Riforma monetaria di Augusto
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La Riforma monetaria di Augusto, venne attuata tra il 23 ed il 20 a.C. (forse, secondo recenti studi nel 19 a.C.) allo scopo di risolvere il disordine che si era creato nella produzione monetaria di Roma.
Augusto garantì, con la sua riforma, una migliore e stabile produzione di monete in oro, chiamate aurei e quinari aurei (fino ad allora coniate solo sporadicamente); una moneta di argento che sarebbe stata la base ponderale per tutta la monetazione dell'Impero Romano, chiamata denario (venne coniato anche un sottomultiplo chiamato quinario); una serie di monete in oricalco (sesterzio e dupondio) ed in rame (asse, semisse e quadrante) che prese il posto delle vecchie monete in bronzo.
Il nuovo sistema ponderale prevedava un preciso e rigoroso sistema di scambi tra i diversi nominali. Le nuove monete avevano in comune al dritto, la costante raffigurazione dell'imperatore, ed al rovescio, i nomi dei tresviri monetales (membri del collegio incaricato di battere moneta) che, in un primo momento, comparvero sia sulla monetazione in metallo prezioso sia su quella in metallo vile, per poi rimanere solo sul metallo vile ed infine scomparire definitivamente, lasciando il posto, solo sulla monetazione enea, alla sigla del Senato S. C. (Senatus Consulto) a conferma della volontà senatoria.
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