canicattì
- Strage di Canicattì (21 dicembre 1947)-
[modifica] Economia
Favorita dalla posizione strategica e dalla tradizionale laboriosità degli abitanti, già verso la fine dell'Ottocento la città ferveva di attività commerciali e industriali di rilievo; l'agricoltura vi appariva avanzata ed era presente anche un forte comparto minerario, con estrazioni di salgemma e zolfo (il territorio è contiguo all'altopiano solfifero che si estende a Ovest del comune).
Negli anni settanta del Novecento l'economia locale prese un forte slancio grazie all'esplosione del fenomeno della coltura intensiva dell'uva bianca da tavola della varietà "Italia", di cui Canicattì divenne centro eponimo. In quegli anni la ricchezza apportata dall'agricoltura fu improvvisa e ingente, tanto da porre la città fra i centri italiani più dinamici durante il c.d. "boom" economico degli anni ottanta, al pari di cittadine del centro-nord del Paese.
L'afflusso di denaro portò il fiorire di attività commerciali e, in minor misura, industriali. Comportò, altresì, un sia pur limitato aumento della popolazione (dai 28.094 abitanti del 1971 ai 32.344 del 1991), che peraltro assume maggior peso se guardato nella prospettiva locale di uno spopolamento pressoché generalizzato dei centri urbani della Sicilia interna e collinare-montana. Veri e propri fenomeni di immigrazione interna favorirono tale aumento: molti cittadini provengono dai centri vicini, e si sono trasferiti a Canicattì, spesso, dopo avervi studiato, poiché la città è anche sede di diversi istituti di istruzione secondaria (che coprono un largo raggio di tipologie). Era presente anche un'immigrazione interna stagionale, per la raccolta dell'uva, oggi perlopiù sostituita dall'immigrazione dall'estero (Romania e Marocco, in primo luogo).
Nel 1997 è stato riconosciuto dall'Unione Europea il marchio IGP (indicazione geografica protetta) "Uva da tavola di Canicattì". Nel 2005, dopo alcuni anni di inerzia, grazie all'iniziativa della Commissione straordinaria che amminsitrava il Comune dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose della precedente Amministrazione locale, è stato costituito il Consorzio di Tutela (contattabile presso il Comune di Canicattì) e sono stati attivati i meccanismi di certificazione che hanno portato all'ingresso effettivo dell'uva a marchio IGP sui mercati nazionali e comunitari; ne è conseguito un immediato aumento di valore del prodotto, con evidente vantaggio dell'economia locale.
Negli ultimi anni, però, la monocoltura dell'uva da tavola ha mostrato i suoi lati negativi, accusando fortemente le crisi stagionali e la costante riduzione del prezzo di vendita all'ingrosso (in termini reali, e fino al rialzo del 2005). Sono stati quindi espiantati molti vigneti e si è scesi da una superficie stimata di c.a. 20.000 ettari a una di c.a. 12.000 ettari. Su alcuni dei terreni così liberati sono stati impiantati pescheti, che dopo alcune stagioni anche largamente positive hanno accusato la mancanza di una politica di ampio respiro e, più concretamente, di strutture per la conservazione e il trattamento del delicato frutto. I pescheti sono estesi per c.a. 2.000 ha, e cominciano a diffondersi le coltivazioni di albicocche e di uva da mosto. Quest'ultima - presente soprattutto con il vitigno "Nero d'Avola" - produce alcuni ottimi vini e il settore sembra offrire qualche spunto d'ottimismo, rafforzato, per l'uva da tavola, dall'avvio della produzione IGP, la cui qualità può spuntare sul mercato prezzi ben più alti di quella priva di certificazione europea. Nonostante le difficoltà del comparto agricolo, apparse gravi negli anni successivi al 2001, l'agricoltura rimane, finora, la prima attività economica del comune, con circa il 28% degli occupati. Segue il commercio con il 21%, la pubblica amministrazione con il 9%, l'industria edile con l'8,5%, l'industria manifatturiera con l'8%, l'istruzione con l'8%, le intermediazioni con il 4,6%, i trasporti e le comunicazioni con il 3,7%, gli affari immobiliari con il 3,3%, la sanità con il 3%, gli altri servizi pubblici con il 3% e gli esercizi alberghieri e di ristorazione con il 2%.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Monumenti
Tra i momumenti più importanti si ricordano:
- Chiesa Madre San Pancrazio, edificata grazie alle offerte dei baroni Adamo e della popolazione, nel 1760. Conserva una tela del "Monocolo" Pietro d'Asaro, rappresentante la Sacra Famiglia, S.Anna, S. Gioacchino e un donatore con un cesto di frutta, la statua marmorea della Madonna delle Grazie di epoca bizantina, un reliquiario del settecento, un dipinto ad olio raffigurante la Vergine Addolorata del pittore Olivio Sozzi, una statuetta marmorea rappresentante l'"Ecce Homo" di buona fattura e di autore ignoto, un fonte battesimale del seicento e altre opere di minor valore. All'interno del Duomo di Canicattì riposa in apposito sarcofago marmoreo, l'Arcivescovo Mons. Angelo Ficarra. Il vecchio duomo sorgeva nei pressi della Rocca Baronale e risaliva all'epoca della conquista normanna, ma fu poi abbandonato perché fatiscente già verso la fine del seicento.
- Chiesa di Santo Spirito con annesso convento e chiostro dei frati minori osservanti, del seicento. Il convento fu edificato per volere di donna Antonia Balsamo Bonanno e del frate Antonio Nocera, sui resti di un vecchio oratorio. La chiesa, a tre navate, conserva una statua marmorea, degli inizi del seicento, rappresentante la Madonna col bambino, di scuola gaginesca e un Crocifisso, di ignoto autore, festeggiato ogni anno il 3 maggio.
- Chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo del 1662. Annesso alla chiesa fu edificato il Monastero delle benedettine, oggi abbandonato. La chiesa, tra le più belle di Canicattì, è oggi in attesa di restauro. All'interno si conservavano oggetti sacri di grande valore e numerosi stucchi di scuola serpottiana.
- Chiesa di San Diego d'Alcalà, protettore della città, sede della Confraternita dei Santi Sebastiano e Diego. Nella parrocchia si organizza la tradizionale processione del Venerdì Santo, risalente al settecento e tuttora molto sentita dalla popolazione. La via Crucis con le statue del Cristo, della Madonna Addolorata, di Santa Maria Maddalena e di San Giovanni, vede la partecipazione delle autorità religiose, politiche, civili e militari della città.
- Chiesa di Santa Maria del Carmelo, edificata alla fine del cinquecento assieme al convento dei frati carmelitani. Agli inizi dell'ottocento la chiesa fu ricostruita a spese degli zolfatai. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il convento fu abbattutto e al suo posto furono edificati la Casa del Fascio (oggi palazzo della Guardia di Finanza) e il Teatro Comunale Sociale.
- Chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti, edificata dai baroni Adamo e un tempo sede della Confraternita che assisteva i condannati a morte. All'interno si conserva una tela settecentesca del pittore Guadagnino raffigurante la Madonna che assiste un morente.
- Chiesa di San Giuseppe, edificata nel seicento e rimaneggiata nei secoli successivi, accanto a quello che fu l'Ospedale dei Poveri e oggi è il Collegio di Maria. L'interno conserva una statua lignea di San Giuseppe, opera del Bagnasco e un soffitto ligneo a cassettoni di pregevole fattura.
- Chiesa di San Biagio, esistente già alla fine del cinquecento e nell'ottocento affidata ai padri agostiniani. L'interno conserva tele settecentesche di buona fattura, un'antica statua di San Biagio e una pregevole statua lignea dell'Addolorata.
- Chiesa di San Francesco, della fine del '500, un tempo dei frati conventuali. La chiesa, conserva una statua dell'Immacolata, ritenuta miracolosa dalla popolazione, incoronata nel 1954 dal cardinale di Palermo Ernesto Ruffini, Regina della città. La chiesa conserva una cripta del '500, scoperta negli anni cinquanta del secolo scorso e purtroppo non aperta al pubblico.
- Chiesa San Domenico, del 1612, con annesso convento, un tempo dei domenicani. La chiesa conserva due antiche statue, San Domenico e San Tommaso, ritrovate durante alcuni lavoro di restauro.
- Resti della secentesca fontana del Nettuno situati nel prospetto della torre campanaria della Chiesa del Purgatorio
- Teatro Sociale (nel 1927 ospitò Luigi Pirandello con la sua Compagnia teatrale), opera dell'architetto Ernesto Basile. Dopo anni di abbandono il Teatro è alla fase finale del restauro e dovrebbe essere inaugurato a breve.
- Villa Firriato, sempre del Basile, edificata alla fine dell'800 per volere del nobiluomo Francesco Lombardo Gangitano.
- Palazzo La Lomia del XVII secolo, sito in via Cattaneo; un altro palazzo La Lomia si trova in via Mariano Stabile
- Palazzo Gangitano
- Palazzo Adamo
- Palazzo Bartoccelli, già Adamo
- Villa Giacchetto, già residenza estiva delle monache benedettine di Naro
- Resti romano-bizantini (necropoli, terme e marmi) di contrada Vitosoldano
- Resti della Rocca Baronale, nel Largo Castello, edificata dagli arabi come fortilizio, trasformata in castello dai normanni e in palazzo baronale dai feudatari della Città
- Chiesa Madonna della Rocca, edificata nel settecento e ristrutturata negli anni settanta del novecento. Nella chiesa, riposano le spoglie mortali del Venerabile Gioacchino La Lomia, che nel 1881 fondò il convento dei cappuccini, annesso alla chiesa
- Cine-Teatro Odeon, inaugurato nel 1952
Purtroppo, per quanto riguarda i beni culturali, le Amministrazioni Comunali dal dopoguerra a oggi, hanno fatto nulla; anzi, alcune giunte hanno deturpato e rovinato ancora di più i beni che la città possiede, modificando in peggio il volto di Canicattì. I cittadini dovrebbero gridare il loro dissenso ma, a quanto pare, tranne qualche piccola e flebile voce, tutto tace. Molto ha fatto, piuttosto, la Commissione straordinaria che ha guidato la Città dal 2004 al 2006, riportando la legalità nell'Amministrazione pubblica, rilanciando l'economia con la costituzione del Consorzio "uva da tavola di Canicattì" e con il riconoscimento dell'omonima I.G.P. e costruendo alcune importanti opere pubbliche (Palasport, Piscina, restauro del Teatro Sociale, riordino viario e di Largo Aosta, Villa Comunale, rete fognaria, intestazione di nuove vie ecc.).
[modifica] Personaggi illustri
La città ha dato i natali a diversi personaggi illustri: il Venerabile padre Gioacchino La Lomia (Missionario Apostolico nel Brasile), Mons. Benedetto La Vecchia, (Filosofo, Matematico, prima Vescovo di Noto poi Arcivescovo di Siracusa), Mons. Angelo Ficarra (Latinista, Vescovo di Patti, Arcivescovo), il senatore Salvatore Gangitano (patriota, senatore del Regno d'Italia), il senatore Salvatore Sammartino (Avvocato, Senatore della Repubblica), lo scienziato Antonino Sciascia (Medico, Scopritore della Fototerapia), il filosofo Calogero Angelo Sacheli (Professore universitario, filosofo e pedagogo),
il patriota risorgimentale Vincenzo Macaluso (Avvocato, Giornalista, Patriota del Risorgimento), il capitano Giovanni Ippolito eroe della Grande Guerra della Brigata Catanzaro, il sociologo padre Angelo Brucculeri (Gesuita, Scrittore, redattore della rivista "La Civiltà Cattolica"), il tenente-colonnello pilota Vincenzo La Carrubba, eroe della II guerra mondiale, l'avvocato Domenico Cigna, giurista, parlamentare, giornalista e poeta, l'avvocato Giovanni Guarino Amella, nato a Sant'Angelo Muxaro ma vissuto a Canicattì (Avvocato, Giornalista, Deputato al Parlamento), il dott. Giuseppe Portalone, medico tisiologo, medaglia d'oro alla Sanità, lo scrittore Giuseppe Alaimo (Giornalista, Scrittore), il giornalista Rai Gaetano Portalone, il poeta Peppi Paci, l'oculista Filippo Caramazza (Professore alla Clinica Oculistica dell'Università di Bologna), i magistrati Rosario Livatino e Antonino Saetta e tanti altri.
È nato a Canicattì anche Don Rosario Vella, Salesiano, Missionario in Madagascar, dottore in Filosofia, nominato da S.S. Benedetto XVI Vescovo di Ambanja (Madagascar). Ha origini canicattinesi anche l'attore americano Ben Gazzara, figlio di immigrati di Canicattì trasferitisi negli Stati Uniti. Uno zio dell'attore, Pasquale Gazzara, è stato esponente socialista di spicco e sindaco di Canicattì nel 1961.
Anche se nato ad Agrigento, viene considerato come canicattinese l'appuntato dei Carabinieri, Medaglia d'Oro al valor militare, Alfonso Principato
[modifica] Cultura
Per approfondire, vedi la voce Accademia del Parnaso. |
La città è nota anche per l'Accademia del Parnaso, nata nel 1922, e che, attraverso la poesia e il suo magnifico "Statuto" prendeva di mira il potere e molti aspetti della vita del tempo. Tra i fondatori, che potrebbero benissimo essere paragonati alle "maschere" della commedia dell'arte si ricordano un oste, il quale declamava i suoi versi all'interno della sua attività, il fascista don Ciccio Giordano, un filosofo, professore universitario e pedagogo , il prof. Calogero Angelo Sacheli, un farmacista-giornalista-polemista e cioè il socialista Diego Cigna, un barone eccentrico e grande viaggiatore, Agostino La Lomia, un avvocato, il quale durante un processo chiese la perizia psichiatrica per il suo assistito solo per aver scelto lui come difensore, Salvatore Sanmartino, un poeta, definito il "cantore di Agrigento", Francesco Macaluso, un sarto, Giuseppe Paci, autore delle famose "Maschere", un venditore ambulante, Pietro Greco. Tra i suoi arcadi vanno ricordati: Luigi Pirandello, Marta Abba, Filippo Tommaso Marinetti, Adriano Tilgher (che la definì la "più audace Accademia satirica italiana"), Leonardo Sciascia e tanti altri.
[modifica] Eventi
Concorso Internazionale per Giovani Musicisti[1]
PASSIONE spetacolo musicale teatrale sulla passione di Cristo [2]
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Vincenzo Corbo dal 11/06/2006
Centralino del comune: 0922 734111
Email del comune: gabinetto.sindaco@comune.canicatti.ag.it
[modifica] Voci correlate
[modifica] Economia
[modifica] Letteratura
[modifica] Personaggi
(in ordine alfabetico)
- Giuseppe Alaimo
- Angelo Brucculeri
- Domenico Cigna
- Mons. Angelo Ficarra
- Giovanni Guarino Amella
- Giovanni Ippolito
- Padre Gioacchino La Lomia
- Rosario Livatino
- Vincenzo Macaluso
- Peppi Paci
- Calogero Angelo Sacheli
- Antonino Saetta
- Antonino Sciascia
[modifica] Bibliografia
- Alaimo, Giuseppe. Strade, Piazze, quartieri. ed. La Torre, 1983.
- Augello, Gaetano. L'Accademia del Parnaso e la poesia di Peppi Paci, edito a cura del Lions Club Castel Bonanno. 2001.
- Augello, Gaetano. Agostino La Lomia. Un Gattopardo nella terra del Parnaso. Editore Cerrito, Canicattì, 2006.
- Augello, Gaetano. La Canicattì di mons. Vincenzo Restivo.
- Candiano, Pietro. Mascari di Paci, ATEC, Canicattì, 1974.
- Candiano Pietro. Canicattì e la Sicilia. A cura della Banca Popolare dell’Agricoltura, dicembre 1981, Grafiche Fama, Caltanissetta, 1981.
- Caruso, Giuseppe. Emergenze architettoniche nel centro storico di Canicattì. ARCI Circolo "Samarcanda", Tipolitografia Aurora, Canicattì 1995.
- Curto D'Andrea, Fausto. Canicattì, Madrid e Bagdad della Sicilia. Tracce di spagnolo e arabo nella parlata di Canicattì e centri vicini. Grafiche Fama, Caltanissetta, 1979.
- Curto D'Andrea, Fausto. La grammatica canicattinisa. Grafiche FAMA, Caltanissetta, 1980.
- Curto D'Andrea, Fausto. Note del mio "ngangaranguni", fonetica e notizie varie della parlata di Canicattì e paesi vicini. Grafiche Fama, Caltanissetta.
- Curto D'Andrea, Fausto. San Diego de Alcalà. Vita del Santo. Tipolitografia nissena s.n.c., 1993.
- Curto D'Andrea, Fausto. Vita di Mons. Benedetto La Vecchia. Tipolitografia Aurora, Canicattì 1996.
- Gangitano, Giacinto. Il castello di Canicattì. Siracusa 1961.
- Gangitano, Giacinto. I Bonanno e la fondazione della Badia. Canicattì 1962.
- Giannetto Pantano, Rossana. Cartolare di versi ad uso di Leonardo Martines. Lions Club Castel Bonanno, Tipografia Aurora di Cerrito, Canicattì 2002.
- Lauricella, Giuseppe. Feste e religiosità a Canicattì, Distretto scolastico n° 7. Canicattì, 1997.
- Lauricella, Giuseppe. Pratiche mediche a Canicattì, malanni, rimedi e ... magia. Distretto scolastico n° 7, Canicattì, 1997.
- La Vecchia, Angelo. Canicattì - Storia, tradizioni e varia umanità. Canicattì 1995.
- Lodato, Diego - La Vecchia, Antonio. La città di Canicattì. Storia, Ambiente, Arte, Uomini Illustri, Folklore. Papiro Editrice, Enna, 1987.
- Lodato, Diego. La Secolare Accademia del Parnaso. Canicattì, gli arcadi, il barone. Edizioni Arti Grafiche Avanzato, Canicattì (Ag), 1998.
- Lodato, Diego. Itinerario storico di Canicattì, a cura dei Salesiani, Canicattì (Ag), 1992.
- Lodato, Diego. Sommario storico e fotografico di Canicattì, a cura del Kiwanis, Canicattì (Ag), 1992.
- Vaiana, Salvatore, Storia della Camera del Lavoro di Canicattì, edizione a cura della Cgil, Agrigento, 2007.
- Vaiana, Salvatore, La repressione del brigantaggio a Canicattì e dintorni da Francesco Bonanno a Cesare Mori, in "Canicattì nuova", 2002.
- Vaiana, Salvatore, La strage di Canicattì, in G. C. Marino, La Sicilia delle stragi, Roma, Newton & Compton, 2007.
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito su Canicattì - Foto, Storia, molto altro...
- Centro di documentazione della Città di Canicattì
- Video fotografico di Canicattì
- Sito di storia locale siciliana con pagine su Canicattì
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Note
- ^ ...Da abbandonare l'etimologia proposta da M. Amari , Bibl. ar-sic.I, 96, di Ayin al-qattà, cioè Fonte del tagliatore di pietra.... - Ignazio Scaturro, Storia della città di Sciacca, pag. 195 - 1924
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