Storia del pensiero evoluzionista
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La storia del pensiero evoluzionista ha origini molto antiche.
L'idea di una evoluzione biologica degli esseri viventi fu avanzata e sostenuta nei tempi classici dagli atomisti greci e romani, tra i quali Lucrezio. Con l'avvento del Cristianesimo, si iniziò a credere nella storia biblica della creazione in accordo con la Genesi, considerando così le specie immutabili perché create direttamente da Dio. Nel XVII secolo, col riaffioramento delle antiche concezioni, la parola evoluzione cominciò ad essere utilizzata come riferimento ad un'ordinata sequenza di eventi, particolarmente quando un risultato si trovava, in qualche modo, già dall'inizio contenuto all'interno di essa.
Nel XVIII secolo la storia naturale si sviluppò enormemente, mirando ad investigare e catalogare le meraviglie dell'operato di Dio. Le scoperte effettuate dimostrarono l'estinzione delle specie, che venne spiegata dalla teoria del catastrofismo di Cuvier, che affermava che gli animali e le piante venivano periodicamente annientati a causa di catastrofi naturali per poi essere rimpiazzate da nuove specie create dal nulla. In contrapposizione ad essa, la teoria dell'Uniformitarismo di James Hutton del 1785 ipotizzava un graduale sviluppo della terra, il cui aspetto non era dovuto ad eventi catastrofici ma ad un lento processo perpetuatosi attraverso gli eoni.
Dal 1796 Erasmus Darwin, il nonno di Charles, avanzò delle ipotesi sulla discendenza comune affermando che gli organismi acquisivano "nuove parti" in risposta a degli stimoli e che questi cambiamenti venivano trasmessi alla loro discendenza; nel 1802 egli suggerì la selezione naturale. Nel 1809, Jean-Baptiste Lamarck sviluppò una teoria simile (l'"ereditarietà dei caratteri acquisiti"), la quale ipotizzava che tratti "necessari" venissero ereditati col passaggio da una generazione alla successiva. Queste teorie di trasmutazione furono sostenute in Gran Bretagna dai Radicali come Robert Edmund Grant. In questo periodo l'opera di Thomas Malthus, Saggio sul principio della popolazione, influenzò il libero pensiero, mostrando come l'incremento della popolazione umana fosse correlato ad un eccesso delle risorse disponibili.
Varie teorie vennero proposte per riconciliare la Creazione biologica con le nuove scoperte scientifiche, incluso l'attualismo di Charles Lyell che asseriva che ogni specie avesse un suo "centro di creazione" e fosse progettata per un particolare habitat, il cui cambiamento portava inevitabilmente alla sua estinzione. Charles Babbage ritenne che Dio avesse creato le leggi per un programma divino che operava per la produzione delle specie e Richard Owen seguì Johannes Müller nel pensiero che la materia vivente avesse un'"energia organizzativa", una forza vitale (Lebenskraft) che, dirigendo lo sviluppo dei tessuti, determinava l'arco di vita degli individui e delle specie.
[modifica] La nascita della teoria in Darwin
All'Università di Edimburgo, durante gli studi, Charles Darwin fu coinvolto direttamente negli sviluppi della teoria evoluzionistica di Robert Edmund Grant, ispirata dalle idee di Erasmus Darwin e Lamarck. In seguito, all'Università di Cambridge i suoi studi di teologia lo convinsero ad accettare le considerazioni di William Paley sul "disegno" di un Creatore, mentre il suo interesse nella storia naturale aumentò grazie al botanico John Stevens Henslow ed al geologo Adam Sedgwick, entrambi fermamente credenti in una creazione divina e nell'antico uniformismo della terra.
Durante il viaggio del Beagle, Darwin si convinse della fondatezza dell'attualismo di Lyell e cercò di conciliare le varie teorie creazionistiche con le prove che riuscì ad evidenziare. Al suo ritorno Richard Owen dimostrò che i fossili che Darwin aveva trovato, appartenevano a specie estinte mostranti relazioni con delle specie viventi in alcune località. John Gould rivelò con sorpresa che gli uccelli completamente diversi ritrovati nelle Isole Galapagos erano, in realtà, 13 specie diverse di fringuelli (conosciuti ora, volgarmente in tutto il mondo, come i Fringuelli di Darwin).
Dagli inizi del 1837 Darwin meditò sulla trasmutazione in una serie di appunti segreti. Si occupò inoltre della selezione artificiale delle razze domestiche, consultando William Yarrell e leggendo l'opuscolo di un suo amico, Sir John Sebright, il quale commentava come "con un severo inverno, od una scarsità di cibo, attraverso l'uccisione degli individui deboli e malaticci, si avessero tutti i migliori effetti della più abile selezione". Nel 1838, in uno zoo egli vide per la prima volta una scimmia antropomorfa: il bizzarro comportamento di un orango lo impressionò per la somiglianza con quello di un "bambino dispettoso" e, dalla sua esperienza sui nativi della Terra del Fuoco, lo portò a pensare che non ci fosse poi un grande abisso tra gli uomini e gli animali, a dispetto della dottrina teologica che considera solo la specie umana possedente un'anima.
Nel tardo settembre del 1838 Darwin cominciò a leggere la sesta edizione del Saggio sul principio della popolazione di Malthus, con la quale ricordò la dimostrazione statistica secondo cui la popolazione umana, riproducendosi al di sopra dei propri mezzi, competesse per la sopravvivenza. In questo periodo egli tentò di applicare per primo questi principi alle specie animali. Darwin applicò nella sua ricerca il pensiero liberista sulle leggi di Natura, considerando la pura lotta per la vita priva di sostegni esterni. Dal dicembre 1838 egli intravvide una somiglianza tra il concetto della selezione artificiale e la Natura Malthusiana che selezionava, attraverso il cambiamento, le varianti da eliminare, in modo che ogni parte delle nuove strutture acquisite fosse pienamente pratica e perfetta.
[modifica] L'origine delle specie
Per approfondire, vedi la voce L'origine delle specie. |
[modifica] La sintesi evolutiva moderna
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