Scuola cirenaica
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La scuola cirenaica è un indirizzo di pensiero filosofico che si sviluppò a Cirene (successivamente al 399 a.C.) in seguito alla fuga da Atene di parte dei discepoli che avevano seguito l'insegnamento di Socrate (che fu costretto, in seguito all'accusa di Meleto, a darsi la morte attraverso l'auto-somministrazione di cicuta).
A sviluppare questa corrente del pensiero socratico fu Aristippo di Cirene che, partendo dalla concezione del maestro secondo cui il Bene è di per sé attraente, arrivò alla conclusione che tutto ciò che è attraente è bene. In questo senso il "piacere" risulta essere attraente e quindi essere bene e le sue caratteristiche saranno di appartenere unicamente alla dimensione temporale del presente e di considerare positivamente quanto dettato dalle sensazioni (che saranno veri e propri criteri direttivi per la conoscenza).
Alla scuola cirenaica si ricollega anche Teodoro di Cirene, detto l' Ateo, vissuto a cavallo fra il IV e il III secolo a.C.. Il filosofo antepose la ricerca della felicità a quella del piacere. La vera felicità doveva essere perseguita, secondo Teodoro, senza l'ausilio degli dei (per questo venne soprannominato l' Ateo) e si identificava con la saggezza.
Contemporaneo di Teodoro fu Anniceride di Cirene, che, nella convinzione dell'impossibilità di raggiungere la felicità, predicava il riavvicinamento fra gli uomini attraverso i valori dell'amicizia e dell'amore patrio, inteso quest'ultimo come legame indissolubile fra il cittadino e la propria città di appartenenza.
L'ultimo rappresentante della scuola cirenaica fu Egesia, di poco più giovane di Teodoro e Anniceride (penultimo decennio del IV secolo a.C. e prima metà del III). Costui fu completamente indifferente alla vita e ai suoi piaceri. L'uomo saggio doveva preoccuparsi unicamente di evitare i mali e non di ricercare una felicità inesistente. Sembra che il filosofo, trasferitosi ad Alessandria, indusse alcuni suoi discepoli a suicidarsi e che Tolomeo I gli proibì, da allora, di esercitare l'insegnamento.
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