Ore
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Le Ore (o Stagioni) sono una figura della mitologia greca e romana, erano figlie di Zeus (o Giove) e di Temi.
[modifica] Mitologia greca e romana
Le Ore erano sorelle delle Moire e venivano considerate le portinaie dell'Olimpo.
In origine erano tre e simboleggiavano il regolare scorrere del tempo nell'alterna vicenda delle stagioni (primavera, estate ed autunno fusi insieme, inverno); poi ne fu aggiunta una quarta (allusione all'autunno); in epoca romana finirono col personificare le ore vere e proprie, divenendo 12 e da ultimo 24. Le ore si presentano in duplice aspetto:
- in quanto figlie di Temi (l'Ordine universale) assicuravano il rispetto delle leggi morali;
- in quanto divinità della natura presiedevano al ciclo della vegetazione.
Questi due aspetti spiegano i loro nomi:
oppure:
- Tallo, la Fioritura primaverile;
- Auso, il Rigoglio estivo;
- Carpo, la Fruttificazione autunnale.
Le Ore sorvegliavano le porte della dimora di Zeus sull'Olimpo (le aprivano e le richiudevano disperdendo o accumulando una densa cortina di nuvole), servivano Giunone - che avevano allevata -, attaccavano e staccavano i cavalli dal suo cocchio e da quello di Elio; inoltre facevano parte del corteo di Afrodite - insieme con le Cariti - e di Dioniso.
Gli antichi le rappresentavano come leggiadre fanciulle stringenti nella mano un fiore o una pianticella, immaginandole peraltro brune ed invisibili con riferimento alle ore della notte; ma, se si eccettua un presunto matrimonio di Carpo con Zéfiro, non ne fecero le protagoniste di alcuna leggenda. Le onoravano con un culto particolare ad Atene (dove fu loro consacrato un tempio), ad Argo, a Corinto, ad Olimpia.
[modifica] Bibliografia
- Publio Ovidio Nasone, Fasti I,125
« …praesideo foribus caeli cum mitibus Horis (it, redit officio Iuppiter ipse meo)… » | |
(Ovidio, Fasti I,125)
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- Iliade, libro V, vv. 1000-1005; libro VIII, vv. 544-549
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