Seconda guerra del nord
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La Seconda guerra del nord (1655 – 1661), detta anche Conflitto svedese-polacco, fu combattuta fra Polonia, Svezia e Russia per il predominio del Mar Baltico. Il Polonia fu anche chiamata “Il diluvio universale svedese” (in polacco Potop Szwedzki). La battaglia più importante fu quella di Varsavia, che durò tre giorni: dal 28 al 30 luglio 1656 inclusi.
Quando la regina di Svezia Cristina I abdicò il 16 giugno 1654, il re di Polonia, Giovanni II Casimiro Vasa avanzò dei diritti sul trono svedese in quanto pronipote di Gustavo I Vasa. Questo condusse ad un conflitto di successione con l'altro pretendente, Carlo Gustavo (1622 – 1660), cugino della ex regina, che si alleò con Federico Guglielmo di Brandeburgo. Sconfitto a Varsavia, Giovanni II Casimiro il 19 settembre 1657 sottoscrisse il trattato di Welawa con il Brandeburgo: la Polonia rinunciava alla sovranità sul ducato di Prussia, assorbito dal Brandeburgo. La Seconda guerra del nord ebbe il suo epilogo il 3 maggio 1660 con il trattato di Oliwa. Il re della Polonia rinunciò alle sue pretese al trono di Svezia. Quest’ultima tenne la Livonia e la Estonia secondo gli accordi della pace di Westfalia dal 24 ottobre 1648.
Il Brandeburgo dovette ritirarsi dalla Pomerania, dall'Holstein e dalla Slesia, occupate dagli svedesi, ma estese definitivamente la propria sovranità sul ducato di Prussia: durante la guerra si era rivelata una importante potenza militare. La Francia si fece garante del rispetto degli accordi di pace.
Il conflitto contro la Russia terminò con la pace d'Andrusovo: la Polonia dovette cedere parte della Russia occidentale, comprendente la città di Smolensk e parte dell'Ucraina fino al fiume Dniepr, compresa la città di Kiev.