Raffaele Ciriello
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Ascanio Raffaele Ciriello (Venosa, 1959 – Ramallah, 13 marzo 2002) è stato un fotografo italiano, fotoreporter di guerra.
Le suo origini lucane sono da ricondurre al paese di Ginestra, paese abbandonato a soli due anni quando con la famiglia si trasferì a Milano. Laureato in medicina cominciò a fare il fotografo nei primi anni Novanta, lavorando per la rivista "Motociclismo".
È alla copertura nel 1991 della Parigi-Dakar che nasce l’amore per l’Africa che lo porterà come fotoreporter di guerra freelance in Somalia nel 1993.
A soli 42 anni Raffaele Ciriello resta ucciso a Ramallah, in Palestina da sei colpi di un tank israeliano, diventando così il primo giornalista straniero caduto nell'Intifada.
Pur non essendo state chiarite le dell'uccisione del fotografo italiano, il vice ministro israeliano della Difesa, Dalia Rabin-Pelosoff (figlia del premier Yitzhak Rabin) ha espresso il cordoglio del governo e del Parlamento israeliano per la morte di Ciriello.
Noto fotografo di guerra e collaboratore del Corriere della Sera. Il 13 marzo 2002, a Ramallah, mentre sta documentando un rastrellamento dell'esercito israeliano, viene inquadrato e ucciso da una raffica sparata da un carro armato. È il quarto giornalista occidentale ad essere ucciso dall'IDF nei territori occupati. Il governo israeliano, richiesto dal governo e dalla magistratura italiani, che ha aperto un fascicolo penale, di far conoscere il nome dei militari che compongonmo l'equipaggio del carro armato, si rifiuta di farlo nonostante il trattato di collaborazione giudiziaria stipulato tra i due paesi. Il procedimento penale viene perciò archiviato.
Contrariamente a quanto si è verificato in casi simili (Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Nicola Calipari) la memoria di Ciriello è stata cancellata dai mezzi di informazione italiani.[citazione necessaria]