Muhammad ibn al-Hanafiyya
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Muhammad ibn al-Hanafiyya, nato nel corso del califfato di ‘Umar b. al-Khattab, fu figlio di ‘Alī b. Abī Tālib (quarto califfo islamico) e di Khawla bint Ja‘far (donna della tribù dei Banu Hanifa, da qui derivò il suo nome di Ibn al-Hanafiyya) che era stata presa prigioniera a Medina dopo la battaglia di Aqraba (causata dal mancato pagamento della zakāt da parte della gente della Yamāma), quindi affrancata e sposata da ‘Ali ibn Abi Talib.
Anche se non sarà considerato dagli sciiti come loro Imam, al pari di al-Hasan e di al-Husayn (figli di Fātima, figlia del Profeta e di ‘Alī b. Abī Tālib), sarà però considerato capo dell’Ahl al-Bayt e uomo di grande rettitudine, giustizia e pietà dagli alidi. Si comporterà sempre con molto riservo e prudenza e quando al-Hasan abbandonò i suoi diritti e al-Husayn morì a Karbalā', molti videro in lui il capo naturale della famiglia.
Aveva partecipato col padre alle battaglie del Cammello e di Siffīn, illustrandosi per valore e coraggio. All’affermazione del nemico : “ …per tuo padre Ali, contano solo Hasan e Husayn ed è per questo che ti mette a combattere in prima linea nelle battaglie e non nei posti d’onore…” egli replicò dicendo: “ …Hasan e Husayn sono gli occhi di mio padre io sono la sua mano. La ragione per la quale egli mi mette a combattere in prima linea è perché vuole proteggere gli occhi. Infatti, se una freccia si scagliasse, sarebbe la mano a proteggere gli occhi e non il contrario…”. È probabile, però, che questa frase sia stata pronunciata da ‘Ali ibn Abi Talib e successivamente attribuita allo stesso Muhammad ibn al-Hanafiyya durante la battaglia di Siffīn.
Muhammad ibn al-Hanafiyya fu anche colui che guidò la resistenza ostile al califfo omayyade Yazid I, guidata dall’alide al-Mukhtār in suo nome. L’insurrezione scoppiò a Kufa (attuale Iraq) nel 686, dopo che l’anti-califfo di Mecca ‘Abd Allāh ibn al-Zubayr aveva provveduto a imprigionare a Mecca Muhammad b. al-Hanafiyya, presso il pozzo di Zemzem in occasione di un suo pellegrinaggio. L’azione di al-Mukhtar era fatta per affermare i diritti alidi al califfato e, dopo una prima fase positiva, che portò anche alla liberazione di Muhammad dal suo soggiorno obbligato (ma alla decisione di Muhammad di non seguire al-Mukhtar, preferendo un prudente soggiorno a Ta'if), la rivolta si esaurì miseramente a causa dell’ostilità espressa dalle forze di Ibn al-Zubayr che sconfissero al-Mukhtar, progressivamente abbandonato da chi fino a quel momento lo aveva entusiasticamente seguito.
Muhammad ibn al-Hanafiyya morì nel 700, all’età di 65, anni a Medina, dove era rimasto indisturbato dagli Omayyadi, all’epoca del califfato di ‘Abd al-Malik ibn Marwān. La rappresentanza dell' Ahl al-Bayt fu assunta allora da suo figlio Abū Hāshim.
[modifica] Bibliografia
- Encyclopédie de l’Islam (nouvelle édition), s. v., «Muhammad ibn al-Hanafiyya» (Fr. Buhl), Leyda – Parigi, E.J. Brill – G. P. Maisonneuve & Larose, 1993.
- Henri Laoust, Les schismes dans l’Islam, Parigi, Payot, 1965 (trad. ital. Gli scismi nell’islam, Genova, ECIG, 1990).