Riserva reale Alta Val di Sangro
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La Riserva reale dell'Alta Val di Sangro è stata un'area, compresa nel territorio di alcuni centri dell'alta Marsica, ex provincia di Abruzzo Ultra II, in cui i diritti di caccia erano riservati esclusivamente ai sovrani di casa Savoia.
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[modifica] Prima istituzione (1873-1878)
Il 21 giugno 1872 i fratelli Carmelo e Francesco Saverio Sipari concessero al re d'Italia, Vittorio Emanuele II, i diritti di caccia su tre montagne di loro proprietà (denominate Pratillo, Fossetta e Macchiatavana) nel comune e nel tenimento di Villavallelonga. A questa offerta, che venne accettata dal sovrano, seguirono in breve tempo le deliberazioni di diverse amministrazioni municipali dell'Alta Val di Sangro, e segnatamente quelle di Opi, Pescasseroli, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Villavallelonga e Collelongo (successivamente aderirono anche i comuni di Balsorano e di Castellafiume), con le quali si consentiva ai reali di vantare l'esclusivo diritto di caccia in quei territori. Dopo la ratifica della Deputazione provinciale dell'Aquila (dicembre 1872), nell'aprile del 1873 arrivò il definitivo assenso del re, che pose il neo-istituito distretto di caccia alle dirette dipendenze della Direzione delle Regie Cacce e Pesche nelle Provincie napoletane. Nonostante i numerosi viaggi di esponenti reali, che studiarono i luoghi interessati dalla Riserva, al fine di preparare al meglio le eventuali battute di caccia, Vittorio Emanuele III non si recò mai nell'Alta Val di Sangro. Con la sua morte, avvenuta il 9 gennaio 1878, e l'ascesa al trono di Umberto I, che non amava la caccia, la prima Riserva reale nella Marsica venne abolita nel marzo 1878.
[modifica] Seconda istituzione (1900-1912)
Il 26 ottobre 1899 giunse a Pescasseroli il principe di Napoli, futuro re d'Italia, su invito di Carmelo Sipari e del deputato Mansueto De Amicis. Si trattenne sino al 28 ottobre, partecipando ad una battuta di caccia. Il principe, nonostante non riuscì a vedere il famoso orso bruno marsicano (ben diversi saranno gli esiti delle cacce nel 1907 e nel 1921), rimase egualmente soddisfatto dell'ospitalità. Tanto che, una volta asceso al trono con il nome di Vittorio Emanuele III, in seguito all'omicidio del padre (29 luglio 1900), sostenne la nuova istituzione della Riserva, che in questa occasione interessò il territorio di ben undici comuni: Alfedena, Barrea, Civitella, Collelongo, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli, Pizzone, Villavallelonga e Villetta. Per la prima volta venne in tal modo a definirsi la fisionomia del futuro Parco Nazionale d'Abruzzo (fondato nel 1922 da Erminio Sipari).
La riserva rimase in vigore sino a tutto il 1912, allorquando il sovranno fu costretto ad abolirla, a causa delle eccessive lamentele di agricoltori e allevatori, che subivanno frequenti danni dalla fauna autoctona e, in particolare, dagli orsi, cresciuti di numero durante la vigenza dell'istituzione.
[modifica] Il ruolo di area protetta ante litteram
Le fonti e i dati statistici hanno chiaramente smentito l'ipotesi, ormai peraltro anacronistica, che le riserve reali di caccia in genere, servendo per il "diletto" dei sovrani e del loro seguito, avessero prodotto una distruzione indiscriminata di specie faunistiche. La riserva in oggetto è, del resto, fra i (tanti) manifesti dell'ipotesi contraria, e storiograficamente assodata. Ed invero, proprio per il fatto che i diritti di caccia fossero esclusivi, ed esclusivamente riservati al re, oltre che ad un aggregato ed esiguo numero di cacciatori (la caccia era all'epoca, com'è noto, uno sport riservato ad una ristretta élite), si è registrato, durante la sua vigenza, un significativo incremento di esemplari di orsi bruni marsicani e di camosci d'Abruzzo, altrimenti destinati all'estinzione, proprio nei periodi (1878-1900 e 1913-1921) in cui il territorio interessato mancava di tutela.
[modifica] Bibliografia
- Arnone Sipari L., Dalla Riserva reale dell'Alta Val di Sangro alla costituzione del Parco nazionale d'Abruzzo, in La lunga guerra per il Parco nazionale d'Abruzzo, (Quaderni di "Rivista Abruzzese", 24), Lanciano 1998, pp. 49-66;
- Piccioni L., "Il dono dell'orso". Abitanti e plantigradi nell'Alta Val di Sangro tra Otto e Novecento, in "Abruzzo Contemporaneo", n.s., II (1996), n° 1, pp.62-113;
- Sipari E., Relazione del Presidente del Direttorio provvisorio dell'Ente Autonomo del Parco Nazionale d'Abruzzo alla Commissione amministratrice dell'Ente stesso, nominata con Regio Decreto 25 marzo 1923, Maiella, Tivoli 1926.
[modifica] Voci correlate
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